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Baumschule – Vivaio di Elena Grammann

NUOVA RUBRICA DI POLISCRITTURE 3
narrativa, critica e traduzioni

‘Vivaio’ in senso botanico si dice in tedesco ‘Baumschule’: ‘scuola degli alberi’. È una bella parola. Una parola che fa pensare alle piante che crescono e prendono forma; ma accanto allo spontaneo del germogliare e svilupparsi c’è anche l’idea di un’educazione, l’esercizio di una consapevole cura.

Mi sembra un buon nome per una rubrica che si occuperà di letteratura e proporrà critica, traduzioni, narrativa inedita: racconti o stralci di testi più ampi. Continua la lettura di Baumschule – Vivaio di Elena Grammann

Poliscritture 3: sei rubriche

Presento le prime  sei rubriche di Poliscritture 3, il cui cambio di passo  è stato delineato qui.  [E. A.]

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Ma l’ambiguità è davvero imprescindibile?          

   Walter Siti, Contro l’impegno

di Elena Grammann

Il titolo provocatorio dell’ultimo saggio di Siti (Rizzoli 2021) prende di mira una letteratura ormai egemone che per essere “impegnata” rinuncia a essere letteratura. Al messaggio educativo/edificante, esplicito e univoco, che essa mette in atto attraverso la nominazione e l’affermazione diretta e insondabile (insondabile non perché profonda, ma perché del tutto mancante di profondità: bidimensionale come la superficie in senso geometrico), Siti oppone quelle che considera le caratteristiche irrinunciabili di ogni vera letteratura: densità, stratificazione (cioè profondità), ambiguità. Continua la lettura di Ma l’ambiguità è davvero imprescindibile?          

Cambio di passo

PER POLISCRITTURE 3

Il numero zero di POLISCRITTURE uscì nell’aprile del 2005. L’editoriale (qui) chiariva il progetto della rivista riassumibile in tre punti : – «pubblicare una varietà di  scritture (di politica, filosofia, letteratura, poesia, arte, scienze e storia) comunque tese a ripensare una cultura (antica e nuova) della polis»; – mantenere un legame – dialettico e critico, non esteriore o forzato –  tra  politica e cultura, malgrado la consapevolezza che esse vanno separandosi e frantumandosi; –  sintonizzarsi sul trapasso d’epoca che stiamo tuttora vivendo.

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Dei valori positivi in letteratura

di Elena Grammann

Se c’è qualcosa di Hegel e di quelli che lo hanno messo in piedi che mi è passato nella carne e nel sangue, è l’ascesi contro l’affermazione immediata del positivo.
                                                            (Th.W.Adorno)
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Viene prima il genere o la specie?

di Elena Grammann

Il professore di matematica del ginnasio, che volentieri latinizzava, disse una volta che la definizione si fa per genus proximum et differentiam specificam. Ritrovammo più tardi il principio in Linné. È chiaro che in questi esempi ‘genere’ viene usato in un senso completamente diverso da quello a cui siamo stati abituati più di recente, che fa invece riferimento a un’opposizione interna alla specie – probabilmente originaria, dunque universale – legata all’opposizione del sesso o tendente a precisarla. In ogni caso il genere di Linné raggruppa sulla base di elementi comuni, mentre il genere come sopra inteso separa sulla base di opposizioni. Chiaro anche che la tassonomia di Linné è un esempio da manuale di pensiero maschile che fa a pezzi la cosa (anche letteralmente) e la ricompone in un astratto schema. È comunque di una certa utilità. Indica un sentiero nella selva delle analogie. Naturalmente se ne può scegliere un altro. Nessun sentiero affatto diventa complicato. Continua la lettura di Viene prima il genere o la specie?

Nietzsche come fondamento della metapolitica?

Franco Fortini, Una lettera a Nietzsche

Per introdurre l”accurata,  problematica e non scolastica analisi  che Elena Grammann fa di un preveggente scritto, in cui Franco Fortini, verso la fine degli anni Settanta del Novecento, avvertì – tra i primi – i rischi della Nietzsche-Renaissance,  stralcio questo passo da uno dei saggi che Roberto Finelli – un filosofo che spesso ho segnalato  – ha dedicato su “Consecutio Temporum”  del  30 aprile 2019 (qui)  al tema dell’abbandono del pensiero di Marx  dopo la breve fioritura avvenuta a cavallo del biennio “rosso” del ’68-’69 : «Così in breve, a partire da quei fine anni ’70, filosofi, intellettuali, operatori culturali a vario titolo, diventarono quasi tutti heideggeriani e anziché di processo di valorizzazione, di composizione organica, di saggio del plusvalore, di tecnologia come sistema forza lavoro-macchinismo nella produzione di capitale, si cominciò a parlare di «Tecnica» come volontà di manipolazione e potenza di un Soggetto umano nella sua contrapposizione all’Oggetto: e come realizzazione nell’età moderna di una metafisica cominciata nell’età classica di Platone ed Aristotele, quale conseguenza di una rimozione originaria del senso dell’Essere e quale affermazione di un miope quanto ottuso antropocentrismo». [E. A.]

di Elena Grammann

 […] gli ormai numerosi necrofori delle lettere e della critica che vanno gridando «Viva la morìa!», come i monatti, subito dopo tornando a portarsi il fiasco alla bocca.
                            (F. Fortini, Avanguardie della restaurazione)

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Su “Le rondini” e la polemica Casati-Grammann

di Ennio Abate

Tra critica dialogante  e stroncatura – entrambe legittime e utili in teoria – preferisco ancora la prima, malgrado i riscontri non siano incoraggianti e il “noi” reciprocamente critico che propongo fatichi a venir fuori. E perciò pubblico questa mia meditata lettura di “Le rondini” di Franco Casati accompagnandola anche con considerazioni sulla polemica tra lui ed Elena Grammann (ma ora vedo anche con Cristiana Fischer). La polemica può servire e questa mi fa tornare a riflettere sulla funzione di Poliscritture. Ho detto che è uno spazio aperto a più voci e a diversi orientamenti (anche in contrasto tra loro) e so che la critica dialogante, specie adesso che curo da solo il blog, è più complicata da esercitare.   Sui testi poetici, narrativi e saggistici che arrivano a Poliscritture, faccio una selezione poco severa. Ho rispettato il criterio dell’ospitalità e della segnalazione, pubblicando quasi sempre le proposte dei collaboratori, pur esprimendo spesso in privato le mie riserve. Anche perché solo in alcuni casi mi posso dedicare a letture veramente attente  e  ad approfondimenti critici meditati. So che ogni testo attende un critico che lo valuti. Purtroppo tra di noi non ce ne sono a sufficienza. E pur sapendo che pubblicare in un blog che si vuole «laboratorio di cultura critica» molti testi non vagliati a sufficienza è una contraddizione, penso di continuare a metterli in vetrina, ma i lettori sono avvertiti. [E. A.] Continua la lettura di Su “Le rondini” e la polemica Casati-Grammann

Fortini e la scienza della divulgazione

Su Franco Fortini, Ventiquattro voci per un dizionario di lettere

di Elena Grammann

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