Tutti gli articoli di Ennio Abate

Antolino e “Il mistero del Fonkappen”

di Donato Salzarulo

1.- Un pomeriggio d’estate del 1967, Giuseppe, un giovane bisaccese, sale sul treno proveniente da Avellino per Rocchetta Sant’Antonio. Destinazione: “Andretta beach”, come chiama scherzosamente l’ansa ciottolosa del fiume Ofanto, dove l’aspettano «una ventina di squattrinati che, non potendosi permettere le spiagge di Rimini né tanto meno quelle della vicina Paestum» (pag.109), vanno spesso lì a fare il bagno.

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Di foibe, di bene e male, di organizzazione del “noi” e dell’”io”

Albrecht Dürer – Caino uccide Abele, 1511, Xilografia

Uno scambio tra Ennio Abate e Rita Simonitto

Cercare di fare chiarezza oggigiorno è una impresa ardua non solo per la sovra abbondanza di notizie (che dannosamente hanno scalzato il concetto di informazione) unitamente alla tempesta di fake news che ci sovrasta di continuo, ma anche perché in un sistema così disgregato come l’attuale è difficile proporre di pensare (che implica disporre di tempo e fiducia) al posto dell’agire (che implica velocità di soluzioni e paura di non farcela). Riteniamo però che il pensiero sia una dotazione dalla quale non possiamo deflettere pena l’attivarsi di un processo regressivo (in parte iniziato e di cui si vedono già gli effetti devastanti) che ci infantilizza e ci rende manipolabili [R. S.]

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Tutti assenti

Romanzo tragicomico che racconta in prima persona la storia del primo anno d’insegnamento di un giovane supplente di Lettere con qualche ambizione artistica e della scuola di campagna dove è approdato. I personaggi che lo animano si muovono sulla pagina come presenze in carne e ossa. Tutti inadeguati, consumati, a volte evanescenti, popolano un mondo rimasto sullo sfondo della modernità, come il bidello-scrittore Celestino (che possiede il dono dello  svedere), il professor  Sciarra  (misogino  e  intrattabile), la vicepreside (anzi,  Arcipreside), gli insegnanti ibernati e i genitori rinunciatari. Tutti assenti con la sua scrittura scanzonata e fortemente umoristica, è stato segnalato alla XXXI edizione del Premio Calvino «per il notevole talento linguistico e per l’acuta intelligenza con cui si tratteggia un disilluso quadro dell’odierna istruzione di massa e, sotto traccia, della società italiana nel suo insieme».

Contratto di piperno

di Stefano Taccone

Da “Morfeologie” un nuovo racconto di Stefano Taccone, già qui portatore di una necessaria e intelligente ironia. [E. A.]

Sto attraversando Piazzale Loreto ed è il 25 aprile. Ma che ci faccio oggi e quest’anno a Piazzale Loreto? Lo scorso anno in una traversa di Piazzale Loreto c’era l’istituto nel quale insegnavo e quindi stavo sempre qui… Non so quante volte mi sono perso nei meandri di Piazzale Loreto, perché tutte le traverse mi pareva si assomigliassero… Passavo minuti e minuti prima di trovare la via dell’edificio scolastico e ogni mezzo secondo era un battito accelerato, ché a Milano sono più “fascisti” degli svizzeri con gli orari. Se arrivi tardi a un collegio dei docenti, a un consiglio di classe, a un consiglio di dipartimento o a un altro rompicapo simile che il preside tira fuori a raffica, quasi come dovesse organizzarci l’intrattenimento pomeridiano, ti mettono assente ingiustificato e parte la sanzione disciplinare. E arrivare tardi qui non significa un quarto d’ora, venti minuti… Ne bastano cinque per comminarti una pena di morte appendendoti a testa in giù…

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Un sogno di Samizdat

di Samizdat

Mio commento a “Di certi sogni in Fortini” di Luca Lenzini (qui)

Ho sognato Fortini insieme a tanti del Centro studi F.F. della prima ora (Nava, Luperini, Cataldi, Zinato, Santarone, Abati, Lenzini, ecc.). Stavamo seduti con lui attorno ad un tavolo del ristorante La Tana di Siena. Si parlava di certi sogni. Allora mi son fatto coraggio, ho alzato la mano e un po’ in italiano un po’ in dialetto delle mie parti ho detto: “Sì, sì, il carattere irredento delle tue allegorie, il loro radicamento soggettivo, esistenziale, la tua nota messianica, la ferita [storica] ca nun bisogne scurdà, il sogno guardiano della speranza….A speranze, a speranze! Ma tu a chiamave cumunisme. A noste è senza nome, senza vrazze, senza gambe”.

Mentre sentivo la mia voce strozzarsi per l’emozione, Fortini mi guardava proprio con la faccia perplessa che ha nella foto di questo post. Poi, senza dire una parola, è uscito e se n’è andato. Mi sono guardato attorno. Ero solo, non ero a Siena, non ero in un ristorante. Sono uscito pure io. Sul portone un’insegna fluorescente diceva “Dormitorio Pubblico Italo-Statunitense Facebook”.

Racconti

Si gioisce e si soffre, si aggiunge ricchezza alla vita o la si spreca, ma sempre superando la limitatezza del solo rigore: sia intellettivo che morale. La vita non va certo vissuta da folli, ma la follia (cercata, voluta) aggiunge senso alla vita, la rende più spendibile; si respira infine a pieni polmoni.

Alcuni racconti di questo libro sono stati pubblicati su POLISCRITTURE con lo pseudonimo di Franco Nova.
Dalla settimana prossima, massimo il 17, il libro sarà ordinabile on line (Amazon, IBS, ecc.) e in libreria. O direttamente a Piazza Editore, e-mail: info@piazzaeditore.it; tel 0422-1781409. Il sito è www.piazzaeditore.it

Gianfranco La Grassa, docente  di Economia politica nelle Università di Pisa e poi di Venezia. Ha seguito corsi di specializzazione, fra cui quello alla Svimez (Roma) e all’Ecole Pratique des Hautes Etudes (Parigi). Ha scritto circa una sessantina di libri (una decina con altri autori) e centinaia di articoli su riviste italiane e straniere, tra cui Tarzan vs Robinson (2016, Piazza Editore). Ha avuto traduzioni in alcuni paesi europei e del Sud America.