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Su una petizione a favore dei migranti della Open Arms

di Ennio Abate

Donatella Di Cesare, la studiosa di filosofia che si è distinta per la sua costante e indignata attenzione alla tragedia delle odierne migrazioni e ha pubblicato nel 2017 «Stranieri residenti», un libro importante, una vera e propria «filosofia della migrazione» tesa a smantellare i pregiudizi identitari e “sovranisti” che vedono il migrante come il «malvenuto», un «essere fuori luogo» o l’accusano di «occupare il posto altrui», ha invitato a firmare una petizione indirizzata al presidente del consiglio Giuseppe Conte [tra l’altro appena dimessosi] su Change.org (qui) con questa premessa: «È possibile una tale crudeltà politica? Noi che che abbiamo ancora coscienza, sentendoci impotenti, firmiamo».

Avendo da tempo su Poliscritture affrontato la questione delle nuove immigrazioni (qui), non ho alcun dubbio nell’apprezzare l’intenzione umanitaria di questo appello. E non intendo insistere troppo sul fatto che in genere ogni appello viene ignorato dalle autorità politiche che hanno una precisa politica di strumentalizzazione delle migrazioni. Voglio però ricordare una cosa: la «crudeltà politica» che Donatella Di Cesare attribuisce a Salvini non è solo «possibile» – la si sta infatti praticando (e Salvini (Lega), con l’approvazione di Di Maio (M5S), segue le orme lasciate già da Minniti (PD) – ma non viene più affrontata politicamente da quanti a queste politiche migratorie disumane pur intendono opporsi.

Perciò prima di firmare – così ho scritto in un commento nella bacheca della Di Cesare – vorrei che si chiarisse che *accusiamo* FIRMANDO quelli che tale crudeltà politica la permettono o l’approvano. E vorrei anche che si dicesse che oggi dobbiamo ricostruire una cultura politica capace di combattere costoro con tutti i mezzi. Anche con quelli “crudeli” che essi non esitano ad usare contro i più deboli e in difficoltà. Anche se oggi non ne disponiamo. Dico questo per desiderio di vendetta? No, di giustizia. Firmare, invece, «sentendoci impotenti» e senza porsi lo scopo di costruire una potenza benefica a favore degli umiliati ed offesi, a me pare un gesto generico e senza senso (politico). Essendo il vero scandalo che da anni stiamo sopportando non la ferocia istituzionalizzata di questo o quel ministro (e non solo verso i migranti ma anche verso le classi sociali medio-basse indebolite dalla crisi in tutti i paesi) ma proprio la viltà e i calcoli da azzeccagarbugli di quanti – Salvini o chi per lui – combattono solo a parole e con vecchie, consunte “belle parole”. Posso anche considerare che siamo arrivati al punto che non sia più possibile disobbedire in massa ai loro diktat. Ma allora, al posto degli appelli generici, meglio tacere e riorganizzarsi da zero.