Archivi tag: Angelo Australi

 Una famiglia dalle doppie iniziali in O

di Angelo Australi

La prima volta che il nonno mi ha informato sul nostro cognome discendente da una famiglia originaria dell’appennino tosco-romagnolo, penso sia stato quando frequentavo la prima media. O comunque sia, è in quel periodo ristretto dei tre anni di scuola dopo le elementari, perché ogni tanto andavo a trovarlo di pomeriggio, quando aveva ancora il fiato e la forza di mantenere l’orto che aveva dietro casa. Ci andavo volentieri perché di fianco alla legnaia aveva costruito una grande gabbia dove teneva prigionieri un paio di scoiattoli che saltellavano in continuazione. Siccome gli portavo sempre qualcosa da mangiare (ghiande, noci, le bacche di cipresso raccolte per terra sul viale del cimitero), appena mi vedevano sembravano impazzire di gioia. Per me era un gioco magico osservarli saltare come delle scimmie su alcuni rami poggiati di traverso nel reticolato. Si aggrappavano alle maglie della rete facendo spuntare il musetto con la bocca spalancata, un po’ come se volessero parlarmi. Continua la lettura di  Una famiglia dalle doppie iniziali in O

Quarantaquattro gatti

 

 di Angelo Australi

Con quel primo venerdì di marzo ultimavano la verniciatura dei quarantaquattro comodini realizzati per un lussuoso albergo di Capri, in anticipo di una settimana sui tempi di consegna. Ci stavano dietro da fine gennaio, senza mai staccare la spina per ben quaranta giorni. All’albergo a quattro stelle la stagione turistica si apriva con la Pasqua, quindi letti e comodini dovevano essere consegnati non oltre la metà del mese. Nel carico erano compresi anche gli accessori per l’illuminazione, già consegnati e riscossi da Spartaco e il suo socio prima di buttarsi a capo basso su quell’ordine per il quale si erano trasferiti a lavorare in un fondo messo a disposizione dal committente al suo paese. Li aveva cercati il padrone di quella ditta che gestiva l’ordinazione dei letti in ferro per la fornitura di lampadari, abat-jour, di applique e di alcune piantane da distribuire nei locali del bar o di corredo alle poltrone della sala della reception, ma visto che apprezzava il loro modo di lavorare, alla fine li aveva coinvolti anche per la verniciatura dei mobiletti. Erano già in affari con il proprietario perché ci acquistavano le strutture in ferro dei lampadari che poi decoravano in argento o in oro a foglia, mentre lui, quando aveva bisogno di qualche accessorio per l’illuminazione da sistemare negli spazi espositivi della sua azienda, si rivolgeva a loro. Uno scambio che pur non avendo grossi margini di guadagno consentiva di non tirare fuori un soldo nell’acquisto dei loro articoli. Va detto che l’azienda di Renato era molto rinomata nel lavorare il ferro, faceva letti, tavoli, sedie, lampadari, qualsiasi cosa servisse per la casa o il giardino, … e anche in ogni tipo di metallo; non avevano a contratto mai meno di tre rappresentanti a gironzolare per l’Italia: uno al sud, uno che si muoveva per il nord e uno sul centro. E ormai, già da un paio di anni, dalla bottega artigianale situata in una storica strada dell’antico borgo intorno al quale si era sviluppato il paese nel dopoguerra, lui e il fratello si erano trasferiti con l’attività nella nuova zona industriale cresciuta in quella periferia allargatasi tra le coltivazioni di granturco e del pregiatissimo tabacco dei sigari toscani, dando lavoro a dodici operai. Il capannone si trovava in un punto strategico della viabilità del fondovalle, chi si spostava in auto non poteva non notarlo. Avevano messo una gigantesca insegna luminosa che si leggeva anche dall’Autostrada del Sole e, sul davanti, oltre l’area adibita a parcheggio dei clienti, l’immobile esibiva un ampio spazio espositivo dove stavano in mostra anche i lampadari realizzati da Spartaco e Siro. Alla richiesta dei proprietari dell’albergo di indicargli qualcuno in grado di realizzare la mobilia in legno da abbinare ai letti, Renato si era subito convinto di riuscire a proporre un’alta qualità ad un prezzo molto competitivo. Per la realizzazione dei mobili grezzi aveva in mente una falegnameria dell’area industriale che lavorava il truciolato, ma poi Spartaco avrebbe nascosto la bassa qualità del legno con la coloratura finale. Continua la lettura di Quarantaquattro gatti

Donne e uomini

L’albero della vita, disegno di Nilo Australi (tecnica mista)       

di Daniele Barni

Vorrei condividere con voi questa poesia che Daniele Barni mi ha inviato proprio ieri. È fresca fresca di scrittura. DONNE E UOMINI, a volte mi domando se mai torneremo ad essere parte di uno stesso corpo? [Angelo Australi]

