Caro Michele Arcangelo,
ho letto il tuo libro fino in fondo e con piacere. Provo simpatia per i tuoi versi. Mi richiamano esperienze d’infanzia simili del secondo dopoguerra: la madre mediterranea, la povertà (…e mi cucivi/enormi e tonde pezze al culo[1]), persino i geloni (…e son felice / perché non sappiamo più che cosa sono i geloni[2]). E poi una formazione cattolica rigettata, la militanza, le letture avide, la delusione politica. C’è in tutto il libro una grande sofferenza. Sei capace, però, di addolcirne poeticamente il peso attraverso un serrato dialogare. Lo provano le tante dediche ad amici o interlocutori ma anche una scrittura indirizzata ad una oralità calorosa tra il familiare e l’amicale.[3] Bella mi è parsa anche l’onestà con cui dichiari i limiti culturali della nostra generazione: “Questo vi lasceremo figli / mappe tesori / dei nostri sbagli”.[4]Continua la lettura di “Il piede sulla luna” di Michele Arcangelo Firinu→
Composita solvantur . Letture e riflessioni sul conflitto Israele-palestinesi (4)
a cura di Ennio Abate
L’intervista, di cui – saltando le domande – riporto 25 miei stralci che ritengo significativi per i temi trattati, è intitolata: “Una situazione disperata che diventa sempre più disperata” . E’ comparda il 1 novembre 2023 sul blog FRAMMENTI VOCALI IN MO (qui), dove potete leggerla interamente purtroppo in una traduzione approssimativa. Khalidi espone le sue riflessioni (pessimistiche) sulla storia del conflitto israelo-palestinese e porta molti dati trascurati o ignorati dai media. Tratta il tema della Imprevedibilità dell’attacco di Hamas del 7 ottobre ma lo ritiene ben comprensibile alla luce delle scelte del governo israeliano (e in particolare di Netanyahu), che in questi ultimi decenni hanno visto un aumento del numero dei palestinesi uccisi in Cisgiordania, delle incursioni dei coloni, dei tentativi di organizzare il culto ebraico nell’Haram al-Sharif, intorno alla Moschea Aqsa. La sua tesi è cristallina: è avanzato a grandi passi un processo di pulizia etnica insopportabile per il popolo palestinese già provato da una lunga occupazione. Altrettanto chiaro gli appare l’intento da parte dello Stato di Israele, appoggiata dai paesi occidentali (in primis gli USA) e da alcuni paesi arabi (coi rispettivi media al seguito), di seppellire per sempre “un orizzonte politico per i palestinesi” e di cancellare così la “questione palestinese”. Khalidi non tace sulla crisi di Fatah e sulla corruzione e assenza di strategia da parte di Abu Mazen e dell’Autorità Palestinese di Ramallah. Insiste pure sull’odio verso essa di molti palestinesi e sulla popolarità che ha ottenuto Hamas in tutto il mondo arabo dopo l’attacco del 7 ottobre. A suo parere, dopo l’Ucraina, anche gli eventi di Gaza delle ultime settimane accrescono il divario culturale tra gli occidentali, che si pensano ancora padroni del mondo e gli altri Paesi (Russia, India, Cina, Indonesia, Pakistan, Bangladesh, Brasile) che non li riconoscono più come tali. Infine, giudica il sionismo storico un progetto coloniale “arrivato troppo tardi” (Tony Judt) e anacronistico, ma non senza effetti reali che rendono al momento irresolubile la questione di come si possa avere “uno stato ebraico a maggioranza sovrana in un paese a maggioranza araba”. E, pessimisticamente fa notare che: 1. anche i tanto applauditi accordi di Oslo (1993) voluti da Rabin in realtà prevedevano uno “Stato palestinese […] meno che sovrano; […]un frammento di un frammento della Palestina storica” ; 2. le due soluzioni (Due popoli, due Stati; Uno Stato, due popoli), di cui si continua a discutere attualmente, sono sempre più impossibili, specie dopo tanto sangue versato e che ”continuerà ad essere versato”.Continua la lettura di Un’intervista a Rashid Khalidi→
Vanno molto forte, tra i miei contatti, le foto della Palestina negli anni 1930-40.
