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Due poesie

di Cristiana Fischer

1
IL POSSIBILE
 
La coda riafferrare del pensiero
che sfugge tra il cibo da approntare per altre
soddisfazioni: così troppo poche
parole in ritmo e in rima che mi sorgono spontanee
non le fermo tra le pulizie e i fornelli
e soprattutto i pensieri chiari
della situazione
mi spiegano il perché di poche voci femminili e
che l'intrico di vita e di sapere
spesso manca di parole.
Qualcosa significa sulla poesia
proiettata all'esterno come se 
- sempre il "come se" fosse reale
e non possibile ideale - fosse quindi
l'unico mondo reale tra i possibili
incarnati, tra i vivi compatibili
e mai arresi agli invisibili. 
 
 
 
2.
Non ce la faccio l'emozione
non si incontra con il sentimento contrario:
allontanare il coinvolgimento
sentimentale con il possibile
umano come me riconoscibile eppure
nemico. Per attingere l'umana
sopravvivenza fuori da una unica
certezza misurabile così pensiamo noi occidentali:
una sola Terra  appena ricca per vecchi padroni.
L'orizzonte è questo, che non ci mantiene,
noi proiettati a un infinito cieco senza morte
un vero problema: dove va l'umano
che della morte ha fatto
la nostra infinità?
Prendere la morte in terra in realtà
eppure proiettarla nei nostri paradisi richiede
creazione divina in campi elisi come se
morire fosse solo un passaggio.



Corporale

di Cristiana Fischer

Il vecchio corpo

Con parole e frasi inseguo i movimenti
vitali il corpo è materia originale
impossibile per cultura e stile
descrivere gli approcci naturali
alla longevità della natura alla
salute previdente alla
filosofia che supera ogni vita reale e contingente.
Legare vita e pensiero in sterminato
possibile ancora non mi è dato
esistere è una conclusione
povera evidente.
 
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Abbiamo delle antenate

da https://ildiario.blog/ di Cristiana Fischer

La libertà femminile di desiderare, e di scegliere e agire, comporta il riconoscimento tra donne. “Il guadagno di avere delle antenate” è sul Manifesto il titolo della recensione che Liliana Rampello fa del libro di Sara De Simone “Nessuna come lei. Katherine Mansfield e Virginia Woolf. Storia di un’amicizia”, Neri Pozza, 2023.

Liliana Rampello usa una costellazione di parole che risultano “dalla pratica di relazione fra donne nei nostri anni Settanta”. L’altra come specchio, avventura di un’amicizia, la scoperta dell’Altra, riconoscimento reciproco di valore, ammirazione, due donne coraggiose e consapevoli, invidia, gelosia, competizione, incomprensioni. Patto, guadagno, perché: “una volta aperto, nulla può interrompere il dialogo tra due donne”.
“Questo è un libro politico” dichiara Liliana “in cui la ricerca e lo studio portano a un risultato che non riguarda solo la storia e la critica letteraria, ma rilanciano liberamente la capacità femminista di reinterpretare il già pensato con pensieri impensati, di restituire la vita e l’esperienza delle donne al nucleo incandescente della loro originalità.”
Il femminismo ha tolto le donne dalla miseria del loro isolamento in una società di maschi di cui erano un’appendice.

“Dentro il femminismo esistono linee liberal che mirano all’uguaglianza giuridica, cioè alla sussunzione delle donne in condizioni di parità nell’ordine universale delle istituzioni economico-politiche moderne; questo femminismo è un’ideologia grazie alla quale un soggetto parziale – le donne – si pone come portatore di una critica dell’esistente da un autonomo punto di vista, e avanza un progetto universale di ordine giusto, ossia non più patriarcale; una forza politica mobilitante, storica e concreta che ha in sé anche la pulsione a un ordine neutralizzato. Nelle sue versioni radicali, invece, il femminismo persegue l’enfatizzazione della differenza, l’elaborazione di un discorso che parte dalle donne stesse, per evidenziare – in alcuni casi ipotizzando una astorica essenza femminile (la «cura»), in altri negandola a partire dalla critica dell’interconnessione tra patriarcato, capitalismo e razzismoil fatto che, nelle diverse configurazioni storiche del potere maschile, alle donne è stata imposta una specifica posizione subalterna, che si tratta di decifrare, decostruire e rovesciare.” Carlo Galli, Ideologia, Il Mulino, 2023.

