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Augusto “Gughi” e Nello Vegezzi, fratelli nello spirito

di Franco Toscani

Nello Vegezzi (1929-1993) e Augusto Vegezzi, detto “Gughi” (1932-2022), furono due fratelli di carne e di sangue, nati in una famiglia agraria benestante piacentina, ma soprattutto furono fratelli nello spirito, caratterizzati da una stima e da un profondo affetto reciproco, che in entrambi non vennero mai meno. Continua la lettura di Augusto “Gughi” e Nello Vegezzi, fratelli nello spirito

Dai calamai del petto

di Marina Massenz

Dai calamai del petto
si affacciano le gallerie del
tempo che pare disteso
e pure l’inquietudine non passa
che pare vuoto ma pure è tutto
pieno di pensieri sul fare e non fare,
alla fine la decisione della parola
fiato ossidante su materiale 
delicato e sottile.

Stirare la pelle stirare
stirare come una volta stiravo
camicie vestiti e pantaloni
alla finestra i ciclamini rimangono
col loro emergere da mazzi di foglie
si tirano su col gambo sottile dritto

e questi scoiattoli marroni dalle lunghe code
infestanti dei nostrani rossi viene lo stesso
la tenerezza del vedere e forse
la voglia infantile del prendere per sé
tenere inscatolare o ingabbiare
bambino che prende e vuole giocare

così del tempo passato e presente 
sono la scatola che rotola via
ma del futuro solo riflessi di fuoco
rumori assordanti crolli e strilli
e le ciabatte lasciate per via nella corsa 
e la bambola e i veli e i silenzi.
                                                                                                                                  Milano, 29.10.2024

Su “Il professore come intellettuale” (1998)

RIORDINADIARIO 1999. Stralci da una lettera a Romano Luperini

di Ennio Abate

Il 24 gennaio 1999 scrissi una lunga lettera a Romano Luperini sul suo libro Il professore come intellettuale. In essa mettevo in evidenza il processo di scollamento tra intellettuali universitari e intellettuali massa. Gli rimproveravo di accogliere “il processo “riformatore” di Luigi Berlinguer guardando le cose della scuola dal punto di vista degli appartenenti a una “corporazione buona”. Dicevo che: “i “nuovi” progetti e i “grandiosi” problemi “epocali” trattati da Ministro, Saggi, Esperti, ecc. si [andavano] ancora una volta scaricando sulle spalle di insegnanti e studenti costretti a marciare a testa bassa, ingolfati in assillanti “vecchi” e “nuovi” problemi quotidiani”. Notavo che, mentre Fortini aveva suggerito “una energica riduzione dell’insegnamento delle patrie lettere” e scriveva: “ Non so che cosa si aspetti a farla finita, ma sul serio, con Dante […] il silenzio e ‘ignoranza vera sono sempre preferibili alla pratica corrente del “tutto e male”, ossia dell’ignoranza falsa” (Insistenze, pag. 114) e Remo Ceserani e Lidia De Federicis aveva lanciato sul mercato Il Materiale e l’immaginario, anche lui, Luperini, pur con altro taglio, pubblicava un manuale La scrittura e l’interpretazione di dimensioni altrettanto gigantesche. Riletta oggi, di fronte al disastro della scuola italiana, mi sento di difendere ancora la mia inquietudine di allora niente affatto settaria (ma soltanto solitaria). Ne pubblico oggi alcuni stralci.

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