Disegni di Tabea Nineo 1978
Franco Fortini e gli “intellettuali periferici”
di Ennio Abate
non brilla e che fu
tuo, mio.
Franco Fortini, Poesie inedite
Continua la lettura di Un «filo» tra Milano e Cologno Monzese
Disegni di Tabea Nineo 1978
Franco Fortini e gli “intellettuali periferici”
di Ennio Abate
Continua la lettura di Un «filo» tra Milano e Cologno Monzese
Rileggere Ranchetti (1).
Appunti del 2004 su Non c’è più religione di Michele Ranchetti
di Ennio Abate
Pubblico solo oggi questi appunti, presi dopo la lettura del libro di Ranchetti e della recensione di Massimo Cappitti. Li trovo un po’ schematici e soprattutto ignari della ricca e complessa discussione che Ranchetti già conduceva da decenni con amici e studiosi di alta levatura. Eppure in essi ponevo un problema non irrilevante per chi veniva come me da una militanza comunista (ma non del PCI) degli anni Settanta: c’era qualcosa da imparare da quel libro? Tra l’altro, dopo la morte di Fortini, speravo di poter discutere su quel tema del comunismo, anche per lui fondamentale, con i partecipanti (compreso lo stesso Ranchetti) del Centro Studi dedicatogli dall’Università di Siena. La sensazione di una loro sordità – vi accenno negli appunti – e il carattere approssimativo delle mie riflessioni mi suggerirono di tenermele per me. L’anno dopo, però, le ripresi nelle domande che feci a Ranchetti stesso in una intervista (qui) [E. A.]
La mia prima reazione alla lettura di Non c’è più religione di Michele Ranchetti è stata istintivamente questa: bisognerebbe scrivere, a completamento, un Non c’è più comunismo altrettanto rigoroso e appassionato. Continua la lettura di Riordinadiario sul finire del 2020
RIORDINADIARIO 1983
di Ennio Abate
In questi miei appunti personali del 27 aprile 1983 è fissata la convinzione, che ancora mi guida nella riflessione sugli anni Settanta: «l’oggetto “terrorismo” non trova alcuna spiegazione soddisfacente. L’ammissione di non essere stati in grado di fermare il fenomeno o di averlo fermato con costi sociali e politici così rilevanti è rimasta a mezza bocca o addirittura respinta. Era inevitabile che si dovesse eliminare ogni movimento per sconfiggere il terrorismo? Se si risponde sì a questa domanda, bisognerà anche ammettere che il terrorismo, barbaro quanto si vuole, da noi è stato quasi un fenomeno di massa [o comunque di grande rilievo]». E mi accorgo, rileggendoli e pubblicandoli ora, che alcuni ragionamenti che ho fatto di recente su quegli anni lontani (ad es. partendo dal romanzo di Luca Visentini, Sognavamo cavalli selvaggi: qui) sono in sintonia con le cose dette in quell’occasione soprattutto da Gad Lerner («Quanto ai reati associativi, se «Rosso» tra 1973 e 1978 fu «banda armata» allora tutta la Nuova sinistra era banda armata», Romano Madera («Negare qualsiasi continuità? Significherebbe negare che non c’è differenza tra acqua, ghiaccio e vapore. Se è permesso dire certe cose per Potere Operaio allora bisogna dirle per tutti i gruppi. Se è caduta con fragore la nostra ipotesi, si deve dire che sono cadute tutte le altre [della Sinistra]»), Marco Boato («La testa in questi anni non se la sono spaccata solo i terroristi: nel 1968 e nel 1977 intere generazioni sono state devastate senza riuscire a trovare interlocutori validi: prima questi fenomeni sono stati trattati come eresie e poi, nel 1977, si è arrivati allo scontro frontale») e Alberto Magnaghi («Bisogna fare una distinzione tra partito armato, che si può criticare, e bisogno di lotta armata, che è fenomeno da capire perché nasce dalla sovversione per mancanza di sbocco politico di un movimento di massa nuovo. Altrimenti sarà la sinistra nel suo complesso a ridursi al pentitismo. Ecco la tragedia storica.»).
Continua la lettura di 27 aprile 1983. Si può uscire dagli anni di piombo?di Ennio Abate
Su “il manifesto” dell’8 giugno 2019 (qui) è comparso un ricordo di Nanni Balestrini scritto da Antonio Negri. L’ho letto, riletto, meditato e ho scritto questi appunti critici. [E.A.]
