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Guerra in Ucraina. Prese di posizione (5)


Roberto Buffagni

In questi giorni, tutti i dirigenti politici dei molti paesi la cui sicurezza dipende dagli USA, si stanno facendo una domanda seria (tranne i dirigenti italiani, che non si fanno mai domande serie): “Ci possiamo fidare degli USA?” e probabilmente si rispondono così: “No. Ci possiamo fidare degli Stati Uniti soltanto se la sicurezza del nostro paese è un interesse vitale degli USA.” Sono molto pochi, i paesi la cui sicurezza è un interesse vitale degli USA.
Il caso ucraino diventerà un caso di scuola.
Gli Stati Uniti hanno guidato l’Ucraina “sul sentiero delle primule”, per usare l’espressione idiomatica inglese, coniata da Shakespeare: “Porter: ‘I had thought to have let in some of all professions that go the primrose way to the everlasting bonfire’ [Macbeth, Act 2, Scene 3]”.
“To lead someone down the primrose path” significa condurre qualcuno sulla facile via del piacere, che conduce all’ “everlasting bonfire”, il fuoco eterno.
È quel che hanno fatto gli Stati Uniti, persuadendo gli ucraini a entrare nella NATO quando sapevano benissimo che a) per i russi era assolutamente inaccettabile b) non avevano la minima intenzione di difendere l’Ucraina con le armi, perché una grande potenza nucleare entra in conflitto diretto con un’altra grande potenza nucleare soltanto se la posta in gioco è un interesse vitale di entrambe, e l’Ucraina è un interesse vitale russo ma NON è un interesse vitale statunitense.
Complici di questa leggerezza imperdonabile, i dirigenti politici europei. Al Summit NATO di Bucarest 2008 Francia e Germania si opposero all’immediato ingresso nella NATO di Georgia e Ucraina, perché sapevano benissimo che era la ricetta per il disastro. Gli Stati Uniti insistettero. Il compromesso che ne risultò fu che la NATO si limitò ad annunciare che Georgia e Ucraina sarebbero entrate nella NATO in futuro, senza indicare una scadenza precisa. Le FFAA russe intervennero immediatamente in Georgia. Negli anni seguenti, i dirigenti europei non fecero nulla per opporsi allo sconsiderato progetto americano; e anzi, nel 2014 i dirigenti europei, anzitutto la Germania, collaborarono al colpo di Stato orchestrato dagli USA in Ucraina.
Il risultato è quello che vediamo oggi. Continua la lettura di Guerra in Ucraina. Prese di posizione (5)

Guerra in Ucraina. Prese di posizione (3)

Francis Bacon

Ennio Abate

Tra le analisi lette finora sulle pagine dei vari “amici FB” questa è sembrata a me la più calibrata e lucida ma, quando arrivo al punto in cui leggo: “Noi europei quindi siamo i veri destinatari del conflitto e del suo sciame di conseguenze. “, torna il buio e l’angoscia. “Noi europei”? Esagero ma mi fa pensare al “noi socialisti” prima dello scoppio della Grande guerra. Continua la lettura di Guerra in Ucraina. Prese di posizione (3)

Guerra in Ucraina. Prese di posizione (1)

Kate Kollowitz
Daniele Lanza
20 febbraio 2022

Nota (ce ne sono sempre).
La vera sconfitta in tutto il macello che si profila in Ucraina, non è il paese in questione, invaso o meno che sia.
La VERA sconfitta è l’Europa che si ritrova impotente come dal 1945 ad oggi, pur con una guerra imminente sul proprio suolo : chi ha armi e determinazione – Cremlino e Washington – le usa……chi non le ha (complici 70 anni di benessere irreale, costituzioni pacifiste etc.) sta invece a guardare e a subirne le conseguenze. I paesi europei, piccoli attori riuniti nella grande casa UE (e in questi frangenti di crisi si vede quanto peso reale ha l’UE) sono gli spettatori vocianti e ridicoli.
Mosca cerca di riprendersi ciò che è “suo” da circa 4 secoli e mezzo (la sfera ucro-russofona inglobata nello zarato sin dal 1667), mentre il Pentagono coglie l’occasione (la desidera) per poter instaurare ed rinverdire la faglia di divisione tra bene e male perduta dopo il 1991 (il collasso dell’URSS aveva rovinato la Russia nel breve termine….ma come effetto collaterale aveva anche privato di ogni significato la Nato che negli ultimi 20 anni ha faticato a trovare motivi per continuare ad esistere di fronte agli interrogativi dell’opinione pubblica europea : l’unico motivo che potesse reggere era una difesa……ma difesa da COSA ?! E’ stata utile quindi una risurrezione della Russi potenza che più danni fa più giustifica la presenza della basi statunitensi/Nato in Europa (e magari a carico degli stessi europei).
Il Cremlino e lo stato maggiore russo con poche parole e grande professionalità preparano la mossa……la CNN americana dall’altro lato dell’oceano strepita con megafoni planetari : nel mezzo……i leader europei (l’asse franco-tedesco di Macron e Scholz in testa) che si agitano come marionette e contano come tali.
I veri sconfitti sono loro (cioè noi europei).
Signori (in particolare coloro che non sono d’accordo con me spesso) : suppongo che l’immagine da me scelta in basso – forze kaiseriane coloniali in africa orientale – risultino ostiche perchè evocano violenza e sopraffazione (sì è proprio così) e non è ciò che si vuole idealmente. D’altro canto mi piacerebbe che capiste come l’Europa della PACE della tolleranza e del benessere sopravvissuta per 70 anni è stata sempre un’illusione pia….guscio dorato entro il quale 3 generazioni di europei sono nati e cresciuti beatamente. Il mondo reale è un altro……..è quello dove se non possiedi il “ferro” non hai alcun peso (e tutto il tuo benessere può evaporare in una frazione di secondo). Che piaccia o meno è così : ognuno può continuare a cullarvisi se vuole, nel proprio paradiso interiore, non glielo impedisco).
Buona serata a tutti. Continua la lettura di Guerra in Ucraina. Prese di posizione (1)

