Archivi tag: bambini

Quale primavera?

di Antonio Sagredo

 
Io riprendo a camminare sul viottolo spinto
dalle novità dei bocci guardinghi come cuccioli,
come bambini che dalla soglia paterna
spiano le giostre battagliere dei gattini.
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Da “Il coraggio di essere padre”

di Lidia Are Caverni

Esiste un mondo di sentimenti lievi e impalpabili  sotto la coltre  pesante di quelli che i mass media ci impongono. Sono spesso relegati  nelle pagine delle riviste rivolte alle donne.  Lidia Are Caverni ha provato ad esplorarli con soavità   in un romanzo pubblicato nel maggio 2018 dalla Casa Editrice Progetto Cultura di Roma. Farà a pugni con i contenuti di altri post fin troppo  angosciosamente immersi nel caos della vita politica e sociale, ma il suo spazio su Poliscritture  nessuno glielo toglie. [E. A.] Continua la lettura di Da “Il coraggio di essere padre”

Breve la vita felice di Salvatore D.

di Giorgio Mannacio

1.
Il titolo di questo racconto è la parafrasi di quello di un celebre testo di E. Hemigway: Breve la vita felice di Francis Macomber. Cosa unisce questi due personaggi ? Nulla e tutto. Nei rimasugli del mio francese ho trovato una locuzione curiosa : Chateaux en Espagne che corrisponde al nostro Castelli in aria o Castelli di sabbia: insomma un progetto costruito con materiale friabili e indegni di essere utilizzati. Ecco quello che unisce Hemingway a Salvatore D.: la Spagna. Per quello che li divide si vedrà. Non ho voluto scrivere per intero il cognome di Salvatore. Posso dire che rimanda ad una città della Grecia classica e mi piace pensare che ciò attesti un’antica e quasi nobile origine della famiglia, poverissima, della quale faceva parte. Continua la lettura di Breve la vita felice di Salvatore D.

Su “L’adatto vocabolario di ogni specie” di Alessandro Silva

Illustrazione di Giovanni Munari

di Luigi Paraboschi

La storia del cammino dell’umanità ( non solo nel nostro paese ) è ricca di esempi di disastri ecologici. Da Seveso a Casalmonferrato, da Cernobil a Fukuyama, per citare quelli più noti, ogni tanto il mondo si è imbattuto in qualche strage dovuta al prezzo da pagare al progresso, ma il disastro di Taranto ed in particolare al quartiere Tamburi vicinissimo a quella che un tempo di chiamava Italsider e successivamente  Ilva, è qualcosa che si avvicina moltissimo allo sterminio di massa della popolazione condotto in modo silenzioso e che si  è perpetrato negli anni.

Ogni tanto i giornali ne riparlano. In questi giorni sta succedendo. Pare che finalmente i cosi detti “ saggi “ ( i commissari addetti al salvataggio dell’azienda in questione ) abbiamo valutato le varie offerte pervenute e deciso di assegnare la fabbrica, commissariata dal 2013 , alla cordata Arcelor Mittal-Marcegaglia per l’ammontare di 1,800 miliardi. Continua la lettura di Su “L’adatto vocabolario di ogni specie” di Alessandro Silva

Tre poemetti da “ODISSEO NOTTURNO”

di Lidia Are Caverni

Lidia Are Caverni ha scritto da una vita versi, racconti e romanzi e continua a scriverne. Numerosi sono gli interventi critici sui suoi lavori, alcuni tradotti in varie lingue. E attualmente, continuando ad interessarsi a studi di carattere antropologico, storico e linguistico, collabora con  diversi blog letterari. Nei poemetti che mi ha inviato per Poliscritture ce ne sono diversi (“Il Ciclope risvegliato”, “Proserpina”, “Odisseo notturno”)  che rielaborano le figure del mito, addolcendone  – a me pare – i tratti oscuri, ambivalenti e anche  minacciosi. Ho scelto però di pubblicare tre testi:  “La casa”, dove le figure arcaiche del mito sono assenti e un simbolo di solitudine si offre in tutta la sua dichiarata finzione; “Incantesimo”, per  la immersione quieta e solenne in un paesaggio trasognato;  e  “ Oscure meraviglie”, dove l’osservazione dei fenomeni naturali vuole essere più oggettiva. Con l’intento non  di mettere tra parentesi  la sua produzione su temi mitici ma di evidenziare la levità del suo sguardo poetico, che – mia ipotesi interpretativa – ha altre origini. (Riporto comunque in Appendice  il primo componimento omonimo di “Odissseo notturno” e invito a leggerne altri apparsi sul Web, in modo che  i lettori si facciano la loro opinione). [E. A.]

