Poliscritture (www.poliscritture.it) è stata dal 2005 un sito ma contemporaneamente anche una rivista semestrale cartacea fino al 2017 (e i suoi 12 numeri sono scaricabili gratuitamente qui in pdf ). Ha poi continuato come sito a cura di Ennio Abate
Questa è, dunque, una rivista di scritture plurali, come dice il titolo stesso. Ma in esso abbiamo inserito una ‘S’ in rosso, che evoca in sottofondo la polis, la città, fonte antica e più o meno mitica della politica e della democrazia. Vogliamo così segnalare ai lettori non una patetica nostalgia dell’antico ma l’intenzione di ristabilire in nuovi modi una tensione costruttiva tra scritture e politica che oggi si è perduta. E intendiamo farlo innanzitutto promuovendo il dialogo critico tra una parte almeno dei molti scriventi di massa, che oggi, digiuni o quasi di studi umanistici o vagamente acculturati su quelli scientifici, producono testi di ogni genere, e quanti, ancora critici e memori della lezione universalizzante dei “classici” (compresi quelli del Novecento), scrivono di filosofia, letteratura, arte, scienze e storia.”
(Dall’editoriale del numero zero, maggio 2005. qui la versione completa).
Ennio Abate, 9 febbraio 2025
——————————————————————————————————————————-
COLLABORAZIONI
Chi vuole proporre testi (preferibilmente brevi e comunque non oltre i 20.000 caratteri, spazi inclusi, tranne eccezioni) può spedirli a poliscritture@gmail.com .
Hanno partecipato alla redazione di POLISCRITTURE: Ennio Abate, Fabio Ciriachi, Marcella Corsi, Salvatore Dell’Aquila, Andrea Di Salvo, Luca Ferrieri, Cristiana Fischer, Marco Gaetani, Annamaria Locatelli, Giorgio Mannacio, Roberto Renna, Giulio Toffoli.
M’incuriosite. La rivista è in edicola?
No, solo in poche librerie. Possiamo spedirle il cartaceo su richiesta se ci manda un recapito.
I numeri usciti erano fino a poco tempo fa consultabili e scaricabili alla voce ‘Rivista in PDF, ma al momento non è possibile per un errore tecnico che stiamo riparando.
premesse entusiasmanti, molto ambiziose
sarà il vostrro modo di lavorare a fare la differenza
uno stile è assai più complesso di una scelta di contenuti
suggerisco il confronto
con Leggendaria
e chiedo come leggervi
Qui ovviamente. E sul gruppo Poliscritture su FB, dove può iscriversi. Per il cartaceo mandi il suo recapito a poliscritture@gmail.com
O, se preferisce, può scaricare i PDF dei numeri precedenti (tranne l’ultimo) andando in LA RIVISTA IN PDF sotto il titolo.
mi piacete. vorrei conoscervi meglio
RIVISTE (AMICHE O PIU’ O MENO VICINE?) OGGI: LA LETTERATURA E NOI
“La letteratura e noi” è il nostro titolo. Ma questo “noi” cosa significa oggi?
Si vive in un momento storico in cui la pandemia ha accresciuto frantumazione sociale e isolamento dei singoli e dei gruppi familiari. Il narcisismo, fenomeno tipico di questa epoca, si è sviluppato in forme di individualismo esasperato e di egoismo senza limiti. L’idea di libertà ha perduto la sua dimensione sociale e collettiva, per assumere l’aspetto di una diffusa egolatria, ignara dei diritti degli altri. La dimensione del “noi” si è smarrita. Contemporaneamente la pandemia ha rivelato però anche la necessità di un fronte comune nella lotta contro il virus e suscitato il bisogno di una solidarietà collettiva. È una contraddizione su cui lavorare.
In questa situazione il “noi” può essere quello di un piccolo gruppo che fa un blog per difendere uno spazio di intervento e la propria sopravvivenza come comunità ristretta che pretende di interpretare i testi letterari e fornire spunti e temi a chi opera nel mondo della scuola. Nel medesimo tempo però questa comunità ristretta sa, o dovrebbe sapere, che esiste anche una comunità più grande. L’unica ontologia dell’essere, diceva un vecchio filosofo e critico letterario del secolo scorso, è l’essere sociale. Da questo punto di vista, insomma, la sfera del “noi” tende ad allargarsi e ad abbracciare tutti i possibili interpreti di un testo letterario, la comunità dei lettori nel loro complesso, e addirittura la società tutta come potenziale interprete non solo delle opere artistiche ma dei destini del mondo che esse raffigurano. Scrivere per un “noi”, e non per un “io”, comporta l’esigenza di confrontarsi con questo orizzonte più vasto. Il nostro “noi” da questo punto di vista vorrebbe preservare questa prospettiva. Non è solo uno stile di pulizia, di lavoro e di scrittura, ma un modo, pur consapevole della propria modestia, di tendere – anche attraverso questo stile – a un noi prospettico o “figurale”, come avrebbe detto Auerbach. Il nostro “noi” non è tanto appello a una difesa comune di uno spazio: è qualcosa da costruire insieme. Tende a un futuro non a salvaguardare un passato. Un’utopia? Forse. Ma senza una utopia come si fa oggi a insegnare letteratura in una scuola, a occuparsi dei testi letterari e di didattica, ad avere ancora fiducia nel lavoro culturale?
( Da “Il principio speranza” di Romano Luperini – https://www.laletteraturaenoi.it/index.php/scuola_e_noi/1461-il-principio-speranza.html)