di Antonio Pizzol
Di questo giovane poeta, già affacciatosi su Poliscritture con suoi versi (qui), pubblico volentieri alcune poesie in dialetto veneto da una sua recente raccolta. Vi si coglie un realismo mantenuto su un pedale emotivo basso (ironico e autoironico), un’attenzione alle minuzie del quotidiano, un lavorio su sentimenti veri (e a volte anche umorali). [E. A.]
1.
Xe proprio in quel momento lì che sto ben,
coe man che ‘e vedo già nere
sensa neanca aver ‘l cofano verto
che so che xe a bateria
o qualche cavo distaca’,
che basta un toco, na streta,
e tuto se giusta e va…
prima de aver le mani nere
e i dei scusai, prima
de sudar incastrà drio del filtro
coe ciavi che ‘e casca e se sbrega ‘l manual,
tanto prima de no saver niente
e de sentir da n’altro le parole
alternator e bobina.
È proprio in quel momento lì che sto bene// con le mani che già
le vedo nere/ senza avere ancora aperto il cofano/ che so che può
essere la batteria/ o qualche cavo scollegato/ che è sufficiente un
contatto, una stretta,/ e tutto si aggiusta e funziona…/ prima di
avere le mani sporche di grasso/ e le dita rovinate, prima/ di sudare
incastrato dietro al filtro/ con le chiavi che cascano e si strappa il
manuale,/ molto prima di non sapere niente/ e sentire da un altro le
parole/ alternatore e bobina.
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