Siamo negli anni in cui il suo territorio è sotto il Mandato britannico ed è un periodo di forti tensioni perché la pressione demografica degli ebrei migrati dall’Europa dell’Est e in fuga dalla Germania nazista si è fatta più forte. Nel 1923 si è costituita l’Agenzia ebraica e, clandestinamente, si è costituito l’Haganah. Ci sono stati i fatti di Hebron (1929) e la grande rivolta araba del 1936; in mezzo, altri fatti di sangue.
Questo per contestualizzare.
La condivisione di quelle foto ha provocato discussioni alquanto accese, di qua e di là, e svariati malumori per l’uso politico che ne verrebbe fatto. E come sempre accade su questa materia, con svariati eccessi.
Alcuni chiarimenti.
1. Chiamare Palestina quel territorio è assolutamente corretto, a condizione di non attribuire alla Palestina di quel periodo uno identità statuale che essa non ebbe. Irritarsi per l’utilizzo del termine “Palestina” è sbagliato: quella era la Palestina e di sicuro non era Israele. Negarlo è sciocco ed è segno di intolleranza, oltre che tragico stanti i tempi.
2. Le foto ritraggono un pezzo di società palestinese. La sua borghesia cittadina, benestante e spesso laica. Ora, che qualcuno si scandalizzi per il fatto che vi fosse (e che ci sia ancora) una borghesia palestinese, e non solo pastori e contadini più o meno incazzati e insorgenti, questo lo trovo ridicolo, da qualunque parte ci si infastidisca.
3. Nella parte rurale della Palestina di quegli anni.le cose andavano assai meno bene. Prevale il.latifondo e prevale la pastorizia: ricchezza poca, povertà molta, come peraltro in alcune aree del nostro Mezzogiorno. I latifondisti palestinesi esistono ed è da loro che il Fondo Nazionale Ebraico acquista i terreni per gli insediamenti di coloni e kibbutzim. Pecunia non olet, soprattutto se sei un latifondista e buona parte delle tue terre sono incolte o destinate al pascolo.
Tutto qui. E vi invito a riporre le armi.
P.S. È superfluo che voi citiate il Gran Mufti o l’Irgun. Siamo già sufficientemente informati sulla materia. Nel caso consiglio il documentario che come Grande Storia mandammo in onda qualche anno fa. Lo potete trovare su RaiPlay.
Composita solvantur . Letture e riflessioni sul conflitto Israele-palestinesi (2)
a cura di Ennio Abate
Segnalo dalla sua pagina FB questa onesta presa di posizione dello storico Claudio Vercelli:
COME VIVO LE COSE CHE STANNO SUCCEDENDO – Ci sono volte, nelle quali, uno avrebbe molte cose da dire ma sa che comunque non otterrà ascolto alcuno. Quello ragionevole e razionale, beninteso. Ciò che sto/stiamo vivendo, è una di queste situazioni, prossime al collassamento delle rispettive ragioni. Ho idee ma, da adesso, gli animi sono troppo esacerbati (e divisi) per potere anche solo raccogliere il senso logico di quanto sta avvenendo. Se mai sussiste, beninteso. Quindi, con esso, anche di quanto vado, nel mio piccolo, ragionando. Tutto viene altrimenti travolto. Posto che ciò che chiamiamo con il nome di “logica” (target, obiettivi finali, equilibrio e contrapposizione tra poteri asimmetrici e cos’altro), in molti conflitti deraglia verso il puro gusto della distruzione. Quella altrui. Non sono in grado di affrontare le maree montanti del ludibrio, dello sdegno, della fazionalizzazione che stanno per sommergerci. Da più parti. Un’umile presenza intellettuale, qual è quella mia, non può fare fronte, da sé, alle incontrovertibili certezze di chi invece attribuisce agli “altri” le inconfessabili intenzioni proprie. Ossia, quelle di distruzione. Poiché la melliflua cosa – ovvero quel garbuglio di interessi, identità, storia, memorie e quant’altro -che