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FRAMMENTI DI UN DISCORSO SU FRANCO FORTINI NEL 2025 (4)

 

Intervento di Maurizio Gusso su Fortini e Giacomo Noventa; sulle canzoni  scritte da Fortini; sulla particolarità  del suo marxismo.

 

* 21 febbraio 2025. Presentazione di “Nei dintorni di Franco Fortini (Letture e interventi (1978-2024)” presso Punto 165 a Cologno Monzese. Riprese di Gianfranco Liparulo 


FRAMMENTI DI UN DISCORSO SU FRANCO FORTINI NEL 2025 (1)

Frammento 1. Gilberto Garbellotto: “c’è una frase della Rossanda nel testo che vi è stato distribuito che parlando appunto di Fortini dice: non espose mai tormenti che non fossero della ragione”

* 21 febbraio 2025. Presentazione di “Nei dintorni di Franco Fortini (Letture e interventi (1978-2024)” presso Punto 165 a Cologno Monzese. Riprese di Gianfranco Liparulo 

Quotidiano e storia. Chi gioca a nascondino?

LE SAGRE SONO SACRE E NON FINISCONO MAI

di Samizdat

Che pacchia sarà per me salire sul “Trenino itinerante GRATUITO per tutti”, ripetere i “Giochi di una volta”, tornare sulle“Giostre”, rievocare ”una tipica fattoria contadina con carri e animali”!

Gaza continua ad essere bombardata, in Ucraina si continua a morire, le Borse crollano ( “un crollo delle borse simile a quello visto tra venerdì scorso e ieri non lo si vedeva dal «Lunedì nero» del 1987 o dai tempi della pandemia, Andrea Fumagalli economista), i rischi di una guerra in Medio Oriente crescono.

Eppure, imperterriti e giulivi, i nostri Amministratori si mobilitano solo per rispondere alle accuse del loro “collega Consigliere Comunale di Fratelli D’Italia”.

Il piccolo (e falso) mondo antico, fatto a misura degli “operatori commerciali colognesi”, deve continuare. Grazie per la somministrazione del vostro oppio quotidiano, Amministratori!
E continuate a cullarci nel sonno della ragione.

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No alla Giornata della memoria calata dall’alto

di Ennio Abate

Sulla pagina FB di Sei di Cologno Monzese se… sotto questo post:

avevo lasciato il seguente commento:

Ennio Abate
Lo storico Claudio Vercelli a proposito di Giornate della Memoria imposte dall’alto:
"Ha riscontrato al riguardo lo storico e filosofo Enzo Traverso che l’ossessione commemorativa dei nostri giorni costituisce allora il prodotto del declino dell’esperienza trasmessa, in una società che ha perso i propri punti di riferimento, spesso accompagnata da una violenza insensata, senza altro oggetto che non sia il bersaglio occasionale del capro espiatorio, e da un sistema sociale che tende a cancellare le tradizioni (ovvero, il convincimento che il presupposto per dotarsi di un domani riposi nella consapevolezza del passato) così come frantuma le esistenze riconducendole a molecole di un sistema invece complesso, come tale al limite dell’incomprensibile per i più. Se ci si vuole risparmiare le pedanti e inette pedagogie dell’obbligo, allora forse bisognerebbe liberare il nostro bisogno di memoria (e di storie) dal vincolo della sua mera istituzionalizzazione. Poiché quest’ultima rischia invece di svuotarne i contenuti dall’interno. Il problema, in fondo, non è il pronunciarsi sulla maggiore o minore pertinenza di una ricorrenza civile ma sul modo, gli strumenti, i criteri con i quali diciamo di volere ricordare. Il resto, in fondo, rimane un campo aperto ad opportunità ed esperienze.
Dalla pagina FB di Claudio Vercelli del 27 gennaio 2022)

Ne è seguito questo scambio:

Cosimo Vincenzo Sansalone
 non si capisce perchè i richiami storici istituzionalizzati o meno debbano svuotare di significato le ricorrenze.E ancora meno si capisce cosa propone come alternativa Enzo Traverso alla “banale” ricorrenza.

