Gianni Carchia (1947-2000) nel 1974 tradusse 29 poesie da Papavero e memoria, sette delle quali intersecano la recezione italiana di Celan all’altezza del capitolo “Outsiders” del mio Celan in Italia (Prospero Editore, 2020). Il giovane filosofo le aveva inviate nei primi anni Ottanta alla rivista “Erba d’Arno”, dove poi non uscirono. Continua la lettura di Un filosofo celaniano→
Questo articolo di Lorenzo Merlo fa da specchio fedele alle paure e alle incertezze del tempo sospeso e gravido di incubi in cui siamo capitati. Ha echi pasoliniani: la critica al “sistema di educazione che ci divide in soggiogati e soggiogatori”, una nostalgia per le epoche in cui gli uomini non erano “analfabeti in tutte le materie della creazione che si studiano con le mani”, la scelta di “stare con i deboli”. Non cade nella facile visione complottista oggi diffusissima (anche se, qua e là, pare la sfiori). Ci vedo anche un tentativo di distanziarsi criticamente da una realtà indecifrabile e angosciante narrando al passato eventi appena accaduti o che ancora stanno accadendo. Il nucleo emotivo e intellettuale dell’articolo sta nella fila caparbia e lucida dei ‘perché’ e dei ‘vogliamo’ polemici che Merlo accumula. E che chiedono, però, almeno un abbozzo di risposte. [E. A.]
Era
lontana la Cina. Arrivavano notizie
di qualcosa d’importante. Per fare fronte all’emergenza fermarono
la routine della vita nota. Attraverso la tv, prima che spaventoso ed
esiziale pareva irreale. Strade vuote, morti, ospedali traboccanti,
tutto immobilizzato. L’allarme era mondiale ma tutti stavano a
guardare.
Era
lontana la Cina.
Finché
non si fece sotto e fu vicina come non avremmo mai detto. Ed eccola
qui. Era in casa.
Poesia dei forti contrasti, questa silloge di Erminia Passannanti, fra un
aspetto dichiarato e descritto nelle composizioni stesse e un altro aspetto,
che ne rimane fuori, ma che diviene il termine dialettico, di una dialettica
drammatica e intimamente sofferta. L’aspetto che è trattato è quello
dell’atteggiamento religioso, che l’autrice ricalca, se così possiamo dire, da
una idea iconica del rapporto col trascendente – “iconica” anche
pensando alle icone russe, così formali e ieratiche, ma insieme dolci e
mistiche, al fascino delle quali non si può resistere e si è quasi portati in
un’altra dimensione, rarefatta, eterea, senza corpo. Una
religiosità che viene sondata nei suoi effetti sulla psicologia, piuttosto che
nella sua essenza, viene illustrata negli atteggiamenti volutamente resi
grotteschi e sciapi, in melense tinte.
(Ecco cosa voglio fare: scrivere una cosa intitolata: “A quattro zampe”.)
Stava appoggiata sulle mani e sui ginocchi
e così camminava un po’ diritto e un po’ di sbieco
poi si girava a guardare il percorso e sorrideva.
Non so dire chi fosse, ma mi interessava molto,
aveva una capigliatura rasata e delle basette
lunghissime quasi fin sotto il mento,
si voltava indietro ogni tanto forse
per misurare il percorso. Continua la lettura di A quattro zampe→
Si scrivono – è vero – anche «commenti-poesia». Quello di Luca Gori, che Mayoor propone, è nel solco della “sovversione” anche dei generi letterari che ha attraversato il Novecento. (A me fa venire in mente il più audace fra gli iniziatori, Friedrich Nietzsche, del resto qui citato da Gori stesso). Prendo le distanze dall’operazione, ma non esito a pubblicare il carteggio e invitare a discuterne. Anche nei contenuti specifici trattati. Le cosiddette “centro strade” della poesia vanno tutte esplorate. Poi ciascuno/a deciderà quale sia la più valida o la sua.[E. A.] Continua la lettura di Quella marmaglia che scrive su Face book→