chiamiamo, da illo tempore, con il nome di conflitto “arabo-israelo-palestinese”, si colloca in questo ordine di considerazioni. Sussiste in quanto tale. Diversamente, sarebbe già stato risolto. In qualche modo. Non importa quale (se non per i diretti interessati, si intende). Ne sono quindi intellettualmente sopraffatto, per capirci. Non ho strumenti che non siano quelli del mero ascolto. Di certuni ma, francamente, anche degli altri. Poiché in un conflitto si è almeno in due parti. Come tali, contrapposte. Del pari, non sono nessuno per immedesimarmi nel dolore di chi non avrà mai nessun risarcimento. Continuerò comunque con il mio lavoro di analista, per nulla “al di sopra delle parti” (chi si presenta, ad ognuno di voi, in quanto tale, vi sta invece concretamente ingannando: non esiste la “fredda distanza” bensì l’immedesimazione che viene però contemperata dall’impegno di continuare ad essere “ntellettualmente onesti”). Lo sforzo, sempre più spesso, non sarà quello di essere al di fuori di sé stessi – condizione pressoché personalmente impossibile – ma di capire dove si collochi la linea di divisione tra umano e disumano. Coloro che nutrono certezze (ideologiche), alla ricerca quindi di facili riscontri per i loro retropensieri, sono già allineati. Quindi, pronti a fucilare nemici così come, soprattutto, “traditori”, quelli nel proprio campo. In ogni guerra che ci chiami in causa, d’altro canto, il principio di sopravvivenza sopravanza tutto il resto. Tuttavia la realtà dei fatti, se ancora conoscibile dietro la coltre di finzioni, infingimenti e quant’altro, è ben diversa cosa. Poiché contempla, e quindi offre, non una ragione assoluta bensì più motivazioni. Nessun relativismo, per parte mia. So “dove stare”. Ma ci sto con autonomo esercizio di comprensione. In fondo non sono nessuno, anche se non vorrei essere ricordato come un nulla.
Aggiungo il commento che ho lasciato sulla sua pagina:
Composita solvantur . Letture e riflessioni sul conflitto Israele- palestinesi (1)
a cura di Ennio Abate
Dal 7 ottobre 2023 – giorno del sanguinoso attacco di Hamas contro civili israeliani partito dalla Striscia di Gaza – sto seguendo notizie, commenti e riflessioni sulla nuova e – pare – inedita esplosione della crisi in Medio Oriente. In questa rubrica che riprende il titolo dell’ultima raccolta di poesie di Franco Fortini, dal quale – a partire da “I cani del Sinai ” (1967)- ebbi la spinta a interrogarmi con continuità sul conflitto tra israeliani e palestinesi, ritornerò, senza rispettare l’ordine cronologico, su alcuni degli articoli selezionati, facendone innanzitutto dei semplici e chiari suntini. Spero che aiutino me e i lettori di Poliscritture a mantenere ferma l’esigenza di ragionare e di scegliere con tenacia la verità, sfuggendo le trappole delle semplificazioni propagandistiche e della disperazione. [E. A.]Continua la lettura di “Palestina e Israele: pensieri laterali” di Augusto Illuminati→
Giovedì 11 ottobre 2023. Alla presentazione del libro di Alessandro Visalli, astratto “amico su FB” ora conosciuto di persona al Ferrobedò, «uno spazio culturale polivalente nel pieno centro di Milano» scoperto in questa occasione. Qui in breve le impressioni che ho avuto dalla serata; e che correggerò o confermerò con più argomenti dopo la lettura completa del libro:
Massiccio attacco di Hamas contro Israele: migliaia di missili lanciati da Gaza e irruzioni militari. 250 i morti israeliani e 1400 feriti, decine gli ostaggi. Netanyahau: “Siamo in guerra”. E ordina la rappresaglia: 232 morti e oltre mille feriti tra i palestinesi. Hezbollah cerca di sconfinare da nord