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MOLTINPOESIA APPUNTO 6: Piccolo bilancio di un’inchiesta sulla moltitudine poetante (2005)
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Poliscritture Colognom. Dormire o risorgere?
DORMIRE O RISORGERE? (1)
Il comunicato di Alessandra Roman Tomat, È ORA DI (NON) METTERCI LA FACCIA (https://www.facebook.com/…/pfbid0k4RrHURPqN232bppSgMvyF…) è l’amara ammissione della difficoltà, se non della impossibilità, di collaborare come liste civiche con i grossi partiti in maniera dignitosa.
Si ripropone Il dilemma antico: INTEGRARSI O NO? O in altri termini: restare legati a un ceto politico che, mummificandosi, tenta di autoconservarsi o tentare di risorgere ma su altre basi culturali? Difficile rispondere. Tenterò di farlo con una riflessione a puntate. In questa prima la prendo molto alla larga, partendo dalla crisi politica della generazione del ’68-’69 che io ho vissuto. e ripubblicando (con tagli) la mia POESIA DELLA CRISI LUNGA che porta la data del 28 gennaio 1978.
La dedico con stima a Maurizio Attanasi, Mauro Cambia e Alessandra Roman Tomat che stanno vivendo la loro in modi onesti e senza ipocrisie.
Poesia della crisi lunga
1.
2.
DORMIRE O RISORGERE ?(2)
Domanda scomoda: i partiti (PD o SI) e le liste civiche (ArtLista, CSD), che a Cologno in questi anni hanno privilegiato il lavoro istituzionale (partecipazione alle elezioni, consiglio comunale), di quali risultati positivi hanno da vantarsi, visti gli insuccessi delle coalizioni di centro-sinistra alle elezioni del 2020 (ma anche alle precedenti del 2015)?
A Cologno questa crisi è esplosa “a destra” con la caduta della Giunta di Angelo Rocchi, il commissariamento del Comune e vari strascichi giudiziari. Ma “a sinistra” con una penosa e contorta via crucis (https://www.facebook.com/…/colo…/posts/5983779988392624/) che ha portato – solo a due mesi dalle prossime elezioni di maggio – alla designazione abborracciata del candidato sindaco (Stefano Zanelli) del centro sinistra.L’unico resoconto di questo fallimento delle liste civiche lo si legge nell’intervento di Alessandra Roman Tomat (https://www.facebook.com/…/pfbid0kNENYyirqaEPA3NFKMxRLJ…) e nel comunicato stampa di Cat (https://www.facebook.com/…/pfbid02ymNRzQo9N5azcG51CwLCw…. (Mentre CSD è passata con ipocrita disinvoltura dal silenzio alla propaganda elettorale a favore di Stefano Zanelli, come se niente fosse).
Quale lezione trarre da questi fatti? Io osservo che:
1- le liste civiche non crescono ma diventano sempre più asfittiche;
2 – accettando di privilegiare il piano istituzionale (elezioni, partecipazione al consiglio comunale), devono obtorto collo, allearsi con il PD, che ha ancora un bacino di voti calante ma superiore di gran lunga al loro;
3 – abbiamo avuto abbondanti prove che – nel 2020 con la candidatura a sindaco di Alessandra Roman Tomat e ancora oggi nelle trattative che si sono concluse con la candidatura di Stefano Zanelli – l’alleanza delle liste civiche col PD può avvenire soltanto IN MANIERA SUBORDINATA . Anche per la miopia politica e la rigidità conservatrice dei suoi “storici” dirigenti locali. (Lo stesso forse vale anche per la lista di Angelo Rocchi rispetto a FdI o alla Lega, ma questo è un altro discorso, che ora metto da parte).
Come si può allora, con questi chiari di luna, arrivare – si dice, si spera – a convincere il PD almeno su alcuni singoli punti e ad indurlo a qualche scelta più aperta al “sociale”?
