Archivi tag: Angelo Australi

Il campione

di Angelo Australi

Seduti vicino a me un ragazzino con la madre. La madre lo interroga, cosa fa il campione dopo aver vinto la coppa?

Il ragazzino risponde, è come se i suoi sogni non si fossero ancora realizzati, si allontana dal campo mentre i suoi compagni stanno ancora festeggiando

Questa immagine che incontriamo al centro del racconto di Lorenzo Mercatanti “Una giornata intera in anticamera”, pubblicato nella collana di narrativa ideata dal Circolo Letterario Semmelweis, sembra indicare un contrattempo riflessivo alla frenetica giornata di lavoro che il personaggio, rappresentante di tessuti, cerca di concludere con qualche commissione andata a buon fine. Il dialogo rubato tra madre e figlio è uno dei tanti ricordi che si affaccia fuggevolmente tra una telefonata e l’altra, mentre il personaggio attende di essere ricevuto da un cliente per prendere l’ordinazione di un articolo del quale, proprio durante l’attesa, viene informato al cellulare dal suo fornitore che è finito fuori produzione. Nell’impaziente attesa l’agente di commercio legge La Nazione, telefona, rimugina in testa una sequela di situazioni di vita quotidiana che spuntano come bagliori, in un presente che si dilata senza mai perdere la sua dimensione materiale. [A. A.]

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Gli zingari

di Angelo Australi

Il campo scendeva dalla collina dove c’era il podere de ‘le Coste’. Oltre la colonica, sul fianco posto a levante, si apriva un largo paesaggio di costoni argillosi che ricordavano i canyon dell’Arizona. In passato la località era stata abitata da una famiglia di contadini imparentata con quella di suo cugino Sergio, mentre adesso ci vivevano dei pastori sardi. In linea d’aria le due case erano distanti meno di un chilometro, piantate su colline che da ogni parte si girasse lo sguardo finivano per controllare tutto il podere e la gola dove cresceva un fitto bosco.

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La Letteratura è morta, …ma si può ancora “scrivere”

Alcune riflessioni nate dalla lettura del libro di Ricardo Piglia “Critica e finzione

di Angelo Australi

Se dovessi esprime un giudizio dalla quantità di romanzi pubblicati attualmente in Italia, la letteratura contemporanea sembrerebbe attraversare una stagione feconda, poi entri in libreria e le tue buone intenzioni scemano fin quasi a sparire, le curiosità per l’acquisto si riducono ad un senso di noia perché intuisci subito che qualcosa non funziona. Le novità si avvicendano ad una velocità sconcertante, per soddisfare aspettative in fondo scontate. Si ha quasi l’impressione che ci sia un’invasione di occasioni assolutamente da non perdere, di capolavori che non aspettano altro che di essere letti, mentre se chiedi al commesso un titolo uscito da due o tre anni, che magari ti è sfuggito e non trovi sugli scaffali organizzati in ordine alfabetico sui nomi degli autori, ti senti rispondere che non è più nel circuito della distribuzione e puoi trovarlo solo acquistando online. E’ un dato di fatto, se non pubblichi almeno un libro all’anno, meglio ancora uno ogni sei mesi, sei fuori dal cerchio magico della notorietà. Questo la dice lunga sullo strano modo in cui si è trasformata l’industria del romanzo: il prodotto si vende fresco di stagione, altrimenti resta lì qualche mese e poi sparisce di circolazione, diventa un oggetto da rintracciare curiosando nelle librerie online dell’usato. Un amico, in visita a Firenze con alcuni spagnoli che a Barcellona seguono i suoi corsi sulla letteratura italiana, quando gli ho suggerito di dedicare uno dei suoi incontri a Romano Bilenchi, chiedendo in varie librerie fiorentine non ha trovato disponibile neppure uno dei suoi libri. Spesso mi domando se oggi ci fosse un nuovo Joyce sconosciuto, chi mai avrebbe il coraggio di pubblicarlo?

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Peripezie di una lettura

Tabea Nineo, disegno con Paint 2016

Con una Risposta di Angelo Australi

di Ennio Abate

Caro Angelo [Australi],

il ritratto che ci hai dato di Davide Lazzaretti (qui)  recensendo il romanzo di Simone Cristicchi, “Il secondo figlio di Dio”   e i commenti  al seguito hanno suscitato in me dubbi, inquietudini e una certa stizza per l’apprezzamento  speranzoso  verso  i movimenti dal basso legati a precisi  luoghi che tu, Aguzzi e Locatelli avete espresso. Non  sono certo che, a partire dalla figura di Lazzaretti, tu abbia voluto delineare una proposta  culturale e politica per l’oggi. Alcune tue affermazioni[1]  e un successivo commento[2] me l’hanno fatto pensare. Ma, così non fosse, sento  una proposta del genere aleggia nell’aria di questo nostro tempo. Ed allora ho voluto approfondire, riprendendo in mano vecchi libri,   per chiarire innanzitutto a me stesso le ragioni  della mia  reazione. Che avevo del resto già anticipato  in una replica ad Aguzzi (qui) dichiarando al contempo simpatia e riserve. Ora, con questo riepilogo delle mie peripezie di lettore  le  preciserò analiticamente.