Ennio Abate
Non si capisce? Ma basta guardare i fatti. A te sembra che le annuali ricorrenze del 25 aprile abbiano prodotto una crescita politica e un maggior rispetto della Costituzione antifascista? E allora come ti spieghi Acca Larenzia di qualche giorno fa, Casa Pound, etc.? O che le Giornate della memoria abbiano diminuito l’antisemitismo (palese o mascherato)?
Cosa propone Claudio Vercelli (non Enzo Traverso che egli cita all’inizio del suo scritto) mi pare chiaro: non contesta la “ricorrenza civile” ma il “modo, gli strumenti, i criteri con i quali diciamo di volere ricordare”. Per me in soldoni dice che la Giornata della Memoria non può essere un precetto imposto dall’alto, il racconto spesso retorico di una tragedia che viene usata come esorcismo per convalidare la “democrazia”: quella stessa che fa e sostiene le guerre. Ora in Ucraina. O tace e appoggia il massacro a Gaza in risposta al “pogrom di Hamas”da parte dello Stato di Israele, che lo giustifica in buona parte anche in nome dello sterminio subito dagli ebrei durante il nazismo.

P.s.
Dietro la Giornata della Memoria c’è un problema enorme che viene banalizzato a rito propagandistico. E’ questo che non va. Per dartene un’idea ti riporto qui lo stralcio di un altro scritto (del 2015) di Stefano Levi Della Torre, che tra l’altro parteciperà a Cologno all’incontro del 19 gennaio all’Auditorium di Via Petrarca proprio sul conflitto a Gaza:
«Ora, il dibattito sull’ “unicità” ha via via acquisito un forte connotato politico. La tesi dell’ “unicità” esclusiva della Shoà è diventata prerogativa della destra nazionalista israeliana ed ebraica: in quanto proclama l’unicità esclusiva degli ebrei come vittime dell’estremo, è piegata a giustificare ogni azione dei governi di Israele come “legittima difesa” preventiva, come diritto di prevaricare, in nome della sicurezza, i diritti del popolo palestinese e il diritto internazionale, che pure si è andato formando ispirandosi in gran parte a principi desunti dall’esperienza della Shoà. In nome di questa interpretazione esclusiva dell’“unicità”, ogni ostilità palestinese verso l’occupazione israeliana viene equiparata alla minaccia estrema nazista. E con ciò si vuol tacitare ogni critica politica e morale alla colonizzazione israeliana dei territori occupati, e al sistematico contrasto a ogni occasione di trattativa e di compromesso di pace. Di contro, coloro che considerano la memoria della Shoà come permanente allarme sulle atrocità di massa contro ogni gruppo umano da chiunque messe in atto, rifiutano questo sfregio strumentale della memoria esclusiva della Shoà: memoria inclusiva contro memoria esclusiva, universalismo e diritti umani contro la degenerazione nazionalistica della memoria».

Verniciare di tricolore le periferie?


di Ennio Abate

Nel mio ormai pluridecennale diario/archivio della colognosità  ieri ho depositato questa nuova perla comparsa sui social di Cologno Monzese:

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La polis che non c’è

Appunti per ripensare il discorso politico su Cologno

di Ennio Abate

Pubblico i 17 appunti con note già comparsi su POLISCRITTURE COLOGNOM da agosto ad oggi. Le immagini riprendono luoghi della città da me fotografati negli anni scorsi. [E. A.]

1. Diciamo spesso di voler partire dalla realtà di Cologno. Ma qual è la sua realtà? La recente uccisione della giovane Sofia Castelli (ma prima – e già dimenticato – c’è stata quella di Maria Begoña Gancedo) è una riprova che non la conosciamo davvero e a sufficienza. Nelle sue pieghe più profonde la vita sociale di Cologno (e in particolare la condizione dei giovani) resta, malgrado le buone intenzioni, un fatto abbastanza oscuro per chi fa politica.

2. Meglio non illudersi o illudere gli altri. E’ bene sapere che anche le analisi più scientifiche della Cologno reale da parte dei cittadini o degli amministratori – sempre auspicabili e necessarie – possono aiutare a risolvere (ma mai in automatico) i problemi (o una parte di essi) che ci assillano. E tali analisi saranno sempre mescolate, condizionate e spesso travisate dalle immagini di Cologno prodotte dalle storie e dalle memorie (personali e collettive), dalle diversità economiche, professionali, culturali che a volte ci uniscono e a volte ci contrappongono.

