Tutti gli articoli di Ennio Abate

E poi all’Epifania arriva Erode…

Scrap-book da FB: Spulciando qualche commento ( a cura di E. A.]


Roberto Giuliani

C’è qualcosa che non capisco. Come è stato possibile che qualche decina di miglia di supporter di Trump siano riusciti ad assediare ed invadere il Campidoglio ? Poliziotti pochi e a mani nude. Siamo nel cuore del potere usa. I conti non tornano. Continua la lettura di E poi all’Epifania arriva Erode…

La spinta eversiva di “Fughe”

 

di Ilaria Verdi

Un altro intervento su Fughe di Velio Abati. [E. A.]

Victa iacet pietas, et Virgo caede madentes,
ultima caelestum, terras Astraea reliquit.

(Ovidio, Metamorfosi, I, vv. 149-150).

Se nel mito di Astrea, l’avidità e i crimini caratterizzanti l’età del ferro, avevano causato la fuga degli Dei, nelle Fughe di Velio Abati la ritirata non è concepita: le “fughe” piuttosto si pongono come una spinta al cambiamento con lo scopo di combattere quella “ostinata immobilità che germina la disperazione” (La cartella, p.83). Continua la lettura di La spinta eversiva di “Fughe”

Riordinadiario 1983. Piccola sopravvivenza


Tabernacolo del Bargello, via Ghibellina

di Ennio Abate


a Betta Carlucci e (in memoria) a Ugo Dotti

I

Piccola sopravvivenza, paralizzi, mi osservi vacua, ti esibisci!
Nessuna curiosità vera nelle tue domande. Rientriamo ma male
nella norma alla quale ti sei - con ironia - già sottomessa.

O la mia satira bruna ha la sua forza nell’ombra invidiosa?

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Riordinadiario sul finire del 2020. Michele Ranchetti

Nel novembre 1995 all’università di Siena  per la commemorazione di Franco Fortini, morto l’anno prima (28 novembre 1994) seguii gli interventi tenuti da suoi amici e discepoli sulla sua figura e la sua opera.  Tra tutti fui  colpito da quello di Michele Ranchetti, tanto che scrissi una poesia (Abbiamo amato un poeta “fragile”). Nel 1996, dopo averlo incontrato in alcune riunioni del Centro Franco Fortini, gli scrissi una lettera, che andò dispersa. Gliela rimandai nell’aprile del 1997, dopo una sua  amichevole telefonata e da allora iniziò tra noi un saldo legame. Leggendo i suoi “Scritti diversi”, che mi donò, e gli articoli che andava pubblicando  su “il manifesto”, mi accorsi  di quanto fosse forte la sua personalità, ben distinta e per certi versi in contrasto con quella di Fortini, che io seguivo da tempo e sentivo più vicino a me per la sua scelta marxista. E capii pure che la sua riflessione così radicale e critica sulla storia della Chiesa Cattolica e sulla psicanalisi mi aiutava a ridiscutere nodi irrisolti della mia esperienza sentimentale ed  intellettuale stretta tra due crisi: quella della formazione giovanile cattolica meridionale   e quella della militanza marxista degli anni ’70 al Nord. Il materiale che pubblico (appunti  di diario, sunti di letture + alcune lettere) è abbondante e  per alcuni sarà  di gravosa lettura.  Ciascuno scelga liberamente  se e cosa leggere.  Pubblicarlo per me è un atto di gratitudine alla sua figura non più prorogabile; e ho voluto – non so bene perché – renderlo noto entro la fine di questo terribile 2020.  Se  stimolerà  altri a Rileggere Ranchetti, come non ho smesso di fare io anche dopo la sua morte, tanto meglio. [E. A.]   Continua la lettura di Riordinadiario sul finire del 2020. Michele Ranchetti

Riordinadiario 2013. Una polemica su Tolstoj

di Ennio Abate

Nel dicembre 2013 ebbi modo di leggere questo saggio: L. Tolstoj Le memorie di un folle, nel frattempo comparso sulla Rivista di psicologia analitica  (qui). Me l’inviò, chiedendomi un parere, l’autore, un certo Baio della Porta, pseudonimo di uno studioso che preferiva non rivelare la sua identità anagrafica. La mia reazione fu  di sconcerto, tanto trovai esasperata e ipersoggettivistica la sua dissacrazione del narratore russo. E risposi con questa lettera polemica di cui non mi pento neppure oggi. Non sono in grado di riportare direttamente il saggio su Poliscritture; e, per farsi  un’idea  precisa delle critiche a Tolstoj di Baio della Porta,  il lettore dovrà  andare al link che ho indicato.  [E. A.]
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Giorgio Galli. Una nota di commiato

