di Daniele Barni
Un invito a leggere questo racconto di Daniele Barni che parla di un certo tipo di matti che colorano, o almeno coloravano, il monocorde vivere di provincia. Nel leggerlo mi è tornato alla mente la prima volta che sono stato a Vetulonia, oggi piccolo borgo della Maremma, ma dal passato più che glorioso, essendo una delle storiche città della dodecapoli etrusca. Dopo aver visitato il museo etrusco, l’acropoli ed alcune tombe a tumulo sparpagliate nella campagna, per rinfrescarmi sono entrato in un caffè dove c’erano quattro o cinque personaggi davvero strani, tra di loro anche una donna. Sbevucchiando a grappini ridendo e rilanciando un paradosso dietro l’altro, lasciavano pagato un cicchetto per qualcuno del borgo che in giornata sarebbe senz’altro capitato al bar. La barista, scuotendo la testa in una smorfia divertita, ad un certo punto mi ha detto: – Scusi eh, … questo chiasso, … ma se non ci fossero loro a Vetulonia non si potrebbe che morire di noia.
Il racconto LO SCERIFFO sarebbe stato da inserire nell’almanacco La casa degli strani che ho curato nel 2019 per Aska Edizioni, insieme a Giuseppe Baldassarre e Fabio Flego. Peccato … Comunque sia, a corredo del testo, inserisco il disegno di mio figlio Nilo, usato per la copertina di quel libro. Buona Lettura. (A. A.)