RIPENSARE COLOGNO MONZESE NEL 2022 (5)
di Ennio Abate
Note
[iii] Io non ricordo un periodico con questo titolo. Se altri ne sanno qualcosa, me lo facciano sapere.
* Foto di E. A.
RIPENSARE COLOGNO MONZESE NEL 2022 (5)
di Ennio Abate
[iii] Io non ricordo un periodico con questo titolo. Se altri ne sanno qualcosa, me lo facciano sapere.
* Foto di E. A.
di Mauro Armanino
I tre sono spariti nel nulla. Studenti della scuola media superiore, erano andati a passare qualche giorno di vacanza in famiglia nel villaggio natale di Ngoula. il ritorno a scuola, questo lunedì, è stato fatale. Uno dei quattro amici è riuscito a fuggire e gli altri tre, da allora, sono nelle mani di sconosciuti, presunti djihadisti che controllano la regione. Prima di raggiungere il villaggio di Djayeli, situato a circa 20 kilometri da Ngoula, sono stati rapiti e al momento non si hanno notizie. Inesistenti prima e invisibili dopo, perché figli di contadini, nascosti dal grande pubblico e cittadini di seconda categoria perché poveri. La zona è la stessa nella quale, nel mese di settembre del 2018, era stato portato via Padre Pierluigi Maccalli, missionario. Saranno forse rilasciati tra qualche tempo o allora verrà loro proposto di unirsi alle forze combattenti nella zona delle ‘Tre Frontiere’, Niger , Burkina Faso e Mali. Potrebbero scomparire per sempre, così come altre decine di rapiti attorno al lago Tchad, dove Boko Haram, Stato Islamico e banditismo, sono accomunati dalle stesse strategie terroriste. Avevano dovuto abbandonare il loro villaggio paterno a causa delle minacce dei Gruppi Armati ed erano tornati per le feste di Natale. Allora come oggi gli innocenti sono perduti e venduti al sistema che le armi ammantano di motivazioni pseudo-religiose. Il re Herode insegna. Continua la lettura di Cronache di sabbia dal Sahel
Delmore Schwartz
di Angelo Australi
“Credo sia l’anno 1909. La sensazione è quella di trovarmi in un cinema, gli occhi fissi sullo schermo, il lungo fascio di luce che attraversa il buio, intermittente e narrante. È un film muto, come una vecchia produzione Biograph: gli attori sono vestiti ridicolmente all’antica, i fotogrammi si succedono con improvvisi sbalzi. Gli attori camminano troppo svelti e sembra che saltellino; la pellicola è macchiata e striata, come se il film fosse stato girato sotto la pioggia. Le luci sono sbagliate “. Continua la lettura di Nei sogni cominciano le responsabilità
StoColognom
DI UNA RIUNIONE (IN QUEL GIORNO DEL 1979) AL CIRCOLO "LA COMUNE" DI VIA DON GIUDICI SU "UN ANIMALE NUOVO”: IL GIOVANE OPERAIO
di Ennio Abate
Continua la lettura di Riordinadiario 2 luglio 1979di Arnaldo Éderle
Questo, che ha per tema un’accorata meditazione sui “poveri figli della droga e di altri disumani/piaceri”, è l’ultimo poemetto inviatomi prima della sua morte dall’amico Éderle che dovevo pubblicare. Molti sono i testi che in questi anni, a partire dalla morte di Gianmario Lucini, egli ha voluto mandare a Poliscritture. Non so quanto condividesse la mia scelta di metterli nella rubrica ibrida di “Poesia/moltinpoesia”, come faccio del resto con tutti i poeti che chiedono ospitalità su questo sito. So soltanto che ora tocca ai lettori – quelli che s’imbatteranno per la prima volta nei suoi versi e quelli che vorranno rileggerli – riflettere su questo lascito poetico. Per intenderlo più a fondo, al di là delle contingenze e delle distrazioni che ci assillano, nelle sue luci e nelle sue ombre. [E. A.]
di Giulio Toffoli
“Ma guarda te, se si può. – stava borbottando fra sé e sé Li Yu, mentre guardava una delle lettere che si erano raccolte negli ultimi giorni sulla sua scrivania – Da quanto tempo non sento più Wang Wei? Forse l’ultima volta ci siamo visti al tempo della Grande Rivoluzione Culturale e anche allora si trattò di un breve saluto del tutto occasionale.
Chissà cosa vorrà?” Continua la lettura di Sulla superstizione, il fondamentalismo e altre facezie del genere
di Ennio Abate (da Samizdat Colognom n.1, dicembre 1999)
[Un resoconto di un incontro a Cologno Monzese con una giovane immigrata cilena. Un semplice, impotente sguardo sulla vita condotta da gente come noi in uno spazio minimo e in una condizione di precarietà. Siamo negli stessi precisi luoghi dove altri immigrati, provenienti dal Sud Italia o dal Veneto povero, avevano provato negli anni ’50 e ’60 ansie e sofferenze simili.]
Piove. Io e la signora Onofria entriamo da uno stretto cancelletto. Lasciamo gli ombrelli all’esterno su uno stendipanni al riparo carico di indumenti stesi ad asciugare. Nella parete di sinistra della stanza c’è una cucina di quelle componibili. In fondo uno stretto ripiano e alcune sedie da bar. A destra una porta chiusa. Sarà forse la stanza da letto. Poi c’è uno stanzino. Vedo sacchi ripieni di abiti e, mi pare, un lettino. Di là c’è un’amica ecuadoregna di Clorinda, che s’affaccerà per salutarci solo alla fine del colloquio. I bambini sono a scuola. Continua la lettura di Clorinda