 

di Giorgio Riolo

I necrologi non sono solo tristi occasioni. Beninteso, sono tristi sicuramente e chi rimane è preso dallo sconforto per le continue perdite di punti di riferimento, di notevoli e preziose persone, amiche e compagne di percorso. È nondimeno anche l’occasione per riandare con la memoria e per riattualizzare e valorizzare momenti, fatti, acquisizioni nella vita personale e nella vita collettiva. Importanti, vive, proiettate in avanti. Continua la lettura di Giorgio Galli. Una nota di commiato

Su “Delitto e castigo” di Fëodor M. Dostoevskij

di Giorgio Riolo

Questa nota introduttiva a «Delitto e castigo» di Fëodor M. Dostoevskij è un esempio del lavoro di lettura guidata  di opere di narrativa e di poesia, che Giorgio Riolo svolge  in cicli annuali presso la Libera Università Popolare di Milano. Le conferenze e le discussioni non presuppongono nei partecipanti una formazione specifica o specialistica ma il sincero desiderio di  accostarsi al patrimonio letterario dell’umanità. La lettura  dell’opera di volta in volta  affrontata non mira solo  al piacere e al divertimento, ma diventa momento di formazione etica, culturale e politica dei partecipanti. [E. A.] Continua la lettura di Su “Delitto e castigo” di Fëodor M. Dostoevskij

Riordinadiario sul finire del 2020

 

 Rileggere Ranchetti (1).

Appunti del 2004 sNon c’è più religione di Michele Ranchetti

 di Ennio Abate

Pubblico solo oggi questi appunti,  presi  dopo la lettura del libro di Ranchetti e della recensione di Massimo Cappitti. Li trovo  un po’ schematici e soprattutto ignari della  ricca e complessa discussione  che Ranchetti  già conduceva da decenni  con amici e studiosi di alta levatura.  Eppure in essi ponevo  un problema non irrilevante per chi veniva come me da una militanza comunista (ma non del PCI) degli anni Settanta:  c’era qualcosa da imparare da quel libro? Tra l’altro, dopo la morte di Fortini, speravo di poter discutere su quel tema del comunismo, anche per lui fondamentale, con i partecipanti (compreso lo stesso Ranchetti)  del Centro Studi dedicatogli dall’Università di Siena.  La  sensazione di una loro sordità – vi accenno negli appunti –  e il carattere  approssimativo delle mie riflessioni   mi  suggerirono di tenermele per me. L’anno dopo, però, le ripresi nelle domande che feci a Ranchetti stesso in una intervista (qui) [E. A.]

La mia prima reazione alla lettura di Non c’è più religione di Michele Ranchetti è stata istintivamente questa: bisognerebbe scrivere, a completamento, un Non c’è più comunismo altrettanto rigoroso e appassionato. Continua la lettura di Riordinadiario sul finire del 2020

Scrap-book sul finire del 2020 (2)

a cura di E. A.

8 dicembre 2020 – Censis, 5 milioni di precari “scomparsi” con il Covid, mentre i “garantiti” risparmiano altri 41 miliardi – (qui)

In un’Italia che “è una ruota quadrata che non gira: avanza a fatica”, osserva il Censis in apertura del Rapporto Annuale, il Covid-19 ha dimostrato che “il grado di protezione del lavoro e dei redditi è la chiave per la salvezza”: a pensarlo è l’85,8% degli italiani. La pioggia dei sussidi, 26 miliardi di euro erogati a una platea di oltre 14 milioni di beneficiari, non è riuscita neanche lontanamente a rimettere in pareggio una situazione disastrosa che, solo nel terzo trimestre di quest’anno, ha portato via il lavoro a quasi mezzo milione di giovani e di donne, le categorie più fragili del mercato del lavoro, e che si è abbattuta con violenza sui redditi degli autonomi: meno di un quarto ha mantenuto le stesse entrate di prima. Continua la lettura di Scrap-book sul finire del 2020 (2)

Scrap-book sul finire del 2020  (1)

di Ennio Abate

4 dicembre 2020 – Che pesti – di Alberto Zino (qui)

Ho trovato sulla rivista  ALTRAPAROLA questo scritto ironico e saggiamente  impertinente verso parecchi stereotipi che hanno corso   tra i fan più ingenui della psicanalisi.  Quando scrive:  “Se una persona sapesse a cosa va incontro quando fa una domanda di analisi, non la farebbe mai. Una buona parte delle arti analitiche consiste anche nel lasciar credere alla persona che le cose stiano effettivamente come lei pensa o spera; mi rendo conto che non è il massimo della morale”, parrebbe dar credito a certi pregiudizi popolari contro gli “strizzacervelli”. E, invece, subito dopo ribadisce un dato decisivo: “la psicanalisi non è una morale né una credenza, neppure un’essenza o un’idea del bene. L’analista non fa finta e non inganna. Tuttavia, all’inizio, sa che deve lasciar correre una serie di cose, di parole, perché non può sempre strozzare l’analizzante alla prima seduta”.

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