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A Vocazzione (prova 1)

Narratorio (versione 2021)

di Ennio Abate

DAL CAPITOLO I: BRACIERE, FREDDO, LETTURA, PREGHIERE, PAURE

Madre e figli si scaldarono durante le sere invernali attorno a quel braciere. L’aveva usato a Casebbarone  nonna Fortuna e prima di lei altre ignote nonne. Ora asciugava un po’ l’umido della stanza, che restava freddissima.  Ogni tanto Nunuccie o Eggidie mettevano sulla brace scorze di mandarino per sentire, mentre bruciavano e facevano fumo,  l’odore acre che gli piaceva. Si scaldavano loro tre. Il cielo – gli squarci di cielo nelle finestre – era scuro.  I ragazzi avevano geloni violacei sulle orecchie e la pelle sul dorso delle mani gli si screpolava. Nannìne, per combatterlo quel maledetto freddo, lavorava coi ferri gomitoli di lana grezza e giallastra per dare ai figli  maglie pesanti. Per tenergli il petto al caldo, anche se pungevano sulla pelle quando i ragazzi le indossavano. Continua la lettura di A Vocazzione (prova 1)

A vocazzione. Pezzo in lavorazione (1)

Via Sichelgaita 48 – Salerno 2017 ( da Google Maps)

di Ennio Abate

Capitolo 2

 

A vocazzione inizia a Salierne? Sì, in via Sichelgaita 48. Nell’appartamento al terzo piano che Mineche aveva comprato e abitava con Nannine, quando si era congedato da carabiniere e s’era sposato con lei. Ah, non a Casebbarone!  Eh no,  là, nella casa di sua madre Fortuna, la sarta,  Nannine aveva partorito    nel ’41 e nel ’42 e criature –  Chiero e Eggidie. C’era tornata per lo scoppio della guerra.  Perché Mineche era stato richiamat’e sotto le armi.  Ma c’era  ‘nmiezze pure nu suicidie.  La sua vicina di via Sichelgaita, a mugliera e nu ferroviere, s’era buttata dal ponte di via Arce sui binari sotto  un treno. E Continua la lettura di A vocazzione. Pezzo in lavorazione (1)