La differenza libertà femminile… puff, sparisce!”  

La natura delle cose

di Cristiana Fischer

Per qualche ragione che non so più ho preso in mano il poema “De rerum natura” di Lucrezio (vivente all’epoca in cui nacque la nostra era cristiana) restando profondamente stupita dal suo splendido naturalismo, da un lato, e dal suo sereno materialismo, dall’altro. Lucrezio ammette l’esistenza degli dei (e non di un Dio unico) ma li colloca – sereni e beati, indifferenti agli umani – negli intermundia (uno “spazio sottile come i loro corpi”) epicurei, inaccessibili a noi che viviamo nel/nei mondi popolati di atomi materiali. Tuttavia il suo materialismo introduce, nella caduta meccanica dei fondamentali elementi naturali, la possibilità di impercettibili variazioni, che giustificano, per noi umani, che possiamo avere libertà e piacere.
Questa visione filosofica, semplice e razionale, mi è parsa rispondere all’angoscia di cieche interrogazioni su cui mi affannavo, nello stesso tempo, circa l’aspirazione alla trascendenza che fa parte della nostra cultura.
Ho scritto questo poemetto per ripercorrere il percorso che ho sopra descritto, intrecciando versi di Lucrezio alle poesie in cui esprimevo l’angoscia del forse impossibile senso che cercavo per la nostra esistenza sulla Terra. Continua la lettura di La natura delle cose

Mater matuta

di Cristiana Fischer

In debolezza e crudeltà come bestie all'ammasso
e trasportati nella civiltà
materna e femminile è un'ancora per voi
e una maledizione che vi assegna
a Satana tentatore.

Tutto decade e riposa
tra autunno e inverno le foglie cadute
alla terra bruna e gli insetti
lavoro che trasforma.

La vecchiaia è un controllo del tubo
digerente e del gomitolo assorbente
di golosità necessaria o pretendente.
Il pensiero ripensa l'impotenza
e accetta che cessi la prestanza
inutile grazia dell'essenza -
in attesa di vita oltremortale
sogno infinito
di vita immortale data
nella nostra contingenza animale
come se tutto rinascesse anime
immortali animali e umane dalla vita terrena
che solo noi pensiamo
e sappiamo umilmente pensare
sappiamo urlando pensare.

Fuscelli

di Cristiana Fischer


La casa comprende ambienti piccoli
in ciascuno molteplici oggetti necessari
vita ricca in confortevoli ammennicoli
che non tutti hanno.
Piccole proprietà ma cosa importa
sono l’orto il bosco il pollaio perché infine
la sopravvivenza sia accertata
per persone sane come noi ereditiere di un welfare funzionante
ma domani per gli altri che verranno
in altri rapporti di potere
la terra più espropriata
il welfare meno assicurato
la salute lasciata a badare a se stessa sono il nuovo mondo:
capitalismo occidentale allo spasimo dello sfruttamento
e chi ancora non lo vuole capire?

 

La rabbia e l’amore

di Cristiana Fischer  

"abbiamo tanti difetti ma il peggiore tra      questi, ne sono convinta, è che non ci                amiamo abbastanza, non abbiamo   abbastanza orgoglio per ciò che l’Italia  ha rappresentato e rappresenta nel mondo"

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Natalità e famiglia

di Cristiana Fischer

Il punto fermo da cui partire è che ognuna e ognuno di noi è nato da una donna. E questo non significa che ogni donna voglia, o debba, far nascere qualcun’altra o altro.