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In cronaca

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Tabea Nineo, studio, 1979

di Rita Simonitto

Minuscola storia: da poesie controcorrente all’impoetica rappresentanza dell’orrore.

Una volta scrivevo poesie. O, a dire meglio, versi. Ora non più, anche se durò a lungo la convinzione che non avrei potuto fare a meno di scriverne.  Allora che cos’era quella spinta? Una coazione? Era un gioco? Continua la lettura di In cronaca

L’aiuto della musica

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di Arnaldo Éderle

 

Ma ti viene in aiuto la musica!
C’era proprio bisogno della grande
possibilità che abbiamo noi uomini
di affidare a questi punti con l’asta
ciò che sentiamo rimbalzare nel cuore
e nella mente senza sapere cos’è.
Ci sono necessità che non sappiamo
decifrare altrimenti che non sappiamo
dichiarare o non sappiamo esprimere
con parole precise, con i segni
della convenzione: i piccoli ragni
che significano e che ci portano
luce all’intelligenza, quella cosa
che le altre presenze terrestri
sembra non abbiano. Continua la lettura di L’aiuto della musica

Il poeta e la sua città: Sagredo/Lecce (3)

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di Antonio Sagredo

Passato leccese

Lo sapevo, lo presentivo, lo sapevo.

La città scampanava di fiori le chiese,
i bambini ronzavano attorno i campanili.
Il noviziato arrossiva sotto il chiostro barocco,
i limoni scotevano l’aria dal torpore di sangue
scivolato dal turchese! Continua la lettura di Il poeta e la sua città: Sagredo/Lecce (3)

L’inspiegabile

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di Franco Nova

Questo amarissimo apologo è giocato su una intelligente costruzione di un’atmosfera che dal fiabesco passa all’horror. Il narratore ci presenta prima un gran seduttore, un «uomo sempre sorridente», gentilissimo con bambini e donne, misterioso quasi come il pifferaio magico della famosa novella dei Grimm, per immergerci subito dopo in una sequela di truculenti fattacci, che avvengono sempre alla presenza del misterioso personaggio e sconvolgono la tranquilla vita di un paese. Egli si stacca persino dalla sua funzione di narratore, canonicamente esterno ai fatti, e va in mezzo alla gente per «instillare qualche dubbio su questo stranissimo personaggio». Nulla da fare. Il finale colloquio rivelatore tra lui e l’uomo che ride – i due veri protagonisti del racconto – conferma la pessimistica visione delle cose umane che l’evangelista Giovanni (III, 19) fissò nel motto usato da Leopardì come esergo per La Ginestra: «« Καὶ ἠγάπησαν οἱ ἂνθρωποι μᾶλλον τὸ σκότος ἢ τὸ φῶς. – E gli uomini vollero piuttosto le tenebre che la luce». [E.A.]

Un uomo sempre sorridente, e anzi afferrato spesso da convulsioni di riso, arrivò un giorno in paese. Fermava tutte le persone, faceva lunghi discorsi ridendo, ma nessuno capiva che cosa dicesse e nemmeno se fosse un connazionale o uno straniero. Continuava ad offrire caramelle ai bambini e rivolgeva loro concioni che essi sembravano quasi capire da tanto ridevano assieme a lui, divertendosi moltissimo. I genitori furono inizialmente preoccupati, ma non quando appurarono che il folle, perché tale era evidentemente, distribuiva caramelle ottime, di marche ben note e costose. Dove se le procurasse nessuno riuscì tuttavia a saperlo. Continua la lettura di L’inspiegabile