di Antonio Sagredo
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Una commistione di due età poetiche
di Roberto Bugliani Continua la lettura di Una commistione di due età poetiche
Pigrizia e “passione” utopica
di Gianfranco La Grassa
I personaggi cecoviani e Oblomov hanno certamente alcuni elementi in comune. Per certi versi, i primi sono pur essi affetti da un qualche “oblomovismo”, termine (almeno un tempo) usuale in Russia per denotare certi caratteri salienti del cosiddetto “animo slavo”: la fantasia unita alla pigrizia più spinta, l’ardore tutto immaginario per una vita “nobile ed elevata” soltanto pensata, vagheggiata, ardore unito alla più completa inconcludenza e incapacità di perseguire con costanza gli “alti” obiettivi voluti nella pura e semplice immaginazione. A ciò si aggiunga l’incessante fantasticare, o addirittura sognare (magari ad occhi aperti), con progressivo infiacchimento della propria volontà, della capacità di dare concretamente senso alla propria vita. Continua la lettura di Pigrizia e “passione” utopica
Il caso Pavese
di Adriano Barra
Ho chiesto ad Adriano Barra (già in passato ospitato su Poliscritture qui) di poter pubblicare l’intera collezione di citazioni da lui dedicate al “Caso Pavese”. Nei mesi scorsi le ho lette man mano che uscivano a manciate sulla sua pagina Facebook. Mi pare importante rileggerle insieme. Non perché io pretenda di ricomporre in un disegno unitario questo mosaico di tessere a tema ch’egli ha raccolto da giornali, riviste (e negli ultimi anni anche dal Web) tra il 27 febbraio 1984 e il 30 dicembre 2019. So, infatti, che la forma-diario, che ha dato a questo suo “trattato” (o abbozzo di trattato) sul “Caso Pavese”, è fondamentale quanto l’argomento. Un lettore paziente, se ha letto qualcosa di Pavese (magari in gioventù come noi vecchi) o ha orecchiato il “mito Pavese”, si trova qui in ottima compagnia. Barra è un investigatore particolare: svagato, ironico, antisentimentale, apparentemente snob, attentissimo al degrado della lingua e della memoria, mai onnisciente o specialista, meticoloso cronista dei tic altrui (e dei propri). Ha affrontato il “Caso Pavese” quasi impersonalmente, riportando le opinioni altrui (Herling, Brancati, Moravia, Calvino e tanti altri) con rari e veloci commenti suoi. La scelta delle citazioni, però, non è mai occasionale (ce ne sarebbero altre diecimila possibili). Egli ha mirato al dettaglio, ai fatti minimi della vita di Pavese, persino ai “pettegolezzi”. Eppure a muoverlo è un pensiero forte, l’annuncio di un disastro: la letteratura è morta. Lo dice chiaro e tondo nell’appunto di Mercoledì 29 aprile 2009 : “io non faccio altro che aggirarmi intorno alla vecchia questione irrisolta, la questione delle questioni, quella de « la morte della letteratura ». Che non è un convenzionale, astratto, accademico modo di dire, ma un evento reale, che è accaduto realmente, in un momento storico e biografico , all’incirca mezzo secolo fa. Nel mio diario io ne ho parlato spesso, così spesso che quell’evento potrebbe essere considerato come il contenuto, l’argomento, il tema essenziale del mio quotidiano scrivere ormai da quasi un quarantennio – cioè, anno più, anno meno, da tutta la vita. “. Non so dire quanto sia esatta e senza appello la sua diagnosi. Ma è bene chiedersi che effetto critico può avere questo suo “grido di dolore” oggi che il mito letterario (da cui anche le nostre gioventù furono sfiorate proprio attraverso la figura di Pavese) è giunto all’annacquamento, allo sbriciolamento, al pillolismo . [E. A.]
Nikolaj Leskov,”Il viaggiatore incantato”
Biblioteca Marsilio Ficino, Figline Valdarno , venerdì 28 febbraio 2020
conversazione di Angelo Australi, Giuseppe Baldassare, Teresa Paladin
In apertura lettura del capitolo II.
ANGELO AUSTRALI
Ecco, questo è il nostro viaggiatore incantato: Ivan Sever’janic Fljagin. Detto Testone.
Un monaco novizio di 50 anni, che viaggia, imbarcato in un battello, sul lago Ladoga, insieme ad un filosofo e un mercante, ai quali, per far passare il tempo, inizia a raccontare la storia della sua vita.
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Ad Anastasia Andreev con la mia riconoscenza
(Ecco cosa voglio fare: scrivere una cosa intitolata: “A quattro zampe”.)
Stava appoggiata sulle mani e sui ginocchi
e così camminava un po’ diritto e un po’ di sbieco
poi si girava a guardare il percorso e sorrideva.
Non so dire chi fosse, ma mi interessava molto,
aveva una capigliatura rasata e delle basette
lunghissime quasi fin sotto il mento,
si voltava indietro ogni tanto forse
per misurare il percorso. Continua la lettura di A quattro zampe
Da “La solitudine di Schenk”
Edizioni d’arte L’Arca Felice, collana “Coincidenze” a cura di Mario Fresa, 2017
di Paolo Rabissi
Indicazioni
…a ben vedere non c’erano obblighi
solo inviti, indicazioni di percorso.
Eppure qualcuno si sentiva addosso
un destino, come una condanna.
Si interrogavano i più, segno
che la questione importava,
se la libertà nel cammino era totale.
I giovani, usciti dal liceo,
ne parlavano per strada
tra un semaforo rosso e l’altro Continua la lettura di Da “La solitudine di Schenk”
A proposito di gatti. Memorie.
di Rita Simonitto
A Tuja
22.06.2007
“Tu non dovevi o cara
togliere la tua immagine dal mondo…” [1]
Ecco esplodere l’urlo
che poi s’acquieta
e si smorza il grido
carezzevole vagando
sul filo di dettagli
ormai perduti.
E poi ancora torna
sull’onda della pena.
Così pianse il poeta. Continua la lettura di A proposito di gatti. Memorie.
Poesie e Paroleggiando mestamente
di Rita Simonitto
…Orfeo fu a incominciare…
… e noi s’andava come per mannelle
lasciate o sottratte dalla falce
all’ostrica terra che giù ingoia
nelle viscere profonde i semi
come ha sempre fatto d’ogni cosa
lasciandone polvere su polvere. Continua la lettura di Poesie e Paroleggiando mestamente
Zaràth
di Arnaldo Éderle
Zaràth, che nome strano!
Viene dall’ultra-fantasia del cervello
o dalla sua mania di grandezza,
dalla pochezza o dall’enormità del suo
spirito? Continua la lettura di Zaràth