di Gualtiero Via Continua la lettura di Per Giacomo Debenedetti
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I poeti in tempo di guerra non pensano abbastanza (4)
I poeti in tempo di guerra non pensano abbastanza (3)
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Satnam Singh e “La Memoria delle piante”
di Carlotta Pais
È di pochi giorni fa la notizia della morte di Satnam Singh, bracciante agricolo che, in provincia di Latina, a seguito di un incidente che gli ha causato l’amputazione del braccio, è stato abbandonato senza soccorsi, arrivati quando era ormai troppo tardi per intervenire. Continua la lettura di Satnam Singh e “La Memoria delle piante”
Filippo Nibbi (10 luglio 2024)
7 luglio 2024. Una boccata d’aria francese?
a cura di Samizdat
La Francia non delude!
Fanculo a Le Pen e a Macron, a Trump e a Biden, a Starmer e a Farage, a Meloni e Salvini, ai postfascisti, ai neofascisti e ai liberali italiani, quelli conservatori e quelli democratici.
Maria Grazia Fabrizi
Politiche 2024.Insomma al giornalismo Italiano, quello dei giornalisti in vista, quelli con il diritto riconosciuto di veicolare le opinioni, la vittoria del NFP guidato Melenchon è andata proprio di traverso. Pare che, in segno di lutto, Rampini abbia indossato bretelle nere e Secchi ,Bocchino, ma anche Alessandro Giuli con Libero e tutto il Corsera non riescano a trovare le parole. Mentana invece si lancia in consigli strategici, sotto forma di ipotesi, per escludere il nuovo fronte popolare dal governo.
Filippo Nibbi (6 luglio 2024)
La follia di Lady Macbeth
di Angela Villa Continua la lettura di La follia di Lady Macbeth
La memoria delle classi subalterne
di Margherita Lorenzoni
Il titolo del libro di Velio Abati (La memoria delle piante) rivela la centralità del tema della memoria.
La memoria che interessa all’autore è quella delle classi subalterne (in particolare quelle che appartengono a un mondo contadino che lui, per ragioni biografiche, conosce bene e che è ricorrentemente protagonista della sua scrittura). Dall’antichità al presente, si raccontano le condizioni degli oppressi, che siano poveri contadini che subiscono le razzie di “potenti e cavalieri”, braccianti agricoli del mondo contemporaneo sotto la violenta autorità di un caporale, famiglie contadine del secolo scorso alle prese con i duri cicli della terra e così via.
Voltando le pagine siamo di volta in volta catapultati in un punto diverso della Storia, in modo spiazzante e disorientante. Adesso ci troviamo nella campagna medievale, poi in un podere ai tempi del dopoguerra, subito dopo nel villaggio di un mondo antico e pagano, e poi ancora chissà quando. Continua la lettura di La memoria delle classi subalterne
Dove il crinale accarezza il sorriso del cielo
Sensibilità ecologista e sentimento della montagna nei versi di Gianmario Lucini
Una versione precedente di questo articolo del 9 settembre 2017 (in forma di opuscolo e con le immagini di Stefania Corti) é uscita nell’ottobre 2015 in Poliscritture (qui). [E. A.]
di Marcella Corsi
Gianmario Lucini è stato un poeta, un editore coraggioso, un critico attento, sensibile, un umanista, un animatore socio-culturale a tutto campo e… una persona assolutamente amabile. Soprattutto uno che vale la pena rileggere. La sua poesia in particolare è una poesia che aiuta a vivere.
Conosceva, amava e rispettava la montagna. E non di rado i suoi versi vi hanno fatto riferimento. In questa occasione vorrei rivisitarne alcuni ‒ tratte soprattutto da Istruzioni per la notte, l’ultima delle sue raccolte pubblicate ‒ sottolineando la sensibilità da ecologista che vi si legge: l’attenzione profonda alla natura, l’accoglimento nei confronti dei viventi tutti, un dialogo prezioso con il silenzio, un sentire ‘paritario’rispetto agli animali, talora il ‘sentirsi albero’, l’appartenere ad un paesaggio. E sempre, anche nei versi di maggior lirismo, il prescindere da ogni bamboleggiamento naturalistico.
La poesia di Gianmario è infatti, per sua stessa definizione, “poesia lirica”, che tuttavia “tematizza aspetti della realtà, pur nella sua crudezza. Il lirismo non è infatti soltanto poesia del cuore o dei buoni sentimenti ma è anche l’epica della coscienza, dei suoi conflitti e dei sentimenti che li agitano” ( traggo dalla nota che lui stesso premise a Vilipendio). Il fare poesia di Gianmario era “un appassionato inseguimento del reale” (utilizzo la definizione che di poesia dà Czeslaw Milosz in La testimonianza della poesia) che si esprimeva soprattutto in testimonianza, impegno, dissenso, proposta. Il sentimento della natura ne era parte. Le sue montagne ne costituivano l’indimenticata sorgente.
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