di Ennio Abate
Pubblico la mia prefazione a questa raccolta di poesie in dialetto di Fosco Giannini
di Ennio Abate
Pubblico la mia prefazione a questa raccolta di poesie in dialetto di Fosco Giannini
di Ennio Abate
di Ennio Abate
Il poeta Franco Loi è morto da pochi giorni e su Poliscritture l’ha ricordato Giuseppe Natale (qui). Solo oggi, visitando la pagina FB di Guido Oldani, mi sono imbattuto in un articolo su “Affari italiani.it” del 25 dicembre 2019 (qui). Vi si denunciava la censura da parte di Facebook di un’intervista rilasciata da Loi con un pomposo e stuzzicante titolo: Mussolini ha fatto più di tutti per gli operai. A colloquio con Franco Loi. L’intervista
La si può seguire qui: http://blob:https://www.facebook.com/a3f23ca6-92a3-4709-9d88-0b4dbcc90fc5
A Guido Oldani, che sul suo blog, a un mese di distanza dalla morte di Loi, ricordandolo ha ripreso anche questa notizia (qui) ho scritto: Continua la lettura di Franco Loi, un vecchio poeta ormai cieco anche dentro
a cura di Ennio Abate
Ricopio questa interessantissima intervista a Pietro Basso su Amedeo Bordiga da Jacobin Italia (qui). Uno che “arriva alla definizione del comunismo come piano di vita per la specie umana” va letto e studiato. [E. A.]
Continua la lettura di Percorsi comunisti. Amedeo Bordiga
a cura di Ennio Abate
Inizio – per ora senza un progetto definito – una serie di esplorazioni delle esperienze comuniste – di singoli o di gruppi – che ho incrociato nelle mie letture o in incontri con persone reali. Qui la selezione di alcuni passi, per me più interessanti, di una recente intervista a Mario Tronti curata da Giulia Dettori per la rivista “Filosofia Italiana” sul numero 2 del 2020. Da lì copio anche la scheda biobibliografica sull’autore [E. A.] Continua la lettura di Percorsi comunisti. Mario Tronti
Per un libro da scrivere
Andiamo a un anno prima. Fine 1967. Sempre alla Statale di Milano, nel bar del sottoscala «Veglia per il Vietnam». Una piccola folla di studenti e studentesse aspettava il ritorno della delegazione che era andata a trattare col rettore. I manifestanti avevano deciso di restare in università fino a mezzanotte od oltre. Scintille minime di ribellione. Tutto qua, sì. Le folle, le botte, i morti, gli sconquassi della società nei due anni successivi. Lui era lì. Bevendo un caffè, aveva parlottato con uno studente di filosofia, un piacentino. Poi nella sua memoria un volto senza nome, pallido, squadrato, occhiali con la montatura nera e spessa. Come quelli – di moda allora? – che vedrà nella foto sulla copertina di «Una volta per sempre» di F. F. Il piacentino assieme ad altri libri aveva sottobraccio Verifica dei poteri. Di quel tale, sì. Continua la lettura di Nei dintorni di F.F. – Frammento 3
Tabernacolo del Bargello, via Ghibellina
di Ennio Abate
a Betta Carlucci e (in memoria) a Ugo Dotti
I Piccola sopravvivenza, paralizzi, mi osservi vacua, ti esibisci! Nessuna curiosità vera nelle tue domande. Rientriamo ma male nella norma alla quale ti sei - con ironia - già sottomessa. O la mia satira bruna ha la sua forza nell’ombra invidiosa?
