Archivi tag: Avanguardia Operaia

Gli anni Settanta nel «panorama storico» di Gianfranco La Grassa

Articolo uscito sul n.8 cartaceo di POLISCRITTURE (dicembre 2011) scaricabile qui

di Ennio Abate

Tempo fa un giovane storico mi confidò che, a suo parere, molti colleghi più anziani di lui erano rimasti fissati (questo il termine usato) agli anni Settanta. Non gli dissi che anch’io, senza essere storico, torno spesso su quegli anni; e, anzi, ho tentato invano di indurre amici, che come me da lì politicamente e culturalmente vengono, a rifletterci assieme. La damnatio memoriae non cede. Ogni tanto, però, scopro con piacere  che qualcuno non li liquida come «i peggiori della nostra vita»[1] e ci torna su quegli anni in modi non banali. È il caso di Raffaele Donnarumma, che in un saggio dedicato al «terrorismo nella narrativa italiana»,[2] si attesta sulla posizione moderata di chi «combatte da anni per impedire l’equiparazione tra gli anni Settanta e gli anni di piombo»[3] e così sintetizza il trapasso da un’epoca a un’altra avvenuto allora: 

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Taccuino di un militante di AO. Quattro mesi del 1978

Domani 22 febbraio 2021 alle 17,30, collegandosi su Facebook ( qui) o su Yotube (qui), è possibile seguire la presentazione di “VOLEVAMO CAMBIARE IL MONDO. Storia di Avanguardia Operaia (1968-1977).

di Ennio Abate

Sono stato in Avanguardia Operaia dal 1968 al 1977, cioè fino alla sua scissione. Da allora, in tutti questi anni ho continuato a rimuginare e a scrivere su quella mia militanza politica e sulle vicende degli anni Settanta. Dei numerosi appunti (in forma di diario, di narratorio e di saggio) ho pubblicato finora pochi brani su Poliscritture ma ho sempre colto qualsiasi occasione per tornare su quella storia e confrontarmi con i miei ex compagni di AO. E’ accaduto in particolare nel 2016 sulla pagina FB “Via Vetere al 3”, dove per la prima volta  si affacciò l’idea di una Storia di AO. E quando uno di loro, Luca Visentini, ha pubblicato «Sognavamo cavalli selvaggi», una rielaborazione narrativa della sua esperienza in AO, che ho attentamente recensito (qui).

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Una storia di Avanguardia Operaia (1968-1977)

Oggi 11 febbraio esce il libro VOLEVAMO CAMBIARE IL MONDO “Storia di Avanguardia operaia” (Mimesis ed.) a cura di Roberto Biorcio e Matteo Pucciarelli  e con la Prefazione di Giovanna Moruzzi.

Tutte le interviste dei militanti di AO, solo in parte utilizzate nel libro, si trovano al link: http://www.comune.bologna.it/iperbole/asnsmp/interviste.html della Fondazione Marco Pezzi di Bologna, dove si trovano anche alcune istruzioni per poterle leggere.

 

La presentazione del libro avverrà lunedì 22 febbraio alle 17.30 necessariamente on line. Introdurrà Luigi Ferrajoli. 

Il libro si può comperare in libreria, su Amazon e sul sito della casa editrice www.mimesisedizioni.it  al costo di € 20.

Nei dintorni di F.F. – Frammento 3

Per un libro da scrivere

Andiamo a un anno prima. Fine 1967. Sempre alla Statale di Milano, nel bar del sottoscala «Veglia per il Vietnam». Una piccola folla di studenti e studentesse aspettava il ritorno della delegazione che era andata a trattare col rettore. I manifestanti avevano deciso di restare in università fino a mezzanotte od oltre. Scintille minime di ribellione. Tutto qua, sì. Le folle, le botte, i morti, gli sconquassi della società nei due anni successivi. Lui era lì. Bevendo un caffè, aveva parlottato con uno studente di filosofia, un piacentino. Poi nella sua memoria un volto senza nome, pallido, squadrato, occhiali con la montatura nera e spessa. Come quelli – di moda allora? – che vedrà nella foto sulla copertina di «Una volta per sempre» di F. F. Il piacentino assieme ad altri libri aveva sottobraccio Verifica dei poteri. Di quel tale, sì. Continua la lettura di Nei dintorni di F.F. – Frammento 3

Nei dintorni di F.F. – Frammento 1

 

Per un libro da scrivere

di Ennio Abate

Nel mio PC ho una cartella dal titolo “Fortini nei dintorni dal 2002”. Vi ho stipato negli anni appunti, scritti di Fortini o miei e di altri su Fortini, qualche disegno, saggi e resoconti delle iniziative fatte per ricordarne l’opera alla Libreria popolare di Via Tadino a Milano nel 2014 e altro ancora.  Nel 2017, anno del centenario della sua nascita, pensavo di sistemare in forma di libro questi materiali. Per varie ragioni non ci riuscii.  Ci riprovo pubblicando  su Poliscritture  i frammenti  numerati di quello che potrà forse diventare il libro. [E. A.]
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Riordinadiario 1998

Tabea Nineo, Nel bosco di Vicosoprano, 1992

di Ennio Abate

5 gennaio

Leggendo/rileggendo Fortini (Disobbedienze)

Pur leggendo i suoi articoli su il manifesto e Quaderni piacentini per tutti gli anni ’70, ero distante dal suo modo di pensare e problematizzare, condizionato parecchio dall’essere studente lavoratore e militante di Avanguardia Operaia. Non è stato un caso che cominciai a intendere meglio le sue critiche dal 1977. La mia lettura di Questioni di frontiera avvenne quando già ero uscito nel 1976 da Avanguardia Operaia che confluiva in Democrazia Proletaria.