La maternità è alle nostre spalle, non necessariamente nel nostro futuro di donne. Continua la lettura di Natalità e famiglia

Co-identita’ e differenza sessuale

di Cristiana Fischer

Gli ultimi due libri pubblicati da Elvio Fachinelli sono Claustrofilia, Adelphi, 1983 e La mente estatica, Adelphi, 1989, poco prima della morte. L’ultima parte de La mente estatica, è un capitolo intitolato Essi temevano la gioia eccessiva, in cui Fachinelli individua, a livello biografico e teorico, il punto cieco che ha impedito a Freud e Lacan di avvicinarsi alla zona perinatale su cui Fachinelli sta riflettendo.
Egli sa che i suoi studi riguardano “territori antropologici finora ai margini della psicanalisi”, nei quali si annida la gioia smisurata del “desiderio preistorico” di compenetrazione col corpo materno.
Se per Freud quella gioia è prossima alla pulsione di morte (in quanto “cessazione di ogni tensione, cioè della vita stessa”), per Lacan l’esperienza mistica, di cui Fachinelli si occupa nel suo libro, è un aspetto antropologico -o rifiutato o assimilato all’impostazione religiosa- per cui “la gioia eccessiva, che è al cuore dell’esperienza estatica, viene trascurata” (p. 195).
Il libro La mente estatica racconta che l’estasi si raggiunge in campi diversi, in quanto “si trova ciò che in noi qualcuno, al di là dell’io, cercava: Dio, l’arte, la scienza; o anche, immediatamente, semplicemente, la sospensione del tempo della caducità” (p. 30).
A cosa si riferisce con “qualcuno al di là dell’io”? In un altro capitolo intitolato AREA PERINATALE egli afferma la continuità tra gli ultimi mesi di stato fetale e i primi mesi dopo la nascita, quando si configura il Sé emergente del bambino ma permane attiva la co-identità con la madre. Questo ambito rimane sempre attivo o attivabile, e “si avrà in ogni momento coesistenza dell’uno e dell’altro” (p. 119). Un doppio che si presenta nelle situazioni estatiche della vita adulta, quando si verificano stati di abolizione dell’io cosciente insieme al senso di un inglobamento in uno stato più grande, bello e vero dell’io stesso, accompagnati da angoscia e poi da gioia indicibile. In queste situazioni, se l’io cosciente viene attenuato o addirittura represso, emerge comunque un soggetto altro, cui si deve il resoconto –per quanto inadeguato- dell’esperienza avvenuta. D’altra parte lo stesso linguaggio comune dà conto di situazioni in cui, letteralmente,  il soggetto si dichiara “fuori di sé”.
In Claustrofilia Fachinelli ne scrive a lungo, facendo della particolare comunicazione del feto-bambino con la madre il modello per successive consonanze telepatiche. Nella vita adulta i processi di individuazione stabiliscono una barriera tra il prima dell’unità duale e il dopo di unità separate, ma Fachinelli si è reso consapevole che, da quando ha sviluppato una acuta attenzione per i sogni e le fantasie perinatali, egli stesso è coinvolto nella relazione analitica in stati di allargamento percettivo, dove avvengono fenomeni di anticipazione temporale in cui il futuro è già accaduto e diventa ricordo, e di penetrazione nello spazio mentale altrui, di persone terze sconosciute.
Nei casi raccontati in Claustrofilia ho osservato che nei pazienti emerge l’istanza di realizzarsi come soggetto sessuato adulto, maschio o femmina, con un corpo che è sessuato e non neutro. Judith Butler non aveva ancora pubblicato “Gender trouble. Feminism and the Subversion of Identity“, Routledge, 1990 (edizione italiana Questioni di genere, Laterza, 2013). Fachinelli neppure immagina quella scissione tra sesso e genere su cui l’autrice ha scritto il libro. Non per questo privilegia il soggetto cisgender, ossia “chi percepisce in modo positivo la corrispondenza fra la propria identità di genere e il proprio sesso biologico”[1],  colei o colui la cui identità di “genere” implica anche il desiderio sessuale rivolto al sesso opposto. Nei casi che egli racconta l’omosessualità sta accanto alla differenza sessuale.
Proprio grazie alla riflessione sull’area perinatale Fachinelli può offrire una teoria che stringe la differenza sessuale a un naturale binarismo. Se la situazione di co-identità ha come meta l’identità con la madre, questa posizione entra in tensione con l’esistenza di un terzo, il padre, con cui la madre partecipa all’atto sessuale “si coglie così che la situazione di co-identità è contigua all’intensa e ambigua scena primaria”, il bambino è insieme escluso e partecipe, “tutto questo prima che -dal punto di vista logico- s’instauri un’identificazione col padre” (Claustrofilia, p.159-160), e siamo fuori dall’Edipo.
Ma questo non può che concernere il bambino maschio!