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Davide Lazzaretti

Il tentativo di recuperare la storia del mondo dagli estremi confini

di Angelo Australi

La prima volta che ho letto qualcosa sul “profeta” dell’Amiata è stato all’inizio del 1978, ne trattava ampliamente un numero di Salvo Imprevisti, la rivista diretta da Mariella Bettarini. La trovai alla libreria Feltrinelli di Firenze, dove c’era uno scaffale interamente dedicato ai periodici di letteratura. Questo non era il primo numero che acquistavo, perché da quando avevo iniziato a scrivere ero anche interessato al dibattito culturale che si sviluppava sulle riviste di letteratura, e Salvo Imprevisti era una di quelle che a Firenze ritenevo appoggiasse un’idea di cultura che stava spingendo per affermarsi dal basso, che aveva ben chiaro dove andare ad esplorare, fare ricerca, e si preoccupava di dare spazio ai giovani autori. Una rivista militante che, pur confrontandosi con i canoni della letteratura, era attenta a ogni forma di linguaggio espressivo autentico nato fuori da essi.  

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20 anni in attesa di giustizia


Diario minimo di LuIgino Scricciolo, Edizioni MEMORi, Roma 2006

di Angelo Australi

Quando al mio paese è stata organizzata l’ultima conferenza sul tema, Il ’68 – fallimento di una rivoluzione, mi è venuta una gran voglia di rileggere il diario minimo di Luigino Scricciolo: “20 anni in attesa di giustizia”. Il libro è stato pubblicato a ottobre del 2006, dalla Società Cooperativa Editrice Memori di Roma. A Figline Valdarno siamo alla terza conferenza fatta nel giro di pochi mesi, Continua la lettura di 20 anni in attesa di giustizia

“La forza di gravità” di Claudio Piersanti

                  Pubblicato nel giugno 2018        

di Angelo Australi                                 

Non si può certo dire che Claudio Piersanti sia uno di quegli scrittori che rimpastando temi di attualità produce un libro a stagione, tra La Forza di gravità ed il suo precedente, Venezia, il filo dell’acqua, sempre edito da Feltrinelli, sono trascorsi ben sei anni. Continua la lettura di “La forza di gravità” di Claudio Piersanti

SEGNALAZIONE

LETTURE & RILETTURE

Mi sono appassionato alla lettura quasi per caso durante il servizio militare, cercando di trovare il modo di contrastare la vita di caserma che odiavo a morte. Per ribellione, soprattutto. Questo è potuto accadere grazie ad alcuni libri che rafforzavano certi pensieri contenuti in uno stato d’animo dal quale non riuscivo ad evadere. Cercavo conferme in qualcosa di concreto in cui riconoscermi; insomma: impedire all’inquietudine di prendere il sopravvento, di avere sempre una via di fuga disponibile.
Un livello di lettura che si è evoluto quando poi ho iniziato a scrivere, perché allora non cercavo più conferme ma qualcosa di diverso che mi avvicinava all’autore del libro, qualcosa che mi facesse addentrare nella meravigliosa macchina dell’immaginazione con lo sforzo di capire fino a dove era arrivato nella sua indagine.
A quel punto i libri che più mi hanno appassionato sono stati quelli capaci di mettere in discussione il mio modo di pensare, di leggere… di approcciarmi quotidianamente alla vita reale. La letteratura così è diventata un punto di vista dal quale osservare il mondo, nella sua finzione poetica ho trovato gli elementi per coltivare la conoscenza, fare anch’io ricerca.
In questa rubrica che ho la possibilità di proporre su Poliscritture tenterò, da lettore, di raccontare il mio viaggio nella letteratura contemporanea tenendo conto delle ultime proposte editoriali e, perché no, andando a rileggermi libri pubblicati in passato o ristampati di recente.
Al contrario della soggezione dei più a un pensiero liquido che sembra regnare sulla frenesia consumistica del mercato, che costringe gli autori ad una maniacale presenza sullo scaffale delle novità editoriali, altrimenti a sparire, ritengo non sia giusto veder invecchiare troppo in fretta dei testi di valore solo perché ormai è passata l’idea che il libro sia un prodotto stagionale, con inclusa data di confezionamento e di scadenza.
Angelo Australi

Alberta Bigagli & il mostro sireno

di Angelo Australi

Testo letto in occasione dell’iniziativa fatta al Centro Sociale il Giardino per ricordare Alberta Bigagli 

 Figline Valdarno 20 ottobre 2018 

 

Alberta Bigagli è morta il 5 agosto del 2017. Mi diede la triste notizia Fiorella Falteri, non ricordo bene se l’undici o il dodici di agosto. Comunque ero appena rientrato da una vacanza siciliana fatta sotto un caldo soffocante, con la natura rovinata dagli incendi dolosi alimentati dal vento caldo di scirocco che veniva dall’Africa. Incendi giganteschi, il cui fumo a momenti oscurava il sole. Continua la lettura di Alberta Bigagli & il mostro sireno

i fuochi di carnevale

Immagine di Nilo Australi

di Angelo Australi

 

Stavano percorrendo una piccola pianura delimitata da balze sostenute da una ricca vegetazione in arbusti di ginestra, erica, di lentisco e olivastro, mentre alcune piante di corbezzolo e alloro sporgevano dalle coste come bracci protesi nel vuoto. Se in alcuni punti il terreno  aumentava dando respiro ai campi coltivati, in altri la valle era così stretta che l’auto quasi lambiva le pareti fatte di creta e pietrisco. Alla base di questi canyon in miniatura ogni tanto si presentava una grotta che i contadini utilizzavano per deposito degli attrezzi con cui lavoravano la terra, e una zona recintata dove dei polli ruspavano in cerca di cibo; mentre sulle cime pianeggianti dell’altopiano si sviluppava una folta boscaglia di lecci, castagni e cipressi. Era un rettilineo di alcuni chilometri che rasentava un torrente nascosto tra gli alberi e la fitta macchia di rovi, se fosse sopraggiunto un veicolo che viaggiava in senso opposto, la strada era stretta al punto di non potersi scambiare per consentire il passaggio. Continua la lettura di i fuochi di carnevale