Con una Risposta di Angelo Australi
di Ennio Abate
Caro Angelo [Australi],
il ritratto che ci hai dato di Davide Lazzaretti (qui) recensendo il romanzo di Simone Cristicchi, “Il secondo figlio di Dio” e i commenti al seguito hanno suscitato in me dubbi, inquietudini e una certa stizza per l’apprezzamento speranzoso verso i movimenti dal basso legati a precisi luoghi che tu, Aguzzi e Locatelli avete espresso. Non sono certo che, a partire dalla figura di Lazzaretti, tu abbia voluto delineare una proposta culturale e politica per l’oggi. Alcune tue affermazioni[1] e un successivo commento[2] me l’hanno fatto pensare. Ma, così non fosse, sento una proposta del genere aleggia nell’aria di questo nostro tempo. Ed allora ho voluto approfondire, riprendendo in mano vecchi libri, per chiarire innanzitutto a me stesso le ragioni della mia reazione. Che avevo del resto già anticipato in una replica ad Aguzzi (qui) dichiarando al contempo simpatia e riserve. Ora, con questo riepilogo delle mie peripezie di lettore le preciserò analiticamente.
Continua la lettura di Peripezie di una letturaLe lettere del Tonto 3
di Giulio Toffoli
Pubblico questa nuova lettera del Tonto sempre su Negri. Ho, in accordo con Toffoli, corretto il titolo iniziale (“Il fantasma di Negri fra noi”), per sottolineare che per me egli non è un “fantasma” da esorcizzare ma un intellettuale politico da leggere e discutere criticamente evitando atteggiamenti sprezzanti. Aggiungo anche che ad alcune delle questioni qui riproposte dal Tonto ho – credo – già risposto negli “Appunti” alla precedente “Lettera” (qui). E che insisterò affinché il ripensamento degli eventi e delle idee degli anni Settanta, conclusisi con la tragica vicenda di Moro, avvenga su tutte le tessere del mosaico rappresentato dalle testimonianze dei vari attori (dalla DC al PCI, ai gruppi (AO, LC, Pdup), all’Autonomia, alle varie formazioni lottarmatiste). A nessuno è permesso “assolversi”. Tutte le responsabilità vanno soppesate per ciascuno in relazione a quelle degli altri, per cogliere i punti, dove sono avvenute le decisioni ultime e maggiori, che hanno condizionato quelle penultime e minori. So che il dissenso tra me e Toffoli (e altri) riguarda un discorso storico complicato,che interesserà soprattutto noi pochi epigoni di quella storia. Ma va fatto lo stesso, anche se risultasse per molti noioso o esaurito. Le questioni che si posero allora ancora si porranno, se davvero si muoverà qualcosa in Italia e se questi finti “homini novi” (per me), oggi arrivati al governo, passeranno dalle parole ai fatti. [E. A.]
Continua la lettura di Ancora sul fantasma di Negri
Le lettere del Tonto 2
di Giulio Toffoli
Un movimento del ’68-’69, studentesco ed operaio, antiautoritario, innovativo, sano; strumentalizzato prima da presunte avanguardie e poi rovinato dalla «scelta di scendere sul terreno dello scontro violento» istillata da “cattivi maestri” (in particolare dal pifferaio magico in passamontagna Tony Negri)? Questa seconda e lunghissima lettera del Tonto – ma la memoria, anche su questo evento controversa e non condivisa, forse lo richiede – polemizza direttamente con un mio scritto (qui) e si collega alla riflessione a tre sul ’68 appena iniziata con Rabissi e Romanò (qui). [E. A.]
Continua la lettura di Noi, Negri e dintorni
di Ennio Abate
Ai miei interlocutori in questo scambio su POLISCRITTURE FACEBOOK (qui)
e in difesa della verità quando sembra (o è) detta «con le parole dell’errore» [1].
Non mi travesto da geopolitico, da storico o da politologo, ma col senno di poi vi pongo due domande: – quale altra soluzione sarebbe stata possibile alla crisi vissuta dal movimento e dalle neo-organizzazioni politiche (“nuova sinistra”, “sinistra rivoluzionaria”, “neocomuniste”) che a partire dal ’68-‘69 agirono in Italia per tutti gli anni ‘70; – le spinte in quegli anni ad usare la violenza nella ricerca di una soluzione erano (almeno in parte) endogene ai soggetti sociali e a quelli statuali (e parastatuali) che allora si mossero o del tutto esterne e immaginarie? Continua la lettura di Appunti politici (15): Sinceramente
di Ennio Abate
Rispondo qui a una domanda postami durante la discussione seguita al post “Migrazioni. Punti di vista in contrasto” (qui)da Roberto Buffagni a proposito della mia ipotesi di una possibile «alleanza» tra migranti e «oppositori del governo italiano e della burocrazia UE» (qui). [E. A.] Continua la lettura di Appunti politici (8): Su una possibile alleanza tra “noi” e i migranti