Archivi tag: contadini

Una ricerca storica sulla Basilicata tra 1740 e 1860

La Basilicata verso l’Unità d’Italia
– origini della Questione Meridionale – 1740 – 1860

E’ uscito con un ritardo di decenni –  segno sintomatico del degrado culturale  italiano dagli anni ’80 del Novecento ad oggi e della cancellazione della cultura della sinistra in questo Paese –  un libro di storia sulla Basilicata. L’ha scrittodi Giuseppe Natale – amico e studioso e, di recente, anche collaboratore  di Policritture -, il cui percorso di vita e di lavoro in varie occasioni si è incrociato in passato con  il mio. Lo segnalo volentieri proponendo  due brani: uno dalla presentazione di Giovanni Caserta – scrittore, storico, critico letterario e autore di una Storia della letteratura lucana (1993); e un altro con la spiegazione che l’autore dà sia della nascita della sua opera nel clima  di grandi speranze spuntate con il movimento studentesco del ’68 nella fucina intellettuale che fu l’Università Statale di Milano  in quegli anni – Franco Della Peruta e Lucio Gambi, ricordati da Giuseppe, furono tra l’altro anche miei professori –  e  sia della (forse paradossale e per me più incerta) attualità della gramsciana questione meridionale. Le vecchie botti del ’68  contengono ancora del buon vino. Assaggiatelo. [E. A.] Continua la lettura di Una ricerca storica sulla Basilicata tra 1740 e 1860

Su “Resurrezione” di Tolstoj

di Giorgio Riolo

Per altre considerazioni su Tolstoj e sulla nota introduttiva di Riolo ad Anna Karenina, vedi in Poliscritture (qui). [E. A.]

I.

Tolstoj nella sua esistenza si muove entro polarizzazioni nette. Come avviene spesso in uomini e donne alla ricerca di un senso della vita e messisi in un cammino, il più delle volte accidentato, di autoperfezionamento.

Dalla adolescenza e dalla giovinezza, pur entro la sua condizione di proprietario terriero e di uomo privilegiato e dominante, la polarizzazione è vita autentica-vita inautentica. Poi la cosa si precisa ed è la grande questione del rapporto con i contadini, il vero soggetto positivo che illumina il cammino, correlata all’altra grande questione della legittimità o meno della proprietà della terra. Continua la lettura di Su “Resurrezione” di Tolstoj

La disgrazia dell’espressionismo

Intervista di Ezio Partesana a Tiziano Marasco sopra il romanzo di Vladislav Vančura Campi di grano e campi di battaglia

Pubblico questa bella intervista che rafforza l’attenzione verso un autore importante e dimenticato sul cui nome, grazie ad Antonio Sagredo, anche Poliscritture ha cominciato (qui) a togliere la polvere. [E. A.]

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Gli zingari

di Angelo Australi

Il campo scendeva dalla collina dove c’era il podere de ‘le Coste’. Oltre la colonica, sul fianco posto a levante, si apriva un largo paesaggio di costoni argillosi che ricordavano i canyon dell’Arizona. In passato la località era stata abitata da una famiglia di contadini imparentata con quella di suo cugino Sergio, mentre adesso ci vivevano dei pastori sardi. In linea d’aria le due case erano distanti meno di un chilometro, piantate su colline che da ogni parte si girasse lo sguardo finivano per controllare tutto il podere e la gola dove cresceva un fitto bosco.

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Le enurie

Traduzione dallo spagnolo di Franco Tagliafierro

di Francisco Solano

Vengono da tutte le parti: sono le enurie, le stesse che mi visitavano quando ero in collegio. I miei compagni dormivano sotto le coperte insufficienti, e io rimanevo sveglio, intirizzito come loro, con gli occhi assorti nel buio. Vengono, come allora, dentro le correnti fredde che annunciano un inverno precoce. Non ho mai parlato delle enurie, e forse sono io l’unico a sapere della loro esistenza. La mia testimonianza è inutile: non si può dire un segreto senza bruciarlo. Perciò devo affrontarle senza che nessuno mi aiuti,

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Mi diceva Anastasia

di Arnaldo Éderle

La tremenda storia della  Russia invasa dalle divisioni di Hitler viene narrata attraverso un duplice filtro: il racconto di una donna russa, Anastasia,  e la rielaborazione dell’autore italiano, che la riporta incantato come un bambino-poeta.   Veniamo a sapere della bella, piacevole e pacifica vita  di ricchi  contadini e  dell’orrendo spettacolo di cadaveri tra la neve. Il prima, il poi…Le ragioni della  guerra? Questa poesia non le sfiora. [E. A.]

Mi diceva Anastasia che i suoi parenti
siberiani erano molto ricchi,
russi con tanti rubli che investivano in
elargizioni volontarie alle loro famiglie che
spesso vivevano in Moldavia e lì passavano la loro Continua la lettura di Mi diceva Anastasia

i fuochi di carnevale

Immagine di Nilo Australi

di Angelo Australi

 

Stavano percorrendo una piccola pianura delimitata da balze sostenute da una ricca vegetazione in arbusti di ginestra, erica, di lentisco e olivastro, mentre alcune piante di corbezzolo e alloro sporgevano dalle coste come bracci protesi nel vuoto. Se in alcuni punti il terreno  aumentava dando respiro ai campi coltivati, in altri la valle era così stretta che l’auto quasi lambiva le pareti fatte di creta e pietrisco. Alla base di questi canyon in miniatura ogni tanto si presentava una grotta che i contadini utilizzavano per deposito degli attrezzi con cui lavoravano la terra, e una zona recintata dove dei polli ruspavano in cerca di cibo; mentre sulle cime pianeggianti dell’altopiano si sviluppava una folta boscaglia di lecci, castagni e cipressi. Era un rettilineo di alcuni chilometri che rasentava un torrente nascosto tra gli alberi e la fitta macchia di rovi, se fosse sopraggiunto un veicolo che viaggiava in senso opposto, la strada era stretta al punto di non potersi scambiare per consentire il passaggio. Continua la lettura di i fuochi di carnevale

Simulacri e nuovi germogli

Il Gabellino per Velio0001

Ancora una riflessione sull’esperienza della rivista “Il Gabellino”

di Velio AbatI

La parabola della rivista “Il Gabellino” descritta perfettamente da Walter Lorenzoni (qui) è parte della vicenda della Fondazione Luciano Bianciardi. Una piccola storia, di un’area geografica e sociale marginale come la provincia di Grosseto. Tuttavia può ammaestrare sull’epoca.
Sono convinto che la sofferenza più grande nel nostro tempo sia la ferita dell’impotenza. E dico ferita nel senso di strappo interiore, silenzioso, oscuro. Impotenza: dell’agire, certo; ma anche del comprendere, del vedere il domani. Continua la lettura di Simulacri e nuovi germogli