di Ennio Abate
Agli dei della mattinata
Il vento scuote allori e pini.
Ai vetri, giù acqua.
Tra fumi e luci la costa la vedi a tratti,
poi nulla.
La mattinata si affina nella stanza tranquilla.
Un filo di musica rock, le matite, le carte.
Sono felice della pioggia.
O dèi inesistenti,
proteggete l’idillio, vi prego.
E che altro potete,
o dèi dell’autunno indulgenti dormenti,
meste di frasche le tempie?
Come maestosi quei vostri luminosi cumuli!
Quante ansiose formiche nell’ombra!
Nella lettura tratta da You Tube di "Ai dèi della mattinata" l'attore al verso 3 legge 'fiumi' invece che 'fumi' e al verso 11 legge 'd'autunno' invece che 'dell'autunno'. [E. A.]
A
Il primo passo inizia con una mia elementare ma indispensabile parafrasi e con la raccolta di prime veloci impressioni ed osservazioni:
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