Per la bambina la questione della co-identità con la madre e il raggiungimento di una identità sessuata adulta si è posta nella riflessione femminista, diventando insieme questione politica. Due articoli nell’ultimo numero della rivista della comunità filosofica femminile Diotima[2] affrontano il significato di dirsi donna. Essere donna è la posizione simbolica dalla quale lei parla, che non ha scelto, posizione relazionale che ha a che fare, fin dall’inizio, con la relazione con la madre: non siamo solo corpo biologico, come se potessimo guardarci dall’esterno, non solo nasciamo in relazione ma siamo corpo vivente in relazione politica con alcune altre. “Non appartiene per niente al nostro percorso di pensiero che la dimensione della sessualità sia riducibile al sesso biologico, anatomico, al sex oggettivo, ‘naturale’, ‘visibile’ empiricamente. Calcolabile nei cromosomi. Né che il genere sia solo una costruzione linguistica culturale storica, del tutto impermeabile alla nostra esperienza soggettiva del nostro corpo” scrive Chiara Zamboni nel suo articolo intitolato Identità di genere e differenza.
Le pratiche politiche di relazione, disparità e partire da sé, ci consentono di intraprendere un viaggio “sperimentale, non identitario, in fieri, sottraendoci alle definizioni e ai significati”. Nessuna o nessuno può dirci che cosa debba essere o non debba essere una donna, ma possiamo leggere il senso della nostra soggettività nella relazione con altre donne.
La visione politica di Annarosa Buttarelli implica la necessità di assumere tutta la storia che il nome donna contiene “che siate genericamente queer, che siate trans, che siate femmine, che siate maschi […] vi dovete assumere il fatto che noi donne siamo ancora uccise in quanto donne, vi dovete assumere il fatto che il corpo della donna è un luogo pubblico da millenni  […] che io sento profondamente di avere conquistato come una genealogia che mi segue, che voglio onorare e rispettare e che mi permette di dire tranquillamente ‘io sono una donna'”, articolo Perché il nome donna oggi causa aspri conflitti e turbamenti.
Donna è un concetto politico, che va contro il dominio che assoggetta le donne, ma anche contro ogni dominio che opprime. “Per molte femmine, l’istanza-donna si congiunge al fatto biologico e non si può separare più, essendo la vicenda delle donne quella di avere visto il proprio corpo usato sempre come luogo pubblico. Da questo ne consegue che anche il mio stesso corpo è politico […] Il femminismo radicale della differenza ha già così bene decostruito le perversioni concettuali, al punto che io so di essere una donna, sono psicofisicamente tale perché considero anche il mio corpo trattato politicamente da parte del dominio, e quindi so che il mio corpo è politico, e quindi so di essere un’unità psicofisica”.
Una trans può avere accesso ad alcune esperienze fisiologiche e ad alcune esperienze relazionali, ma non ad altre che avvengono solo a chi è una unità psicofisica, come soggettivamente io mi rappresento in quanto donna. E’ questa la mia stessa posizione, che riconosce la differenza sessuale e respinge l’idea di genere come costruzione linguistica, culturale e storica, da cui l’esperienza soggettiva -e politica- femminile viene esclusa.

Note

[1] https://www.treccani.it/vocabolario/cisessuale_res-5a925816-8996-11e8-a7cb-00271042e8d9_%28Neologismi%29/

[2] https://www.diotimafilosofe.it/per-amore-del-mondo/il-mondo-stringe-2022/
Si può vedere anche l’articolo di Benvenuto “Transessuale, Transgender immaginario, Travestito” http://www.psychiatryonline.it/node/7778, per le questioni di disforia di genere e identità sessuale.