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SCRAP-BOOK DAL WEB. Ewa Lipska tradotta da Paolo Statuti

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A due voci

– Non sarò più tua moglie.
– Non sarò più tuo marito.
– I bambini non capiranno cos’è accaduto.
– Bisogna mandarli al cinema. Continua la lettura di SCRAP-BOOK DAL WEB. Ewa Lipska tradotta da Paolo Statuti

Queimada

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di Rita Simonitto

La chiave di lettura di questo racconto sta nel suo titolo “Queimada” (= la bruciata più volte). Accompagnandosi all’esergo, esso introduce ad un discorso che intende essere più socio-politico che sentimentale e nel quale vanno in primo piano gli effetti nefasti della hýbris. La scrittura passa da un andamento lento e analitico ad uno sincopato e violento; precipitando nel finale, viene sottolineato il passaggio ad un quotidiano in cui prevale l’azione e non il pensiero. Il testo fa parte di una raccolta in via di edizione, “Vortici”, in cui l’autrice descrive, in vari racconti/capitoli autonomi, lo svolgersi di processi ‘destinali’, da intendersi però non nei termini dell’ Ananke, cioè della fatalità. Simonitto vuole suggerire che l’essere umano è il più delle volte trascinato da un evento che fa da catalizzatore tra un passato non elaborato ed un presente non comprensibile e in un certo senso ostile. [E.A.] Continua la lettura di Queimada

Tra le foglie

PENTAX Image
di Cristiana Fischer

La fotografia di una collina boscosa, al centro una casa, il testo di scrittura. Chi è l’artista della figura, chi trasmette la scrittura? Chi ha inquadrato il paesaggio da lontano (saluta e salva) chi articola e modera parole nel testo e sottoscrive un’opera che vive da sé impersonale e collettiva insieme? (Quasi in collegamento con la grafologia che analizza le firme dei dirigenti delle corporations, una sigla sull’operare collettivo.) Continua la lettura di Tra le foglie

La storia/le storie

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di Eugenio Grandinetti

La storia

La storia dei personaggi importanti,
degli eventi memorabili, la sequenza
di guerre tra gli stati e dei trattati
di pace stipulati tra i soliti potenti
mentre restano i rancori degli umili,
la storia di cui resta memoria Continua la lettura di La storia/le storie

00:00

mayoor zero sero

di Lucio Mayoor Tosi

 

Ore 04:02

Vivo in Una Casa che sembra disabitata, Nella cella di UN Programma di Scrittura. Niente di che, un bilocale con veranda e vista su Una catena di blog, Amici Molto per bene. Link.
Decine di poesie lampeggiano incompiute, alcune davvero Brutte, also se qui e là ho rammendato, inventato Nuovi accapo, sfrangiato, divelto, riscritto e Nuovamente seminato. Continua la lettura di 00:00

(domani, 2014)

Roma

di Anna  Cascella Luciani

 

 

– domani
gli amici in viaggio –
S. a Venezia – appena
il tempo per un’ombra
di bianco – così si chiamava
negli anni ’70 un bicchiere
di vino – poi di corsa
ancora il lavoro
a Milano – a Napoli –
a Roma – F. a Roma Continua la lettura di (domani, 2014)

Calabria nei miei pensieri

Luigi Amato (1898-1961) - pastello - Jennaro , pastore calabrese
Luigi Amato (1898-1961) – pastello – Jennaro , pastore calabrese

di Eugenio Grandinetti

Le poesie e la nota in appendice
sono tratte dall’ Ebook omonimo (scaricabile qui)

Le castagne

Quando d’autunno i ricci si spaccavano
al mattino in paese era un fervore
di voci che si affacciavano dagli usci,
si aspettavano sulla soglia e tutte insieme
si avviavano in montagna alla raccolta
delle castagne che già cascolavano. Continua la lettura di Calabria nei miei pensieri

I barbari

barbari  eugenio

di Eugenio Grandinetti

[Questa poesia di Eugenio Grandinetti è sconsolata, carica del malore che l’individuo oggi vive di fronte ai mutamenti minacciosi che non è in grado di controllare. Fantasmi di violenze arcaiche si mescolano con le immagini imposteci dalla TV e dai giornali dei “nuovi barbari”, gli immigrati «clandestini che sbarcano/a centinaia nella notte/protetti dall’oscurità». Un’umanità sconosciuta che sopravvive, quando ci riesce, nella desolazione e nel rischio. Ma che mette paura e induce alla chiusura altra umanità che, disagiata o in crescente difficoltà per la crisi, si va chiudendo in difesa: «non c’è/modo di liberarsene/se non starsene a casa/chiusi come in un carcere». Carceri a cielo aperto per loro, casa mutata in carcere o fortezza per noi, dunque? Vie d’uscita non se ne vedono. Anche perché l’individuo sente  di essere minacciato non solo da loro – i barbari, i clandestini, gli immigrati – ma anche da quelli che parrebbero più simili a lui: i veri padroni di uno spazio che solo con una forzatura può essere ancora chiamato la «nostra terra». E costoro furono pur essi in passato barbari, invasori e predatori ora però legalizzati e legittimati («perché agiscono/ secondo legge») e inattaccabili. La sconsolatezza si coglie anche nella forma del componimento: la versificazione è irregolare; il lessico basso, cronachistico, scabro; il ritmo fluente ma monotono e senza pause. Tutto va decisamente, come una buona parte della poesia d’oggi, verso la prosa, fino a confondervisi quasi. (E.A.)]

Come barbari che invadono
con violenza, che abbattono
mura e schiere
di difensori, che irrompono
nelle case e depredano
e stuprano ed uccidono; Continua la lettura di I barbari