Vorrei scrivere qualcosa su mia madre.
Mia madre era bella, capelli neri, pelle bianca, occhi brillanti, un ovale del viso senza eccessi. Io ero la prima figlia, e la adoravo, la ammiravo, allegra e bella.
Ma lei era legata, figlia e moglie, il padre era un gerarca fascista, il marito (mio padre) che la amava, la tradiva.
Dormivo con lei quando faceva freddo, ero bambina e e mettevo le mani e le gambe nel suo corpo, per farmi scaldare: così mi invitava.
Lei volle sempre che mi emancipassi, che diventassi padrona della mia vita, che non vivessi di sogni maschili.
Bella com’era, non posso dimenticarla.
Per questo le genealogie maschili non mi riguardano. Fossi io bella com’era lei!
(Comunque avevo occhi chiari, come il padre e la sua famiglia.)
Ora lei la ricordo, e il suo ricordo mi parla e mi dà forza.
Anche suo padre era un capitano della milizia, ma a lei non fregava proprio niente.
La generazione femminile non è quella maschile, vivaddio!
Anzi, viva la Madonna!
Se voi imparaste (ma io ho avuto due mariti e due figli maschi, quindi non sono partigiana) se imparaste, voi uomini, che noi donne, voi, li facciamo, e poi andate per le vostre ambigue strade, che con la guerra dominano. Ma noi siamo diverse. Differenti dalla vostra umanità.
Tanto è. E tutte lo sappiamo, che il mondo dipende da noi.
Anche se il mondo lo dominate voi, con la guerra.