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Anni ’70. Antiveltroniana

a cura di Ennio Abate

Anni ’70: passato che non passa. In questi giorni Walter Veltroni ha scritto sulla “violenza” di allora, partendo dal caso del giovane fascista Sergio Ramelli ferito a morte in un agguato tesogli da un gruppo di militanti di Avanguardia Operaia (qui). La sua tesi (” I morti di quegli anni non devono oggi essere rivendicati, scagliati, usati per protrarre l’odio. Il conflitto, in una democrazia, è vitale. Anche il più duro. Senza conflitto non c’è libertà. Ma l’odio è una patologia. E quegli anni sono stati un’epidemia di questo male. Non ci sono state morti giuste e ingiuste.”) ha suscitato risposte aspre e indignate (qui quella di Christian Raimo) ma anche consensi (qui quello di Mauro Piras su Le parole e le cose 2). Con tanti gravi problemi che già ci assillano c’è ancora bisogno di rispolverare memorie e storie? Sì. E visto che loro (Veltroni, Corriere della sera, Le parole e le cose 2) suonano le loro trombe, mi pare necessario suonare almeno le nostre campane. Riporto in Poliscritture gli appunti che ho lasciato finora nello spazio commenti di LPLC2 . [E. A.]

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Presepe dei pupi proletari

di Ennio Abate

SAMIZ/LO SCRIBA OPERAISTA

I

Lo Scriba si ritrovò fra le mani un libro degli anni settanta. Roba superata. Parlava di argomenti epici e penosi ad un tempo: di lotte operaie. Nei giorni precedenti aveva letto alcuni saggi raffinati (di Zanzotto, Barthes, ecc.). Come brillavano quei giri di frase. Con quale acutezza si polemizzava contro un’intera tradizione, nota all’autore a menadito. Quale clima di raccoglimento spirituale, effimero, ma piacevolissimo, anche se si evocava la Morte. E lui, leggendo, aveva partecipato – sia pur in solitudine e ignoto – al Grande Discorso Letterario.

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27 aprile 1983. Si può uscire dagli anni di piombo?

RIORDINADIARIO 1983

di Ennio Abate

In questi miei appunti personali del 27 aprile 1983 è fissata la convinzione, che ancora mi guida nella riflessione sugli anni Settanta: «l’oggetto “terrorismo” non trova alcuna spiegazione soddisfacente. L’ammissione di non essere stati in grado di fermare il fenomeno o di averlo fermato con costi sociali e politici così rilevanti è rimasta a mezza bocca o addirittura respinta. Era inevitabile che si dovesse eliminare ogni movimento per sconfiggere il terrorismo? Se si risponde sì a questa domanda, bisognerà anche ammettere che il terrorismo, barbaro quanto si vuole, da noi è stato quasi un fenomeno di massa [o comunque di grande rilievo]». E mi accorgo, rileggendoli e pubblicandoli ora, che alcuni ragionamenti che ho fatto di recente su quegli anni lontani (ad es. partendo dal romanzo di Luca Visentini, Sognavamo cavalli selvaggi: qui) sono in sintonia con le cose dette in quell’occasione soprattutto da Gad Lerner («Quanto ai reati associativi, se «Rosso» tra 1973 e 1978 fu «banda armata» allora tutta la Nuova sinistra era banda armata», Romano Madera («Negare qualsiasi continuità? Significherebbe negare che non c’è differenza tra acqua, ghiaccio e vapore. Se è permesso dire certe cose per Potere Operaio allora bisogna dirle per tutti i gruppi. Se è caduta con fragore la nostra ipotesi, si deve dire che sono cadute tutte le altre [della Sinistra]»), Marco Boato («La testa in questi anni non se la sono spaccata solo i terroristi: nel 1968 e nel 1977 intere generazioni sono state devastate senza riuscire a trovare interlocutori validi: prima questi fenomeni sono stati trattati come eresie e poi, nel 1977, si è arrivati allo scontro frontale») e Alberto Magnaghi («Bisogna fare una distinzione tra partito armato, che si può criticare, e bisogno di lotta armata, che è fenomeno da capire perché nasce dalla sovversione per mancanza di sbocco politico di un movimento di massa nuovo. Altrimenti sarà la sinistra nel suo complesso a ridursi al pentitismo. Ecco la tragedia storica.»).

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«Metti un tizzone del Sud nelle nebbie di Milano…»

Un ricordo di Eugenio Grandinetti

di Ennio Abate

                                        puliti miti oscuri nostri gemelli
                                ancora vanno, operosi su incerti sentieri

                                                               (L'albero)
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