Continua la lettura di Riordinadiario 1983. Piccola sopravvivenza
Nel novembre 1995 all’università di Siena per la commemorazione di Franco Fortini, morto l’anno prima (28 novembre 1994) seguii gli interventi tenuti da suoi amici e discepoli sulla sua figura e la sua opera. Tra tutti fui colpito da quello di Michele Ranchetti, tanto che scrissi una poesia (Abbiamo amato un poeta “fragile”). Nel 1996, dopo averlo incontrato in alcune riunioni del Centro Franco Fortini, gli scrissi una lettera, che andò dispersa. Gliela rimandai nell’aprile del 1997, dopo una sua amichevole telefonata e da allora iniziò tra noi un saldo legame. Leggendo i suoi “Scritti diversi”, che mi donò, e gli articoli che andava pubblicando su “il manifesto”, mi accorsi di quanto fosse forte la sua personalità, ben distinta e per certi versi in contrasto con quella di Fortini, che io seguivo da tempo e sentivo più vicino a me per la sua scelta marxista. E capii pure che la sua riflessione così radicale e critica sulla storia della Chiesa Cattolica e sulla psicanalisi mi aiutava a ridiscutere nodi irrisolti della mia esperienza sentimentale ed intellettuale stretta tra due crisi: quella della formazione giovanile cattolica meridionale e quella della militanza marxista degli anni ’70 al Nord. Il materiale che pubblico (appunti di diario, sunti di letture + alcune lettere) è abbondante e per alcuni sarà di gravosa lettura. Ciascuno scelga liberamente se e cosa leggere. Pubblicarlo per me è un atto di gratitudine alla sua figura non più prorogabile; e ho voluto – non so bene perché – renderlo noto entro la fine di questo terribile 2020. Se stimolerà altri a Rileggere Ranchetti, come non ho smesso di fare io anche dopo la sua morte, tanto meglio. [E. A.] Continua la lettura di Riordinadiario sul finire del 2020. Michele Ranchetti
di Ennio Abate
Nel dicembre 2013 ebbi modo di leggere questo saggio: L. Tolstoj Le memorie di un folle, nel frattempo comparso sulla Rivista di psicologia analitica (qui). Me l’inviò, chiedendomi un parere, l’autore, un certo Baio della Porta, pseudonimo di uno studioso che preferiva non rivelare la sua identità anagrafica. La mia reazione fu di sconcerto, tanto trovai esasperata e ipersoggettivistica la sua dissacrazione del narratore russo. E risposi con questa lettera polemica di cui non mi pento neppure oggi. Non sono in grado di riportare direttamente il saggio su Poliscritture; e, per farsi un’idea precisa delle critiche a Tolstoj di Baio della Porta, il lettore dovrà andare al link che ho indicato. [E. A.]
Continua la lettura di Riordinadiario 2013. Una polemica su Tolstoj
Rileggere Ranchetti (1).
Appunti del 2004 su Non c’è più religione di Michele Ranchetti
di Ennio Abate
Pubblico solo oggi questi appunti, presi dopo la lettura del libro di Ranchetti e della recensione di Massimo Cappitti. Li trovo un po’ schematici e soprattutto ignari della ricca e complessa discussione che Ranchetti già conduceva da decenni con amici e studiosi di alta levatura. Eppure in essi ponevo un problema non irrilevante per chi veniva come me da una militanza comunista (ma non del PCI) degli anni Settanta: c’era qualcosa da imparare da quel libro? Tra l’altro, dopo la morte di Fortini, speravo di poter discutere su quel tema del comunismo, anche per lui fondamentale, con i partecipanti (compreso lo stesso Ranchetti) del Centro Studi dedicatogli dall’Università di Siena. La sensazione di una loro sordità – vi accenno negli appunti – e il carattere approssimativo delle mie riflessioni mi suggerirono di tenermele per me. L’anno dopo, però, le ripresi nelle domande che feci a Ranchetti stesso in una intervista (qui) [E. A.]
La mia prima reazione alla lettura di Non c’è più religione di Michele Ranchetti è stata istintivamente questa: bisognerebbe scrivere, a completamento, un Non c’è più comunismo altrettanto rigoroso e appassionato. Continua la lettura di Riordinadiario sul finire del 2020