3. Quali sarebbero queste immagini di Cologno? Da quando (1964) vi abito ho sentito parlare di Cologno: come paese, città dormitorio (o d’immigrazione), periferia (rispetto alla metropoli Milano) e – più recentemente suggestionati forse dalla presenza di Mediaset del fu Signor B.) – di città della comunicazione (o di servizi). [ii]

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Adulti e giovani

Per una riflessione collettiva sull’uccisione di Sofia Castelli
USCIRE “DI PIANTO IN RAGIONE”

di Ennio Abate

Stasera parteciperò alla fiaccolata per ricordare Sofia Castelli, la ragazza uccisa dall’ex fidanzato. Con questi pensieri in testa.
 

In questo momento di lutto cittadino per l’uccisione di Sofia Castelli da parte del suo ex fidanzato, Zakaria Atqaoui, è bene ricordare il motto: «Avevo vent’anni. Non permetterò a nessuno di dire che questa è la più bella età della vita», con cui lo scrittore francese Paul Nizan cominciò «Aden Arabia» (1931), il suo primo romanzo.
E’ solo un motto, ma fa capire che si soffre parecchio (anche o soprattutto) da giovani. E potrebbe aiutare a liberarsi dalle visioni false ed edulcorate sulla gioventù (di ieri e di oggi).
Perché dobbiamo capire che, tranne poche eccezioni, è spesso un’illusione pensare che adulti – genitori, preti, professori, psicologhi, assistenti sociali, politici- siano in grado di capire e aiutare i giovani e le giovani a uscire dalle inquietudini oscure della vita amorosa e sessuale (e anche dalle altre che riguardano i rapporti familiari, di lavoro, di studio, di tempo libero). O che le Istituzioni – dallo Stato alle Regioni, ai Comuni – possano intervenire in questi drammi e tragedie. Purtroppo il compito fondamentale delle Istituzioni resta quello di sorvegliare e punire (Foucault), anche se ascoltiamo di continuo da molti suoi rappresentanti dichiarazioni di vicinanza e di buona volontà.
I drammi ci sono ogni giorno e le tragedie si ripetono. Da ex insegnante, marito, padre, abitante di Cologno Monzese dal 1964 e politico (fuori dai partiti), ne ho visti troppi di giovani e giovani spegnersi, rassegnarsi o perdersi nella tossicodipendenza, nella solitudine, nella follia. Come ho visto troppi miei coetanei o meno anziani di me chiudersi in se stessi, farsi vanto del proprio benessere raggiunto, temere di perdere qualcosa di quel che si erano conquistati, reagire con cinismo all’aggravarsi dei problemi sociali. E so che, con la crisi della democrazia. sia l’esercizio della funzione educativa da parte degli adulti che quella di domandare. criticare e porre problemi da parte dei giovani incontreranno più impedimenti che in passato.
Oggi noi adulti, che pure (ma ormai nei lontani anni ’70) avevamo tentato di cambiare il mondo e noi stessi, non siamo più in grado di indicare quale nuovo mondo potrà sostituire questo in crisi o decrepito, che ancora abitiamo. i giovani e le giovani venuti/e dopo di noi, i miei figli, i miei nipoti, si ritrovano più soli ad affrontare divieti o miraggi ancora più pesanti di quelli che noi sfidammo. E il sogno d’amore (Melandri) e il disamore sempre in agguato possono scatenare passioni distruttive e autodistruttive, sempre terribili. Come tanta letteratura e film ci hanno sempre mostrato.
Non so quanto questi nuovi divieti e nuovi miraggi abbiano condizionato il rapporto tra Sofia Castelli e il suo ex fidanzato, Zakaria Atqaoui. E, perciò, taccio e aspetto di capire.
So, però, e devo dirlo anche in questo momento di lutto che quella Cultura della Libertà, che in alcuni momenti – Risorgimento, Resistenza, 1968-’69 – ha squarciato il cielo spesso pumbleo e servile della storia d’Italia e che oggi appare morta, va – non so come o quando – ricostruita in forme nuove. Da noi per quel che ci resta da vivere. Da altri – adulti e giovani – che verranno.

 

A che punto è a nuttata a Cologno Monzese

Riordinadiario maggio 2023

 di Ennio Abate

“Ci sedemmo dalla parte del torto [del 51, 91% dei non votanti o schede nulle] visto che tutti gli altri posti erano occupati [dalle coalizioni dei partiti]”
(B. Brecht rivisto nel 2023 a Cologno Monzese) Continua la lettura di A che punto è a nuttata a Cologno Monzese