di Ennio Abate
Passeggia sul marciapiedi. Albero stanco che protende sguardi per farsi sfiorare da qualche passante.Continua la lettura di Spleen dei periferici
di Ennio Abate
Passeggia sul marciapiedi. Albero stanco che protende sguardi per farsi sfiorare da qualche passante.Continua la lettura di Spleen dei periferici
di Ennio Abate
Di Mìneche ho già detto nel 2015 qui; e vorrei ricordare la bella analisi che Rita Simonitto, conoscitrice dei miti e con la sua sensibilità di psicanalista, vi dedicò. In quelle due poesie colse l’importanza della relazione tra il dialetto («madrelingua») e italiano («lingua seconda») e «un intendimento di dialogo tra possibili figure ‘materne’ e figure ‘paterne’, un tentativo di confronto tra questi personaggi che si muovono nell’interiorità del poeta», oltre alla «relazione conflittuale tra il poeta e la figura paterna e il vissuto di un tradimento che rende l’animo esacerbato». Nei commenti che seguirono, parlammo di riferimenti mitici (l’albero del fico sacro a Dioniso, gli agrumi sacri alle ninfe) e storici (l’8 settembre del 1943, il femminismo degli anni ‘70), ed emersero gli echi profondi del tema della figura paterna anche nelle riflessioni di quanti intervennero.
Continua la lettura di Mìneche*La locandina attuale contiene un errore: L’incontro è VENERDI 24 GENNAIO 2020!!!!!
di Ennio Abate
Ieri, sulla mia bacheca Facebook, dove avevo pubblicato la copertina delle “Poesie inedite” di Franco Fortini con un richiamo al carteggio che ebbi con lui ( qui), ho avuto un lungo, intenso e polemico scambio di opinioni con Mary Blindflowers (che è stata di recente ospite qui su Poliscritture). Poiché la polemica riguarda il rapporto tra poesia e politica e rivela i “cattivi umori” che circolano nel languente dibattito culturale sui social quando si sfiorano questioni importanti ma oggi eluse, mi affretto a riprenderlo subito, anche se schematicamente, ripartendo da questi punti:
Cari amici e care amiche,
In questo mese di dicembre Giulio Toffoli ha concluso il suo ciclo di presentazioni sul cinema muto tedesco, Angelo Australi ci ha parlato del Menocchio di Carlo Ginzburg e raccontato del primo incontro organizzato da “La Casa degli Strani”, Donato Salzarulo ha commentato i “Sudari” del pittore Enzo Elefante, Antonio Sagredo ci ha fatto conoscere Vladislav Vančura, Marisa Salabelle ha riferito su una nuova scandalosa e antiperbenista iniziativa di don Massimo Biancalani a Pistoia. A sorpresa sono arrivate due raccolte poetiche: quella di Giorgio Mannacio, commentata da me ed Ezio Partesana, e quella del giovane Antonio Pizzol. Io ho completato una riflessione su “Hybris” Gianmario Lucini e inziato a riordinare il mio “Narratorio grafico di Tabea Nineo”. Il clima politico mi sembra sempre più plumbeo e scoraggiante e anche l’anniversario della strage di Piazza Fontana è rimasto in sordina. E il 2020 promette nuove rovine. Teniamoci lucidi e attenti e non facciamoci azzittire. Chi ha qualche buon pensiero faccia lo sforzo di diffonderlo. Buon anno comunque
Ennio Abate
Continua la lettura di POLISCRITTURE Articoli del dicembre 2019Riordinadiario / In margine ad un convegno su Elvio Fachinelli del 1998
di Ennio Abate
Ripubblico questo mio resoconto ragionato di un convegno su Elvio Fachinelli tenutosi a Milano nel 1998 dopo aver letto su LE PAROLE E LE COSE un ricordo di lui nel trentennale della sua morte scritto da Sergio Benvenuto (qui). Ho letto varie opere di Fachinelli e ho spesso citato il suo scritto “Gruppo chiuso e gruppo aperto” (ad es. nel 2011 qui) . Non l’ho mai conosciuto di persona (l’intravvidi solo una volta, attorno al 1988, in mezzo al pubblico alla Casa della Cultura di Milano) ma ho sentito parlare spesso di lui da Giancarlo Majorino. E mi hanno sempre particolarmente colpito il suo scontro con Franco Fortini e l’autocritica postuma di quest’ultimo nei suoi confronti. (Il «diverbio» con Fachinelli Fortini lo rievoca in una nota di «Psicoanalisi e lotte sociali», pag. 229 di Non solo oggi). L’attenzione e lo scrupolo da cronista, con cui allora segui quel convegno privilegiando ancora in un’ottica da insegnante (sarei andato in pensione in quell’anno), dimostra il mio interesse per i problemi sollevati da Fachinelli ma anche la mia diffidenza per la piega impolitica/apolitica con la quale i suoi amici e colleghi psicanalisti lo ricordarono in quel convegno, esaltando – proprio come oggi fa in maniera definitiva Sergio Benvenuto – il lato amicale e liberal-libertario del suo pensiero fin quasi a far scomparire la sua permeabilità e sensibilità alle inquietudini sociali e politiche di quegli anni. Non condividevo né condivido il ripiegamento di tanti intellettuali nei “culti amicali, cultural-editoriali e professional-corporativi ” e neppure il nuovo dogma della leggerezza antideologica oggi di moda. E trovo fiacca, puerile e sospetta l’apologia del Fachinelli “dionisiaco” di Benvenuto e il suo viscerale antimarxismo. Tanto più che lui stesso è costretto a chiedersi: ” Ma allora, come accade che, puntualmente, questa carica creativa dell’inconscio si congeli in quella che chiamò “la freccia ferma”, nei marmi rigidi delle istituzioni, della burocrazia, del gelido rigore ossessivo? “. E deve ammettere che ” la contrapposizione tra pulsione di vita e pulsione di morte è un modo di descrivere – certo eloquentemente – il problema, non di risolverlo”. E allora? Confermo pienamente quanto scrivevo da isolato in quel lontano 1998: “Il limite astorico dell’inconscio o del desiderio dissidente è problema enorme e irrisolto per qualsiasi progetto, sia esso di spostamento o di rinnovamento o di rivoluzione. Allora [nel ’68] la contraddizione era visibile; e Fachinelli e Fortini polemizzavano fecondamente. Oggi, ridotte politica e gestione psicanalitica dell’inconscio a professioni ipocritamente rispettose del proprio specialismo, la contraddizione non si sa se c’è o non c’è più. E, così restando, indisturbate, non ci sarà possibilità reale né di politica innovativa né di desiderio costruttivo”. [E. A.]
Appunti di Ennio Abate
1.
Parto dalle mie impressioni dirette. Cosa vedo al primo impatto in questi quattro quadri di Mary Blindflowers?
Continua la lettura di 4 opere di Mary Blindflowersdi Valentina Casadei
Dopo quelle pubblicate qui altre poesie di Valentina Casadei, le cui attività si possono seguire al link del suo nome. [E. A.]
Voglio andare ad Ovest e vedere le balene Nei rifugi delle trote Poi ad Est, nella foresta Con il gelo dei baccelli Nell’antico silenzio dei boschetti rigogliosi Le stagioni si susseguono Sfioriscono i miei guai E la primavera infinita del mio seme Diventa parola di figlio Pensiero di madre sconfitta Nella terra battuta dalla mano Nel caldo di quell’aridità gialla Che macchia la terra di seti pluviali Nell’ancestrale bisogno di ventre e carezzaContinua la lettura di Altre cinque poesie inedite