Voglio ricordare pubblicamente la mia amica Lynda Myles. Per me è stata un bellissimo regalo ricevuto quando, a 66 anni, non mi sarei mai più aspettata di cominciare una nuova vera amicizia.
Ci siamo conosciute frequentando assieme una palestra; ed è stato amore a prima vista. Ero stata colpita dal suo humor, dalla sua allegria, dalla sua empatia e dalla sua bellezza. Lynda aveva 74 anni ed era ancora bellissima, di una bellezza che irradiava dall’interno e traspariva dai suoi occhi. Continua la lettura di Lynda→
L’altra sera sotto una raggiante super-luna blu abbiamo assistito gratis, al Public Shakespeare Theater in Central Park, ad una splendida d rappresentazione ella Tempesta. Il palcoscenico è circondato dai più iconici scorci di Central Park e spesso, durante gli spettacoli, un orsetto lavatore, che ormai fa parte del cast permanente, li attraversa.
Nato dalla visione democratica di Joseph Papp (drammaturgo, regista e attivista politico), il Public Theater è PUBBLICO, e continua a realizzare il motto del suo manifesto: “Il Public è il Teatro Del, Dal e Per tutto il Popolo.”
Nel 1957 quando Joe Papp e il suo gruppo decisero di fare un passo coraggioso mettendo in scena la loro prima produzione di Shakespeare a Central Park, La Bisbetica Domata, in uno storico spettacolo all’aperto, dovettero affrontare difficoltà finanziarie, opposizione politica e persino minacce contro l’esistenza del Teatro di Shakespeare. L’incrollabile determinazione di Papp, il sostegno del suo team e quello della comunità ebbero, però, un ruolo fondamentale nel superare queste sfide. E, anzi, pochi anni dopo Valerie e George T. Delacorte jr., contribuirono con una grande donazione alla sua costruzione. Da allora lo Shakespeare Theater ha anche il nome di Delacorte Theater. Continua la lettura di Un teatro gratis per tutti→
Con questo prima articolo ha inizio la collaborazione a Poliscritture di Raffaella Ferraiolo Depero. La sua rubrica si chiamerà “Pensieri su New York e sull’America poco conosciute”.[E.A.]
Buon Juneteenth a tutti! Com’è bello avere questa “nuova” festa ufficiale! Ovviamente, nella comunità nera, non c’è niente di nuovo al riguardo: le celebrazioni si svolgono in questo giorno dal 1865. Letteralmente Juneteenth è la fusione di June (Giugno) e ninetheenth (19esimo). Storia della festa. Juneteenth è la festa che, in tutti gli Stati Uniti, onora la celebrazione della data, 19 Giugno 1865, in cui il generale Granger annunciò, in Texas, che gli americani ridotti in schiavitù erano liberi. Gli afroamericani, da allora celebrano quell’evento ogni anno.L’annuncio mise finalmente in atto anche in Texas la proclamazione di emancipazione, che era stata emessa quasi due anni e mezzo prima, il 1 gennaio 1863, dal presidente Abraham Lincoln.
Gli stati Confederati mal digerirono la proclamazione di emancipazione, e continuarono a ereggere oltraggiose statue per marcare i territori dei Bianchi e ancora oggi spesso si dichiarano apertamente razzisti. Di tutto ciò scriverò in un altro episodio.
Per ora continuiamo con la storia di Juneteenth.