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 I grandi navigatori

  Konrad Dietrich, i grandi navigatori (2018)

 di Angelo Australi

Questo racconto è stato pubblicato una prima volta con le edizioni del Circolo letterario Semmelweis nel 1995, con una prefazione di Giorgio van Straten, e una seconda volta nel 2018 con nota di Francesco Luti. La tiratura del CLS, ormai da tempo esaurita, era di 500 copie numerate, mentre nel 2018 è uscito in forma quasi di libro d’artista con appena 64 copie. Durante questi anni si è fatto tanti amici, ma ogni volta che lo rileggo sento il bisogno di condividerlo ancora con nuovi lettori. So che non è possibile, ma vorrei che fossero milioni, miliardi … questi lettori. Continua la lettura di  I grandi navigatori

…per fare poesia occorre saper trattenere la poesia…

di Angelo Australi

Di Alberta Bigagli già avevo scritto proprio su questa rubrica nell’ottobre del 2018, riportando una testimonianza sull’inizio della nostra conoscenza e le tante collaborazioni, quella che segue è una breve riflessione sul suo lavoro, stimolata dall’incontro dello scorso 17 gennaio a Firenze, organizzato da PIANETA POESIA nella sede della Società delle Belle Arti – Circolo degli Artisti Casa di Dante Alighieri, dove è stato presentato il volume di poesie e saggi critici di Alberta Bigagli Sì, comincio. Parola, poesia, linguaggio espressivo, curato da Fiorella Falteri e Manuela Buzzigoli. Oltre alle curatrici e a Giuseppe Baldassarre in veste di editore, sono stato chiamato anch’io a portare un contributo, insieme a Maria Elena Favilla e Annalisa Macchia, mentre gli attori Matteo Pecorini e Matteo Brighetti hanno fatto alcune letture.

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L’eredità

di Angelo Australi

 Non ci fu preparazione per quel viaggio, perché il nonno mi aveva preso in contropiede mentre sfogliavo un fumetto di Mandrake. Quel giorno non avevo voglia di studiare, ero indeciso su tutto, la noia superava ogni limite dell’immaginazione. Spesso mi affacciavo alla finestra con lo stimolo di uscire, sperando di scorgere qualche amico che stava giocando nello sterrato davanti al nostro gruppo di case, ma alla fine ogni spinta a inventarsi una trovata per trascorrere il pomeriggio restava qualcosa di refrattario e sfogliavo i fumetti così, per forza d’inerzia. Continua la lettura di L’eredità

Rebecca Curtis

 Ventimila dollari – storie d’amore e di soldi

di Angelo Australi 

In questi giorni ho riletto la raccolta di racconti della scrittrice americana di origini armene Rebecca Curtis, pubblicato in Italia nel 2008 dalla Casa Editrice palermitana Gea Schirò con il titolo Ventimila dollari – storie di amore e soldi (Twenty Grand and Other Tales of Love and Money), nella traduzione di Chiara Stangalino. Per quello che possono contare le classifiche, a cui invece negli Stati Uniti sembrano tenere in modo particolare, questo libro di esordio della scrittrice nata nel New Hampshire nel 1974, è stato inserito dal The New York Times tra i migliori 50 libri di narrativa usciti in America nel 2007. Continua la lettura di Rebecca Curtis

Angelo Australi: «Tommisse»

di Donato Salzarulo

1.- «Tommisse» (Quaderni di Erba d’Arno, 2022) di Angelo Australi è un libretto piano e scorrevole. Scritto in terza persona, il protagonista del racconto è Spartaco. È un aspirante scrittore e, dopo otto ore di lavoro in una fabbrica di vernice, si china sulla macchina da scrivere per produrre non trame articolate di romanzi, ma racconti, piccole storie di persone semplici (anonimi accattoni, contadini, operai, ecc.) contrapposte alle grandi storie che finiscono sui libri, che hanno per protagonisti «uomini che fondano città» e vivono la loro vita, decifrandone il senso, carpendone «i segnali in un destino tracciato», ecc. Spartaco ha in animo di raccontare queste piccole storie per dar loro voce, sottrarle all’oblio, farle entrare nei libri e far sì che anch’esse sconfiggano il tempo. Ottima intenzione. Si dà il caso, però, che, fin dall’inizio, l’autore lo presenti in preda ad una sorta di blocco creativo e mentale. Quella mattina scrive senza convinzione, il racconto va avanti «privo di una motivazione, di una precisa idea da sviluppare» (pag. 7); la storia non riesce a trovare quell’«attimo di sospensione» che le permette di incontrare «la sua sintesi poetica», tra il suo bisogno di scrivere e i racconti che si trascina dietro «da quando si era preso quella colossale ubriacatura» (pag. 9) si era creato «una tale confusione che adesso si sentiva sempre più isolato e inutile» (pag. 10). Insomma, siamo al cortocircuito. Tant’è che l’autore mette in bocca al suo personaggio un bel «Basta così Spartaco, perché stamani non è banda». (pag. 13) Continua la lettura di Angelo Australi: «Tommisse»

… il bianco e il nero sono due colori senza tinta

 di Angelo Australi

 “Nei vecchi archivi del Dienneà
le domande dei fossili viventi
con altre pratiche e altri documenti
ingialliscono nell’oscurità.”

Carlo Lapucci, da Canti Paleolitici e fossili viventi senza un domani
Le Sámare Editrice Firenze, marzo 2022

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