Tutti gli articoli di Ennio Abate

Elogio del post apocalittico

di Michele Nigro

    "Lo sa cosa facevo prima della guerra? Vendevo fotocopiatrici..."   (Generale Bethlehem, signore della guerra. Dal film "L'uomo del giorno dopo")

Perché il sottogenere post apocalittico, sia letterario che cinematografico, ci affascina e attira molti di noi? Perché siamo dei convinti estinzionisti? Perché siamo talmente pessimisti sul futuro dell’umanità che non riusciamo a prospettare un avvenire diverso da quello catastrofico? Perché odiamo i nostri simili e auspichiamo uno spopolamento del pianeta, caso mai fantasticando su di noi che, rimasti soli soletti, avremmo tanto spazio a disposizione? Perché non si farebbe più la fila ai negozi e non si userebbe più il denaro guadagnato andando a fare un lavoro che non ci piace? Niente di tutto questo; se anche queste “idee” ci hanno sfiorato, è stato solo per un attimo, pensando soprattutto alle condizioni reali e poco romantiche in cui ci troveremmo a vivere se tutto ciò si avverasse. 

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A proposito di scuola

di Gualtiero Via

[A proposito soprattutto di scuola (e anche di comunicazione e cultura, più in generale). Pubblico una mia considerazione di poco meno di due anni fa. Temo che sia più attuale ancora oggi, e che sarà meno facile porre argine alle derive di banalizzazione (o peggio) in atto. Spero di essere smentito]

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Tre poesie inedite

Monselice

di Yuri Ferrante

Parallele sporche
 
In te abita una luce,
la nascondi sottopelle
mi piacerebbe scoprire a cosa conduce.
Se rimane sempre accesa
o se si spegne quando il paese tace.
Ti abbandoni al suono dei torrenti
provando a oltrepassare i ponti,
si arriva all’altra riva
e trasciniamo il corpo,
lo stesso di prima.
 
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In morte di Alfredo De Palchi. Memento per i vivi

di Ennio Abate

Della morte di questo poeta da tempo vivente negli USA ha dato notizia il 10 agosto scorso il blog L’OMBRA DELLA PAROLA (qui), che molto si è speso da anni per far conoscere la sua produzione. Sulla sua qualità e originalità per ora non mi pronuncio. Voglio invece sottolineare il mio dissenso, anche in questo momento di lutto, per la rimozione non innocente dei nodi politici e storici più ardui non solo dalla riflessione su De Palchi ma da quasi tutte le attuali discussioni sui poeti e la poesia. E lo faccio – ancora una volta polemicamente, purtroppo – pubblicando alcune mail del 2015 tra me e un amico, che lascio anonimo; e ripubblicando un commento, ovviamente ignorato, che lasciai nel 2016 su L’OMBRA DELLA PAROLA a proposito dei rapporti tra Alfredo De Palchi e Franco Fortini, che a quei nodi politici (del secondo dopoguerra) rimandava. [E. A.]

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Ciao, Mario Mastrangelo…


Apprendo adesso la notizia della morte dell’amico Mario a cui mi ha legato una fraterna complicità umana e letteraria, perché eravamo quasi coetanei, della generazione del secondo dopoguerra e quasi dagli stessi luoghi abbiamo assorbito sensazioni di solitudine, dolcezza e malinconia . Un abbraccio alla moglie, al figlio e agli amici e amiche di Salerno. Ciao Mario [E. A.]

Da una lettera di Mario Mastrangelo del gennaio 2005

Tornando alla nostra discussione, tu insisti nell’auspicare una poesia che sia aggressiva, polemica, indignata. La mia poesia non lo è, e su questo hai ragione, è amara, dolente, qualche volta arrabbiata (ma contro il “destino”, la condizione umana…), ma non contro l’organizzazione della nostra società, la sua divisione in classi, ecc.

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Attorno ai “silenzi” di Pio XII

Su «La misura del potere. Pio XII e i totalitarismi tra il 1932 e il 1948» di David Bidussa

di Ennio Abate

L’annuncio dell’uscita di questo libro l’ho visto a metà luglio 2020. Mi sono ricordato di alcuni  scritti di Michele Ranchetti sullo stesso argomento e ho lasciato sulla pagina FB di Bidussa una mia veloce impressione.[1] Ora che il libro l’ho letto sento di aggiungere le seguenti considerazioni:

1.

Si tratta di un buon libro di storia e, da lettore attento a certi temi storici del Novecento, gli riconosco molti meriti. E’ preciso e chiaro nel delineare  la figura di Pio XII e i presupposti del suo pontificato [2]; equilibrato  nell’interpretazione dei principali problemi di quel pontificato, tuttora oggetto di controversie tra gli storici[3]; scrupoloso nel fornire un’appendice documentaria consistente (ma su questo lascio  la parola agli specialisti); molto attento al peso dell’immaginario; e, infine, non è mai disinvolto nell’affrontare complicazioni e limiti del lavoro storico ben fatto.[4] Ma su tali aspetti già  in partenza non nutrivo dubbi.

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Agosto

© MIKHAIL ALAEDDIN / SPUTNIK / SPUTNIK VIA AFP
Esplosione a Beirut

Ospito questo intervento di Giuseppe Natale, che al mito del “mese principe delle vacanze e del meritato riposo e del desiderato svago” non può che accostare, purtroppo, un accorato richiamo alle tragedie passate e ai rischi attuali del mondo sempre più terribile in cui viviamo. [E. A.]

di Giuseppe Natale

E’ un Agosto, questo del 2020, davvero particolare con la pandemia ancora attiva nel mondo anche se assai meno aggressiva e letale. Il coronavirus non smette di ricordarci che la libertà di ciascuno/a non può e non deve danneggiare quella del prossimo. La si dovrebbe esercitare in equilibrio “ con il valore della vita, evitando di confondere la libertà con il diritto di far ammalare altri” (Presidente Sergio Mattarella, 31 luglio 2020).

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