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Clorinda

cologno 2

di Ennio Abate (da Samizdat Colognom n.1, dicembre 1999)

[Un resoconto di un incontro a Cologno Monzese con una giovane immigrata cilena. Un semplice, impotente  sguardo sulla vita condotta da gente come noi in uno spazio minimo e in una condizione di precarietà. Siamo negli stessi  precisi luoghi dove altri immigrati, provenienti dal Sud Italia o dal Veneto povero,  avevano provato negli anni ’50 e ’60 ansie e sofferenze simili.]

Piove. Io e la signora Onofria entriamo da uno stretto cancelletto. Lasciamo gli ombrelli all’esterno su uno stendipanni al riparo carico di indumenti stesi ad asciugare. Nella parete di sinistra della stanza c’è una cucina di quelle componibili. In fondo uno stretto ripiano e alcune sedie da bar. A destra una porta chiusa. Sarà forse la stanza da letto. Poi c’è uno stanzino. Vedo sacchi ripieni di abiti e, mi pare, un lettino. Di là c’è un’amica ecuadoregna di Clorinda, che s’affaccerà per salutarci solo alla fine del colloquio. I bambini sono a scuola. Continua la lettura di Clorinda