La musica, dal punto di vista sociale, è un linguaggio universale, emoziona chiunque, può abbattere barriere invisibili tra le persone e può veicolare messaggi importanti. A livello individuale sono ormai accertati i benefici della Musicoterapia[1]. Io ascolto spesso su radio Vintage[2] e su YouTube[3] rock progressive italiano e cantautori italiani. Continua la lettura di Canzonette→
Quando
il pallone comparve sopra le teste dei miei compagni ondeggianti in
una fila asimmetrica, per un istante luccicò contro il cielo
metallico; si giocava alle nove della domenica, in campi senza erba,
gialli e secchi o melmosi per la pioggia. Feci appena in tempo a
vederne il bagliore che divenne subito scuro, come una sfera
sfrangiata marrone compatto che si abbassò all’improvviso verso di
me. Non avevo neppure sentito il fischio dell’arbitro e quando il
“sette” calciò, lo capii dal tonfo sordo del suo piede sinistro
sul cuoio liso. Il sogno a occhi aperti, covato più di una volta
quella domenica e in tante altre precedenti, di un tuffo
spettacolare, svanì in un attimo. Quello aveva calciato con una tale
forza che quando vidi arrivare quell’ammasso nero dritto in faccia,
mi riparai il viso e chiusi gli occhi istintivamente. Il pallone
strisciò sui pugni tesi e s’impennò in aria oltrepassando la
traversa, fui colpito sul viso soltanto da rimasugli di terra come
fossero schegge. La sabbia aderente alla superficie di cuoio, sulla
pelle, fu come carta abrasiva, tanto che comparvero alcuni puntini
rossi sulle nocche bianche per il gelo. Raramente ci davano i guanti
che rappresentavano come una sorta di status symbol, un diritto dei
più bravi, quei portieri ai quali erano riconosciute qualità
speciali. Io invece ero stato chiamato solo all’ultimo momento perché
il portiere degli juniores aveva avuto un incidente in motorino.