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Poesia e critica della poesia

insomma l’inverno

di Donato Salzarulo

insomma l’inverno è morte apparente
attraversamento del dolore 
nuovo inizio avvio tempo adatto 
a scrutare i segni della prossima stagione 
cova la vedo sugli alberi scheletriti 
sulle foglie secche delle querce 
sgretolate sui marciapiedi ammucchiate 
sui prati ingialliti e inariditi vicino alle reti 
metalliche che recingono i parcheggi 
foglie che volano al primo vento 
come granelli di polvere o si raccolgono 
e marciscono come concime 
nei campi arati della cascina 
di fronte la colonia di colombi
becchetta non so che sementi
mentre i cespugli di rosa potati
assorbono silenziose energie 
dalla brina mattutina
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Su sorpresa, ricordo e dolore

di Franco Nova

NESSUNA SORPRESA
 
Si vedono lampi laggiù in fondo,
fanno il paio con le nere ombre
di nemici velenosi muniti di spada
che bloccano l’accesso agli antenati.
La vita che ci fu tanto benigna
va cancellata e dimenticata perché
potremmo risorgere e ritornare con
dura lezione per chi dava dolore
alle persone a noi più care.
Sempre a noi vicine e pronte
a scivolare tra le nostre coltri
con lunghe carezze e canti
la cui gioia mai più risentiremo.
Accadrà una sola volta l’anno
e non perderemo l’incredibile


 
NON CI SARANNO RICORDI
 
Piove a dirotto, tutto è bagnato,
le gocce luccicano immobili e
offuscano i bei ricordi lontani,
mentre i vicini scuotono l’animo
e si fanno beffe della tenerezza.
Timidamente spuntano i cari morti
e ci guastano ogni attesa serenità
sempre pieni di affettuosa tenerezza,
ricordandoci la nostra prossimità.
State lontani, non vi vedremo mai,
siete solo pensieri tanto amari
di ciò che precipiterà nel nulla

 
SEMPRE C’E’ IL DOLORE
 
Volano alti gli aquiloni
assieme ai miei pensieri
mentre luci si vedono lontane
come la felicità che fu.
Nel mio animo alte onde
travolgono il desiderio
di fermarsi ad ammirare
gli alberi sussurranti verità
ormai da sempre ben note.
Andrò incontro all’avvenire
solcato dalle falci di Luna 
che sprigionano l’impulso
di raggiungerle e torcerle.
Nulla di tutto questo avverrà,
saremo catturati dall’amore
per sirene di mala musicalità.
Ci porteranno davanti alla porta
di un orizzonte ben oscuro;
il cervello sarà tramortito e
il dolore non più ricordato,
ma ancor presente e non domo
 



Da “Atropo” di Lidia Are Caverni

di Lidia Are Caverni

PRIMAVERE


Poter dire l'incanto
di teneri occhi
tesori da stringere
nel pugno
il gatto bianco percorre
tetti
più che larve non trova
fra l'albeggiare del pesco
ormai sfiorito
le lamiere piangono muschi
su zampe di velluto
agglomerato di sopravvissuti
ghetti
assuefatti cortili.
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