di Ennio Abate
Ho letto e riletto questi «Inediti 1986- 2016» (qui) con in mente il pensiero che coprono un trentennio di stagnazione e involuzione del Paese in cui viviamo. E li ho poi riordinati lungo una linea che parte dai suoi temi più generali per giungere a quelli più particolari o locali o intimi. Forzando, dunque, l’ordine espositivo forse più casuale che l’autore in un primo momento gli ha dato. La mia potrebbe sembrare scelta arbitraria di un lettore tendenzioso. E non la voglio suggerire o imporre a nessuno. Eppure, così facendo, a me pare di cogliere con più chiarezza che Attolico, pur nella costanza del tratto lirico-ironico del suo complessivo lavoro poetico, qui riveli un’oscillazione significativa, perché non è solo sua ma di molti poeti oggi ancora operanti. Anticipando la mia tesi, a me pare che in questi inediti Attolico si ritiri nella difesa di un io intimo e della sua autenticità offesa. Lo fa ironizzando (soprattutto nei confronti di alcuni letterati di fama, a cui troppo ha guardato) e autoironizzando; ma in alcuni componimenti, che poi indicherò, si toglie il suo abito palazzeschiano e svela un accenno di noi epico-politico, fondamentalmente cristiano e anticlericale, che me lo rende fraterno e più vicino ai discorsi sulla poesia esodante, che ho tentato negli ultimi anni. Continua la lettura di Sugli «inediti 1986-2016» di Leopoldo Attolico