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Su dialetto/lingua

https://www.raiplayradio.it/audio/2019/09/quotLa-parola-che-vienequot—-Incontro-con-Giorgio-Agamben–63345dbc-9e1c-4a10-93aa-9a5cc1d38596.html?fbclid=IwAR1Il_wMGWfVq-AvpdOYYlS0tcWFI7PA6krmU5G6vUZsKpsoEfIxvnO7w6g

di Ennio Abate

Mi sono imbattuto per caso in questa intervista del 2019 di Cimatti ad Agamben su un tema – quello del rapporto tra dialetto e lingua (italiana) – che ha complesse implicazioni psichiche ma anche storiche e politiche. Il discorso di Agamben

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Ancora su dialetto e lingua. Due punti di vista

Indovinello-veronese_mini

[Cosa si cela ancora oggi nelle pieghe e nelle ombre della questione del rapporto dialetto-lingua (nazionale) troppo spesso trattata in modi accademici o, più di recente, riproposta in termini populistici o di mera conservazione dei monumenti letterari (i “nostri” classici)? Innanzitutto una lotta tra modi di vita sociali (contadini, industriali) e di civiltà (anche linguistiche) da tali modi storicamente sortite. E come ci rapportiamo oggi a questa lotta che c’è stata ed ha visto, sì, la supremazia del “mondo industriale” ma con costi talmente pesanti e a volte insopportabili da alimentare di continuo la sua contestazione e una nostalgia romantica per modi di vivere (e linguaggi: i dialetti appunto) sentiti come  più “naturali” e fin quasi a perdere di vista di che «lagrime grondi e di che sangue» la stessa civiltà contadina? Direi che in questo scambio di mail io e Paolo Ottaviani – entrambi mai sciolti dalla memoria “amorosa” dei dialetti e mai ebbri dei fasti luccicanti della lingua italiana letteraria – rappresentiamo due punti di vista vicini e distanti allo stesso tempo. Più pacificante mi pare la sua visione («Per quanto riguarda invece il plurisecolare conflitto lingua-dialetti io parlerei di “pacificazione nell’arte”»). Più drammatizzante la mia («sento in conflitto (o almeno in forte tensione) le parti in dialetto da quelle in italiano delle mie raccolte»). Per Paolo «ciò che fa da tramite tra la “grande storia” e l’infinitamente piccolo – la mia persona – è, il “suono”, l’armonia nascosta». Per me anche nel suono, anche nell’arte o poesia, la differenza/scontro/attrito (eco di quella storico-sociale) persiste; e la poesia, al di là della superficie, non è affatto «una dea pacificatrice». Due punti di vista, dunque, che è bene sottoporre, se possibile, a una discussione più ampia. (E.A.)] Continua la lettura di Ancora su dialetto e lingua. Due punti di vista

Da “Geminario”

FALò

di Paolo Ottaviani

[Pubblico il terzo e il tredicesimo componimento di Geminario, un interessante poemetto bilingue di Paolo Ottaviani «scritto in un idioletto neovolgare e in lingua italiana» e «composto da duplici canti o gemini (da cui il neologismo geminario) vergati in un idioma medievale umbro-sabino» (E.A.)]

GEMINO TERZO – I –

Vejessimo tutti
tello ra piazzetta
rusci e nìi flutti
de fiamma violetta:

– A fuocu! A fuocu!
Arde ru Teatru!
-Benanche que puocu
da ‘n viculu a ‘n atru Continua la lettura di Da “Geminario”