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L’occhio

Un po’ per celia e un po’ per non morir” (Ettore Petrolini)
Riflessioni sotto forma di filastrocche

di Rita Simonitto

Dal triangolo divino
L’occhio fece capolino.
Guardò giù e niente, niente
Ci trovò di divertente.
Gente cupa, spaventata
Col terror d’esser spiata.
Il piacer della parola
Osteggiato. Lei da sola
Affranta ed esaurita
Limitata nel dar vita
Al versatile sentire
Ormai stava per morire.
L’occhio s’era rabbuiato
Che cos’era capitato?
Come mai una visione
Spinta all’esplorazione
Oggi era prigioniera
D’una macchia tutta nera?
Assassina dei colori
Impediva che un ‘fuori
Da lei’ libero splendesse
E di gioia vi godesse.
Così stretta tra le mura
D’una sterile censura
Riduttiva della Storia
Lei perdette la memoria.

Pencolando da quel lato
L’occhio s’era squilibrato
E così piombò dabbasso.
Superato quel collasso
Pensò di porre a frutto
Il poter vedere tutto
E un po’ ingenuamente
Si rivolse alla ‘ggente’
Certo che il far vedere
Le manovre d’un potere
Che sovverte il reale
Nel silenzio più totale
Stimolasse lo scossone
Per una rivoluzione.
“Quel che vidi ve lo dico”
“Non c’importa un bel fico!
Il pensare costa assai
È foriero sol di guai.
E la responsabilità?
Se la assuma chi vorrà!”
“Senza l’ombra di un pensiero
Qui si muore per davvero!”
“Ma io sono ecologista
Questa è la giusta pista
Per salvare la natura
Che sarà pulita, pura.
I governi a cui credo
Così dicono. Non vedo
Altre vie. ‘Monsù’, o cche vvoi?
Pensa all’affaracci tuoi!”.

Così l’occhio fuor di testa
E con l’aria mesta mesta
Si decise di tornare
All’immobile guardare.

08.09.24

Ricordando Pietrantonio Arminio

di Ennio Abate

Pietrantonio Arminio  non è più tra noi dall’11 dicembre 2015.  Annunciammo  la  sua morte qui. Amico  di Donato Salzarulo e suo compaesano era diventato  anche un po’ nostro amico. La profondità della loro amicizia è testimoniata dai “dialoghi semimuti” che, muovendosi tra visionarietà ( Pietrantonio: “Nella mia mente il tutto si configura come una sorta di altare con gli elementi fondanti di un aggregato umano…Sembra inciso direttamente dalla luce…”) e richiami alla materialità ( Donato: “lo riporto alla materialità dell’opera. L’unità della composizione è data dai materiali usati: ferro, nylon, legno.”) si possono leggere qui.
Senza la forza che un’amicizia vera dà,  credo  che Pietrantonio, già  “privato della voce e costretto alla scrittura” o a far ricorso ogni tanto al linguaggio dei gesti e a scrivere, più o meno velocemente, su fogli, ora sottolineando una parola, ora scrivendola in stampatello ora cancellandola per cercare il termine più espressivo o più esatto”, non avrebbe trovato la forza di parlare della propria arte poliedrica  (scultura, pittura, fotografia) con tanta lucida passione, malgrado l’incombere della malattia. E Donato sarebbe stato  più  esitante “a parlare con [Pietrantonio], a sforzarsi di capire, a porre domande, a ripetere concetti e a parafrasare, tenendo il più possibile sotto controllo la [sua] angoscia da empatia”.  Entrambi  diedero un bellissimo esempio di umanizzazione del dolore e di pacata resistenza alla morte che sempre ci assedia.

Per riportare l’attenzione su Pietrantonio Arminio e la sua opera, pubblico un’accurata  ricostruzione della  sua carriera artistica,  una rassegna delle mostre delle sue opera quando Pietrantonio Arminio era in vita, delle retrospettive curate dopo la sua morte e una bibliografia. Continua la lettura di Ricordando Pietrantonio Arminio

BUON NATALE, ITALIANI!

di Samizdat

Fatevi i vostri presepi italianissimi!
Accendetevi l’albero di Natale con la magica danza degli unicorni luminosi!
Abbuffatevi, strafogatevi nei vostri cenoni!
Dal fondo del mar Mediterraneo noi rispettosamente vi salutiamo.
Grazie per le guerre, le torture in Libia, i centri di accoglienza per cani in Albania, la chiusura delle frontiere che ci continuate a regalare.

https://itacanotizie.it/2024/12/11/11-anni-sbarca-lampedusa/

Una bambina è arrivata tutta sola dalle coste della Tunisia, su un barchino, a Lampedusa. Ha appena 11 anni ed è stata tratta in salvo dai soccorritori. La piccola, partita da Sfax, sembra sia di origine della Sierra Leone. Ma su quella barca non era da sola