Sul Sessantotto. Una mail del 2008

Riordinadiario 2008

di Ennio Abate

6 gennaio 2008

Caro A., davvero il ’68 fu «un anno che ne durò solo dieci»? E poteva non finire? La tua interpretazione mi ha fatto venire in mente Elvio Fachinelli e il suo libro La freccia ferma. Se non ricordo male, egli vedeva quello dei giovani  del ’68 come un tentativo di fermare il tempo (un po’-  rispolvero vaghi e approssimativi  ricordi biblici – come  Giosuè che avrebbe fermato il  sole per poter sgominare  l’esercito nemico). Devo dirti che nei decenni successivi ho sentito con più forza l’esigenza di prendere le distanze dal mito del ’68. […]Questo per dirti  che, se anch’io mi sento di disprezzare i pentiti del ’68 (o gli avversari da sempre o da allora), non ho alcuna  voglia, dopo quarant’anni, di entrare in competere con i laboratori di regime o pseudo-indipendenti, che allestiranno le interpretazioni delle interpretazioni dell’”evento” per una sua rinnovata imbalsamazione o museificazione. Glielo lascio volentieri il pezzo più grosso del ’68, che in effetti è stato “loro”, credo fin d’allora, e cerco di scavare meglio nel “mio”. Continua la lettura di Sul Sessantotto. Una mail del 2008

Nel tumulto del 1968

“Nei dintorni di Franco Fortini”. Capitolo 1

di Ennio Abate

 si spandea lungo ne’ campi 
Di falangi un tumulto 
(Ugo Foscolo, Dei sepolcri)

 È  curioso, ma prima del 1968 il nome di Fortini non compare nei miei scritti [1]. E non c’è traccia del suo nome nella mia memoria prima dei due ricordi che ho riferito rievocando la mia partecipazione da studente lavoratore all’occupazione della Statale di Milano nel ’68 (qui): Continua la lettura di Nel tumulto del 1968

“Noi accusiamo!” 2012

di Ennio Abate

Attirato da un post su FB,  ho chiesto l’”amicizia fessbucchiana” a  XY.  Ieri sera, di fronte ad un articolo sulla sua pagina, in cui si lamentava – riporto a memoria perché non l’ho copiato –  di non avere un posto in cui discutere coi compagni su cosa fare, sul venir meno della democrazia, etc., mi sono ricordato della «ingenua paginetta» (così un commento del tempo) del 7 agosto 2012, che avevamo pubblicato in vari blog o siti che avevano accettato di ospitarla con questa avvertenza: «I suoi promotori  la intendono come un primo “segnale di fumo”  di un dissenso diffuso da rendere manifesto e ragionato; e s’impegnano a migliorarne contenuti e formulazione con quanti vorranno aderire o discuterla». Continua la lettura di “Noi accusiamo!” 2012

Sud anni ’50. Un professore, un liceo classico


Riordinadiario  gennaio 2022
SUL PROFESSOR PETRUZZIELLO E LA CULTURA ANNI ‘50 DEL LICEO TASSO

di Ennio Abate

Questa riflessione sugli anni della lontanissima e non certo felice mia esperienza di liceale  è nata dopo essermi iscritto alla pagina FB degli “ex allievi Liceo Tasso di Salerno anni 50-70”.  E per reazione ai commenti  troppo amarcord  ed elogiativi del clima di quegli anni che lì ho letto. No, mi sono detto. Perché edulcorare, maltrattare o banalizzare così il passato?  (Che poi significa anche mistificare il presente). La revisione della storia (anche solo personale o di una comunità provvisoria) è un cosa  seria ( e sempre rivedibile). 

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2022. Notte di Capodanno in Piazza Duomo a Milano

Questi sono i primi  cinque interventi di una riflessione che  speriamo corale su un episodio di cronaca che sembra, come altri consimili,  paralizzare e azzerare le nostre già affaticate capacità di  pensare e agire sugli sconvolgimenti in atto nella nostra vita sociale. Altri  sono in arrivo e verranno pubblicati mano mano. [E. A.]

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