La conclusione è che le liste civiche saranno sempre vasi di terracotta fra vasi (i partiti) se non di ferro abbastanza di più duro coccio. E rischiano ogni poco che al loro interno si riproducano le stesse paralisi o dinamiche frazionistiche dei partiti maggiori. Mentre il PD – anche se sempre più antipatico, ammaccato o quasi mummificato – si autoconserva. E le liste civiche o si subordinano o si trovano isolate. Con lo strascico delle delusioni o delle tardive e impotenti secessioni (Alessandra Roman Tomat:«E quindi il simbolo di ArtLista non ci sarà»).
« I partiti sono QUASI uguali NON uguali. Non sono IL MALE DI QUESTO PAESE ma, al massimo, un rimedio ai suoi mali (storici) che non funziona più da tempo. (Credo dal ’68-69…). E purtroppo rimedi più efficaci non se ne vedono. Le liste civiche – e vale a Cologno anche per la lista Rocchi e non solo per ArtLista o CSD – sono il prodotto della crisi dei partiti non la soluzione.».
Non è un consiglio! Da tempo lascio fare e so che i vecchi come me o Salzarulo [1] vengono vissuti come troppo “critici” o “intellettuali”.
Si può, dunque, sempre insistere sulla stessa strada del fallimento. O sperare che prima o poi si trovino nuove energie (i famosi, imprendibili giovani!). O proporsi di fare meglio quello che si è fatto finora maluccio. O compattare meglio i propri seguaci ed elettori. O ricorrere ai cliché del “politichese” doc: “non vogliamo mica guardarci l’ombelico”, “la gente ci chiede cose pratiche”, “la gente non vuole discutere di “massimi sistemi”, “non possiamo escluderci dal “gioco elettorale” o non essere pìresenti in consiglio comunale dove le cose si decidono”. E scivolere via via verso il relativismo e il pragmatismo più spiccioli. Fino ad arrivare a strisciare terra terra nella “colognosità”. Come fa Giovanni Cocciro. Anche lui, disinvolto quanto e più di CSD, ha la faccia tosta di scrivere; «Il centrosinistra “UNITO” che si presenta all’attenzione dei cittadini alle prossime amministrative, ha idee e un programma amministrativo serio e realizzabile in grado di fare uscire dalle “secche” dove l’ha cacciata la destra colognese, la nostra città».
Oh, beata colognosità!
Nota
[1] “Io non tendo a chiudere rapporti, ma occorre vedere come si comporta l’altro/a. Soprattutto se può avere l’età di un tuo figlio o un tuo nipote. Soprattutto poi se i rapporti vengono vissuti in certi ambienti. Tra “rottamazione”, “vaffa” e “nuovismo”, oggi i vecchi si tengono ben lontani, ad esempio, dagli ambienti politici.” (Donato Salzarulo, Geno Pampaloni: «I giorni in fuga», https://www.poliscritture.it/…/geno-pampaloni-i-giorni…/
E allora che fare a Cologno Monzese? Cosa vuol dire dormire o risorgere in questa città?
La mia risposta è questa:
Una proposta argomentata la feci già nel 2018 (Cfr. immagine MANIFESTO PER “COLOGNO BENE COMUNE” e una riflessione a questo link: https://www.facebook.com/…/colo…/posts/3359456050825044/
Importante è che risorgere o nuovo inizio significhi sfuggire ai cappi della democrazia rappresentativa dei partiti e delle liste civiche. Nonsi può mettere più al primo posto la partecipazione alle elezioni e puntare ad ottenere una maggioranza di consiglieri (delegati) per governare la città. Si deve ritentare la via della democrazia diretta, che è quella di chi mira a una partecipazione che sia innanzitutto sociale e il meno delegata possibile.