Dopo la brutale uccisione di George Floyd, un uomo di colore di 46 anni, da parte della polizia di Minneapolis nel maggio 2020, migliaia di persone in tutti gli Stati Uniti si sono riversate nelle strade in segno di protesta. Il razzismo sistemico, intrinseco nella cultura istituzionale della polizia di quasi tutta l’America, ha permesso e causato l’uccisione di George Floyd, di Breonna Taylor, di Amaud Arbery, di David McAtee e di molti altri Black, i cui nomi sono diventati un grido di battaglia per un cambiamento in tutto il paese, dando nuova energia al movimento Black Lives Matter.Sulla scia delle proteste a livello nazionale contro la brutalità della polizia, nel 2020 la spinta per il riconoscimento federale di Juneteenth ha acquisito nuovo slancio e il Congresso ha approvato la legislazione nell’estate del 2021. Il 17 giugno 2021, il presidente Biden ha firmato il disegno di legge, rendendo Juneteenth l’undicesima festa riconosciuta dal governo federale. Durante una cerimonia alla Casa Bianca, Biden ha reso onore a Opal Lee, un’attivista che all’età di 89 anni ha percorso a piedi il cammino da casa sua a Fort Worth fino a Washington, DC, e l’ha definita “la nonna del movimento per rendere Juneteenth una festa federale”.
La festa è anche chiamata “Juneteenth Independence Day”, “Freedom Day” o “Emancipation Day”. Lo scrittore Ralph Ellison chiama Juneteenth “la celebrazione di una sgargiante illusione”, perché celebrare questa festa non è sufficiente per iniziare a riparare quello che è a pezzi. Finché tutti non saranno liberi, nessuno lo sarà, finché c’è razzismo non possiamo illuderci di sentirci più liberi di quanto siamo realmente. Michael Moore indica la parola “Riparazione” come una delle parole/idee che fa più paura alla America repubblicana bianca. Angela Davis parla di “immaginazione radicale”: È fondamentale credere che il mondo che vuoi che esista possa arrivare.
Juneteenth è la festa di una illusione ma è anche la festa della speranza. Essendo la più antica commemorazione della fine della schiavitù in questo paese, Juneteenth occupa un posto speciale nel cuore dei Blacks, ma la giornata viene sempre più spesso celebrata da persone di tutte le etnie in un discorso di inclusione globale che include tutte le razze. Juneteenth è quindi una gioiosa festa della speranza e della gioia. Juneteenth è commemorata in tutti gli Stati Uniti con musica, arte, cibo e fuochi d’artificio. Alcune celebrazioni si svolgono tra le famiglie nei giardini dietro casa. Alcune città, come Atlanta e Washington, organizzano grandi eventi, tra cui sfilate e festival. A New York gli spettacoli, affascinanti e tutti “free”, sono innumerevoli. Noi siamo andati a Central Park, in una zona abitata due secoli fa da una comunità nera, per uno spettacolo di Spirituals e Afro Jazz e la sera siamo andati al Lincoln Center per uno spettacolo di gioia e Jazz che è durato tutta la notte. Pubblico qui qualche clips.
Raffaella Ferraiolo Depero è nata a Gubbio (Perugia) nel 1947 e vive dal 1988 a New York. Ha insegnato informatica negli Istituti Tecnici Commerciali di Roma e poi Computer Science nella Dwight School di New York. Fa parte del Gruppo NYCIST (New York City Independent School Technologists) e del Gruppo NYSAIS, Associazione di più di 200 scuole indipendenti. In collaborazione con la Scuola della Nazioni Unite ha organizzato e ospitato alla Dwight School un congresso di tecnologia per Scuole appartenenti al Gruppo NYSAIS. Ha scritto poesie mai pubblicate e, nel 2010, un libro digitale sulla storia dei suoi genitori durante la Seconda Guerra Mondiale, «Racconti di guerra e di lontananza». In Italia ha partecipato nel 1969 alle proteste contro la guerra in Vietnam, ai movimenti femministi degli anni ’70 e alle lotte degli insegnanti COBAS contro I fondi statali alle scuole private; e lavorato come volontaria nei Consultori Famigliari a Roma nei quartieri Tuscolano e Tufello. Negli Stati Uniti ha partecipato alle proteste contro la Guerra in Iraq, co-fondato il gruppo di Resistenza contro Trump, reSisters, e fa parte dei gruppi INDIVISIBLE, MOVEON, SWING LEFT e Upper West Side Action Group.