di Angelo Australi
La prima volta che il nonno mi ha informato sul nostro cognome discendente da una famiglia originaria dell’appennino tosco-romagnolo, penso sia stato quando frequentavo la prima media. O comunque sia, è in quel periodo ristretto dei tre anni di scuola dopo le elementari, perché ogni tanto andavo a trovarlo di pomeriggio, quando aveva ancora il fiato e la forza di mantenere l’orto che aveva dietro casa. Ci andavo volentieri perché di fianco alla legnaia aveva costruito una grande gabbia dove teneva prigionieri un paio di scoiattoli che saltellavano in continuazione. Siccome gli portavo sempre qualcosa da mangiare (ghiande, noci, le bacche di cipresso raccolte per terra sul viale del cimitero), appena mi vedevano sembravano impazzire di gioia. Per me era un gioco magico osservarli saltare come delle scimmie su alcuni rami poggiati di traverso nel reticolato. Si aggrappavano alle maglie della rete facendo spuntare il musetto con la bocca spalancata, un po’ come se volessero parlarmi. Continua la lettura di Una famiglia dalle doppie iniziali in O