MOLTINPOESIA APPUNTO 3: Sulle difficoltà della “critica dialogante”
Poesia e presente
Preparando una replica a “Il poeta Bovary” di Matteo Marchesini (4)
di Ennio Abate
Sempre a supporto della riflessione sulla poesia contemporanea messa in moto dalla mia lettura del testo di Matteo Marchesini, ripubblico un mio intervento al Convegno della rivista di Massimo Parizzi, “Qui. Appunti dal presente” – Milano, maggio 2005. Continua la lettura di Poesia e presente
Poliscritture Colognom. Per fare un sindaco ci vuole…
Riordinadiario 3-7 marzo 2023
di Ennio Abate
….meno colognosità. Pubblico i miei interventi, i commenti di amici e amiche, i documenti (manifesti, comunicati stampa) già comparsi negli ultimi giorni sulla pagina FB di POLISCRITTURE COLOGNOM. Ruotano attorno al problema del vuoto politico, che si svela nella sua miseria a Cologno Monzese, città dell’hinterland milanese di ex immigrati che votavano a sinistra e ora votano Lega e Fratelli d’Italia. La discussione ha per tema le prossime – si terranno a maggio – elezioni comunali. E dà uno spaccato veritiero e allarmante della crisi politica come oggi viene rappresentata (o teatralizzata? o annacquata?) nella mente e nelle parole di individui concreti in una situazione dannatamente concreta. E finora senza vie d’uscita. Ci si dibatte, infatti, tra vecchie logiche di partito e ricerca di un nuovo che stenta a essere definito. Colognom come microcosmo dell’Italia d’oggi? Può darsi.
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Poesia Moltitudine Esodo
Preparando una replica a “Il poeta Bovary” di Matteo Marchesini (3)
di Ennio Abate
Questo lungo saggio era comparso sul n. 7 inverno 2003/ 2004 della rivista INOLTRE edita dalla Jaca Book. Pur silenziato da poeti e critici allora operanti – quasi tutti hanno preferito poi andare in direzioni opposte all’ipotesi di poesia moltitudinaria e esodante da me proposta alla discussione – lo ripubblico in questo cupo 2023. Come documento di riflessione. Esistono ancora minoranze o singoli che non si sono rassegnati alla cancellazione di ogni dialettica tra poesia e politica. Malgrado la crisi di entrambe. E prima o poi bisognerà pur venir fuori dai pantani dell’iperspecialismo pseudo-accademico o della spettacolarizzazione dell’io liricheggiante in cui in troppi si sono cacciati. Continua la lettura di Poesia Moltitudine Esodo
Piccola commedia umana del “Laboratorio Moltinpoesia di Milano” (2006- 2012)
Preparando una replica a “Il poeta Bovary” di Matteo Marchesini (2)
di Ennio Abate
Questi appunti sono il bilancio personale della esperienza del Laboratorio Moltinpoesia di Milano (2006-2012).
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di Ennio Abate
Prima di rispondere in modo meditato a quest’articolo comparso sulla pagina FB di Matteo Marchesini (qui e in Appendice) pubblico questa mia poeteria sul tema del luglio 2015.
Continua la lettura di Preparando una replica a “Il poeta Bovary” di Matteo Marchesini (1)Le contorsioni di Chiero (4)
di Ennio Abate
Ad Acerno conobbe pure – e poi si scrisse con lui una o due lettere – un simpatico giornalista che si faceva chiamare Rik. Aveva i capelli rossicci, i baffetti alla Clark Gable e lavorava a Roma nella redazione de Il Vittorioso. Un giornale per ragazzi ben scritto e ben disegnato da gente che stava dalla parte dei preti e della Democrazia Cristiana.
A Chiero i primi numeri – si era nel 1949 – glieli avevano venduti in parrocchia e s’era subito appassionato. Nannìne, sempre con la preoccupazione di risparmiare perché in casa solo Mìneche portava lo stipendio, cercò di frenare quelle piccole ma continue spese. Chiero leggeva, leggeva. Ora voleva farsi comprare un nuovo romanzo esposto nella vetrina della libreria delle suore Paoline – fosse Robin Hood o Ivanhoe. Ora insisteva per ottenere da Eggidie anche i soldini del suo salvadanaio per correre a comprare i primi libri con la copertina grigia della BUR che cominciavano ad uscire. Di fronte ai rimproveri di Nannìne, Chiero s’infuriò e strappò i giornali. Poi pianse e strillò finché chella povera femmene per consolarlo finì per fargli l’abbonamento a Il Vittorioso. Continua la lettura di Le contorsioni di Chiero (4)