Tutti gli articoli di Ennio Abate
12 dicembre 1969. Piazza Fontana
a cura di Ennio Abate
[da una replica del 13 dicembre 2018 a un’amica su FB] Gli scontri cavallereschi sono una favola o comunque momenti eccezionali. Quando il conflitto supera una certa soglia e mette in gioco i corpi oppure si carica di motivazioni politiche, religiose, ideologiche, non si sa mai dove può arrivare. Anche quando fosse gestito da grandi strateghi. Come dimostrano le due guerre mondiali. Perciò “Il rispetto …. dovuto a tutti a livello personale ed in particolare alle istituzioni” è un’istanza morale, che ha purtroppo una presa e un consenso molto labile nella realtà. Mi ha sempre impressionato, anche nei punti in cui non condivido suo pessimismo lucido e realistico, il “Saggio sulla violenza” di Wolfgang Sofsky ( Einaudi 1998). E ne voglio citare qui un passo che riflette sul mito della nascita della società:
Continua la lettura di 12 dicembre 1969. Piazza FontanaVladislav Vančura
a cura di Ennio Abate
Questo post su Vančura mi è stato suggerito da Antonio Sagredo, al quale devo anche la nota sul Poetismo e l’indicazione della recente traduzione e curatela di “La fine dei vecchi tempi” da parte di Giuseppe Dierna. Miei sono i rimandi dei link. [E.A.]
Notizie sull’autore:
Vladislav Vančura nasce nel 1891 nell’Impero austro-ungarico, in Slesia, territorio che confluirà nella Cecoslovacchia. Si laurea in medicina a Praga nel 1921 e apre un ambulatorio con la moglie. Nel 1920 è nel gruppo d’avanguardia Devĕtsil e alla giocosità del loro Poetismo* sono improntati le prose della Corrente del Rio delle Amazzoni (1923) e il romanzo Un’estate capricciosa (1926), che lo consacra al successo. Grande polarità avevano riscosso il suo primo romanzo Il fornaio Jan Marhoul (1924) e l’apocalittico Campi arati e campi di guerra. Dopo ulteriori volumi di racconti e romanzi (tra questi Il giudizio universale e Markéta Lazarová), nel 1934 pubblica La Fine dei vecchi tempi, altro bestseller, reputato dai critici il suo capolavoro). Scrive anche per il teatro e gira cinque film come regista. Tra i suoi libri successivi: I tre fiumi, La famiglia Horvath e l’incompiuto Quadri di storia della nazione boema. Nel 1939, dopo l’occupazione nazista della Cecoslovacchia, entra nel comitato rivoluzionario degli intellettuali. Il 12 maggio del ’42 è arrestato dalla Gestapo e torturato. Dopo l’attentato a Reinhard Heydrich, il 1° giugno viene fucilato per rappresaglia insieme a migliaia di antinazisti.
Continua la lettura di Vladislav VančuraSu «Hybris» di Gianmario Lucini
di Ennio Abate
Continua la lettura di Su «Hybris» di Gianmario LuciniSegnalazione. Giorgio Mannacio
Don Biancalani, le “sardine” ma anche un ripasso sul populismo
di Ennio Abate
Ho pubblicato volentieri il post di cronaca di Marisa Salabelle su don Biancalani (qui) ma devo precisare che queste pur lodevoli e buone e necessarie provocazioni non bastano. Nel senso che tutto questo giocare di fioretto sul piano dei simboli e della comunicazione non permetterà mai di cambiare realmente i rapporti di forza oggi sfavorevolissimi tra – per abbreviare – “noi” e “loro”. Non credo di sottovalutare il peso di certi messaggi simbolici, ma i problemi reali vengono solo sfiorati. Resta il fatto che la società non si smuove. E semmai, sul piano simbolico, il colpetto che danno Biancalani o le sardine è sommerso dal cupo avanzare – lento, sotterraneo – di un malcontento che ha toni sempre più razzisti e qualunquisti-populisti. Non voglio fare il profeta di sventure, ma cosa succederà alle elezioni? E’ il movimento sottostante e preoccupante dell’insieme che ci sfugge, secondo me.
P.s. Stamattina ho letto un ragionamento di Roberto Fineschi sul populismo che dà senso a queste mie preoccupazioni e mostra quanto le cose da capire e fare siano più complesse. (E credo che rifletterci non significhi svalutare quello che fa don Biancalani o potrebbero fare le “sardine” da troppi frettolosamente snobbate).
L’ho segnalato così su POLISCRITTURE FB:
Bella ciao
di Marisa Salabelle
«Canterò Bella Ciao in chiesa, alla fine della Messa, domenica prossima» aveva scritto Massimo Biancalani sul suo profilo Facebook. Il vescovo di Pistoia, Fausto Tardelli, lo aveva diffidato. Aveva diffuso una nota nella quale affermava che “in chiesa nelle celebrazioni liturgiche non si possono eseguire canti inadeguati alla liturgia, come del resto il buon senso dovrebbe già far capire”. Il prete però non ha voluto sentir ragioni e domenica scorsa, 24 novembre, al termine della liturgia, dopo il rituale “la messa è finita, andate in pace” ha intonato il canto partigiano, circondato da una trentina di fedeli.
Continua la lettura di Bella ciaoDiario d’ospedale 1977
Riordinadiario
Con qualche esitazione per i rischi di narcisismo che potrebbero esserci in queste pagine, pubblico il pezzo del mio Riordinadiario riferito ad alcuni mesi cruciali di un anno, che – sia sul piano personale che politico – ha segnato un taglio traumatico delle speranze di maturità inseguite nel decennio precedente. Il corpo che s’ammala è – che coincidenza! – il mio e quello sociale e politico della “nuova sinistra”, nella quale mi ero fino ad allora riconosciuto. Le note registrano il brancolamento di un io estratto di colpo dalla vita quotidiana, non certo facile ma in apparenza più rassicurante di quella ospedalizzata. Contro la minaccia di cecità da intendere sia sul piano fisico e materiale, sia su quello politico e sociale (in entrambi i casi i segnali sembrano non poter più arrivare come prima) ma forse anche – ahi, Saramago! – su quello simbolico, l’io riconosce la sua fragilità e tenta di reagire come può. [E. A.]
Continua la lettura di Diario d’ospedale 1977Da “Percorrenze”
di Anna Leone
RIDATEMI QUEI GIORNI Ridatemi quei giorni in cui bambina aspettavo una carezza che non venne. Rimanga intatta la memoria della mia prima età con voci e vite che mi appartengono come pelle alle ossa.Continua la lettura di Da “Percorrenze”
Sul conflitto Israele- palestinesi.Una e-mail
RIORDINADIARIO 2009
di Ennio Abate
Cara XY,
io obnubilato e poco obiettivo? Se ci fossero in giro intellettuali obiettivi e non obnubilati mi sentirei davvero a disagio per queste etichette che mi attribuisci. Ma non ne vedo. Né fra noi di Poliscritture, che stiamo discutendo/litigando su questo dramma, né tra più autorevoli opinion maker.
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