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Abbazia Di Calena

di Angela Villa

«Io vengo anche quando non ci sono prenotazioni».
Così, Carmela Pupillo, guida turistica abilitata della regione Puglia, racconta la sua resistenza culturale a Peschici. Quotidianamente lotta, per promuovere le bellezze artistiche e culturali di questa località turistica, contro le tante difficoltà che rendono difficile il suo lavoro, a cominciare dalla necessità di collocare un piccolo cartello per segnalare la presenza di un bene culturale e storico così prezioso. Sto parlando dell’Abbazia di Calena. Scendiamo dalla macchina e aspettiamo il custode che venga ad aprire il grande portone antico, di qua le piante, di là il pozzo secolare. Siamo un piccolo gruppo di turisti, curiosi e desiderosi di conoscere la storia di questa Abbazia. Un raggio di sole colpisce il campanile e illumina l’immagine dell’antica madonnina, ha una forma strana del vestito, sembra quasi una sirena bicaudata, come se ne vedono tante nei paesi del sud che si affacciano sul mare. Seguiamo Carmelina all’interno dell’edificio, i lunghi capelli ricci le incorniciano il volto racconta con amore e passione di un luogo che pochi conoscono. L’Abbazia di Calena è un vero gioiello di architettura, ricco di storia e bellezza. Come nasce questa Abazia? Grazie ai Benedettini che arrivarono a Calena, da un altro luogo molto importante, dall’abbazia principale, Santa Maria a Mare delle isole Tremiti che era già molto importante e grandiosa. Poi è divenuta autonoma. La parola Calena in greco vuol dire “Bella” e quindi si può capire l’intenzione dei monaci di stabilirsi in quella zona. Il primo documento in cui si parla di questa antica Abbazia risale al 1023. Un vescovo di Siponto, l’antica Manfredonia, dona questa località compresa l’abbazia, alla più grande chiesa madre che si trovava sulle Tremiti. Questo ci fa capire che l’abbazia esisteva da tempo, non abbiamo fonti sicure ma probabilmente già Federico II di Svevia la conosceva. Intorno al 1100-1200 arrivano i monaci cistercensi. Dal 1450 fino al 1500 l’abbazia diventa sempre più florida, prende tributi da terre e paesi limitrofi. Tutto apparteneva all’abbazia, i due laghi costieri, le chiese di Ischitella di Vico, i territori di Peschici stessa, alcune chiese di Vieste. I frati gestivano tutta questa grande parte territoriale e raccoglievano le tasse. Durante le diverse dominazioni l’abbazia è passata sotto il controllo dei Borboni che lasciarono ai frati solo le chiese e acquisirono i tributi, con i Francesi la situazione si impoverisce, poiché il governo francese acquisisce anche le chiese e tutto viene messo in vendita, così alla fine del 1800 questo gioiello architettonico, diventa un bene privato e viene acquisito dai Martucci che avevano già molti terreni in queste zone. D’allora passa da ruolo di abbazia ad azienda agricola, viene collocato nei locali di Calena un grande frantoio aperto a tutti. Le porte erano sempre aperte e si dava il diritto di entrare a tutti, perché c’era il grande pozzo nel cortile. Nella grande chiesa per tantissimo tempo si celebrava la messa. Calena nell’antichità, inoltre, era un punto importante di passaggio, i frati accoglievano i viandanti che andavano a Monte Sant’Angelo a vedere la grotta di San Miche Arcangelo. Si partiva da Mont Saint-Michel o da Santiago de Compostela, si scendeva poi fino a Brindisi per andare a Gerusalemme. Erano percorsi che duravano tre o quattro anni. Questi pellegrini spesso lo facevano per scelta, oppure obbligati dal padrone che gli chiedeva di farlo al posto suo. Ci sono molti segni e graffiti lasciati da questi viandanti, partivano scalzi, con pochi denari e tornavano, dopo diversi anni, ricchi di esperienze e di conoscenze rispetto al loro padrone che era rimasto a casa. Per testimoniare il loro passaggio, lasciavano segni, impronte delle mani o dei piedi, semplici croci. I segni più antichi in assoluto, trovati anche a Calena sono quelli esoterici e di iniziazione, spesso difficili da spiegare. Ce n’è uno che appartiene alla Triplice Cinta Sacra. Simboli concentrici rettangolari, che hanno una datazione remota e sono stati ritrovati anche in Afghanistan. Simboli lasciati da cavalieri antichi ad indicare che quel luogo aveva un valore importantissimo dal punto di vista spirituale. Un luogo dove tempo e spazio assumono una dimensione più ampia, in collegamento con altri luoghi delle Terra. Chi per caso si trova a Peschici per villeggiare può recarsi alla Pro Loco del paese e scoprire le altre iniziative alla scoperta delle tradizioni del Gargano, come la visita al centro storico di Peschici e di Vico.

Il tempo è scaduto, saluto Carmelina Pelullo, per qualsiasi altra informazione si può consultare il suo blog www.carmelapulillo.it , mi ha lasciato dentro una piccola gioia perché mio nonno, Don Peppino (così lo chiamavano a Peschici), ha dedicato molti anni della sua vita a studiare la storia antica delle famiglie di Peschici, e le vicende di questa abbazia, da ragazza l’ho accompagnato diverse volte, a visitare le mura antiche, poi non sono più riuscita a tornare, la vita ci prende nel vortice dei desideri che non conosciamo. Ritorno a casa prendo il sentiero che fiancheggia la Foresta Umbra, i grandi pini marittimi con le chiome curve verso il mare, se ne vanno in fila come i pellegrini, compagni del mio ritorno.

Peschici, 15 agosto 2024