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2 prove e 3 carte

cartapesta lecce

di Antonio Sagredo

 

Prova n.° 1
(ragnatele)

Non puoi andare oltre il sor/riso di una scrittura,
 il segno che ti dono è il diniego del tuo gesto.
 Non attendere che l’orrore quotidiano sia la tua natura:
 il tempo è malato e fuori del suo delirio - io resto. Continua la lettura di 2 prove e 3 carte 

Del fine vita e dintorni

buona morte

di Luca Chiarei
Non tutti i libri sono “belli” da leggere, non tutti i libri sono piacevoli ma non per questo valgono meno la pena di compiere lo sforzo per arrivare all’ultima pagina. Uno di questi è il libro di Andrea Tarabbia “La Buona morte” Manni editore. Il titolo provoca subito un primo disorientamento per quello che potremmo considerare un ossimoro: come è possibile che la morte sia “buona”? La contraddizione leggendo il libro si rivelerà subito apparente. Continua la lettura di Del fine vita e dintorni

Allegretto ma non troppo

The Red Sun Painting by Joan Miro; The Red Sun Art Print for sale

di Giulio Stocchi

In segno di stima,  affetto e incoraggiamento da parte di molti amici pubblico questi versi di Giulio Stocchi ora impegnato contro un altro Nemico. [E. A.]

a Deborah

Guerra intestina

E’ curioso
per uno che ha sempre

predicato

la ribellione

vedere il proprio corpo
ribellarsi Continua la lettura di Allegretto ma non troppo

Su comprensibilità e incomprensibilità in poesia

cusumanomiro

 Miro Cusumano,R.m/g.b.a 76

di Massimo Parizzi

Per me questa discussione (qui) è stata tutta interessante. Ma riguardo a un tema in particolare, la “comprensibilità/incomprensibilità” in poesia, vorrei cercare di dire qualcosa su questioni che, stranamente, mi sembra non siano state toccate. Scusate se comincio con ricordi personali. Continua la lettura di Su comprensibilità e incomprensibilità in poesia

Das Ding. Rovesciamenti di prospettiva

magritte 1

di Rita Simonitto

[Quanti sé convivono in ciascuno di noi? Perché tanto smarrimento quando ascoltiamo (o siamo costretti ad ascoltare) i “messaggi” che il corpo ci manda? Serve poi a qualcosa ascoltarli? E tra ascolto allarmato del “dentro” (il corpo) ed ascolto altrettanto allarmato del “fuori” ( i medici a cui ci affidiamo, ma…) che relazione c’è? Esiste un limite chiaro tra ciò di cui vale la pena occuparsi e ciò che va trascurato? Più che una lamentazione sfiduciata o una critica al sistema medico, l’autrice, con molta ironia, vuole raccontare un’esperienza ancora più complessa: l’incontro con l’ineffabile, la Cosa senza Nome, Das Ding, appunto,  con la quale il ‘corpo’ (nostro ma non nostro)  ci impone, in circostanze quasi sempre impreviste, di fare i conti. (E.A. e S.D.)]

Si può dire che tutto cominciò da una mosca, o, a dir meglio, un moscerino. Di quelli che ti infastidiscono l’occhio e tallonano come segugi la pista del tuo sguardo quasi a non volersi sentire esclusi da niente.
Miodesopsie vengono chiamati questi effetti legati a imperfezioni nella trasparenza del corpo vitreo. Un nome simpatico, che suona bene e non fa nemmeno tanta impressione, anche se poi il fenomeno può degenerare creando seri problemi alla vista.
La sappiamo lunga su questi trucchetti linguistici per cui ‘operatore ecologico’ è più gradevole che ‘spazzino’! Così la vita ci sembra più amabile, più tollerabile.
Ciò accade anche quando ci riferiamo al corpo chiamandolo ‘nostro’.
Sappi che esso non è per niente ‘tuo’: è solo un modo di dire, che usi per darti una certa importanza, sentire che possiedi qualche cosa, che hai potere su qualche cosa. Continua la lettura di Das Ding. Rovesciamenti di prospettiva

Un’Atala nera………

ATALA a freni interni (12)

di Luigi Paraboschi

Era un’ Atala nera, versione “ turism “oggi si direbbe , il mezzo
che dopo la guerra l’ amministrazione comunale ti assegnò
per gli spostamenti verso le frazioni, e ti accompagnò,
-spesso condotta a mano- come una parte del tuo corpo,
fino alla pensione, e mamma quando mandava me a rintracciarti
diceva “ sèrca la biciclétta, al sarà al Venezia a zugà al bucc’ ” . Continua la lettura di Un’Atala nera………

Ombra inesplorata del padre mio

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di Ennio Abate

Guagliò, non devi rubare un carezza!
Puoi abbracciare, essere corpo baciato, non ladro che fugge nel suo batticuore.
Non prede da mordere siamo, ma continenti e possiamo combaciare.

Del piacere che bambino mi facesti provare
resta il ricordo d’una gelida sera sotto Natale
quando, per placare l’ansia che cresceva
col buio della sera e il ritardo di mamma Continua la lettura di Ombra inesplorata del padre mio