di Ennio Abate
La vicenda è penosa. Sembra confermare tristi presagi mentre fa riemergere viscidi fantasmi del passato. Sul contrasto fra Farid Adly e la “Direzione” di Radio Popolare la penso per il momento così:
Archivi tag: Ennio Abate
Appunti e disappunti
NEI DINTORNI DI G. MAJORINO 2/1995
“Manocomete – quadrimestrale di profondità e superficie” è stata una rivista culturale fondata e curata da Giancarlo Majorino tra il 1994-1995. Fu un generoso ma troppo breve tentativo di rimettere a pensare assieme, in uno spazio che Majorino voleva spostato (memore di un precedente: Il corpo), intellettuali di varie competenze e generazioni, alcuni attivi già negli anni Sessanta, altri dopo il 1968.
Continua la lettura di Appunti e disappuntiRettifiche di una lettura
di Rita Simonitto
Approfitto dello spazio che Ennio mette a disposizione di chi vuole partecipare alla vita di Poliscritture, non solo per integrare con alcune mie osservazioni la sua pur precisa e sensibile disamina al mio Libro di poesie, ma anche per mettere giù due veloci righe a proposito della apertura del lock down, a seguito del Coronavirus.
Continua la lettura di Rettifiche di una letturaSu “Per ordine di verso” di Rita Simonitto
di Ennio Abate
1.
Ho letto questo libro partendo dalla Nota dell’autore posta alla fine, dove Rita espone la genesi della sua poesia. Che – scrive – è ricomposizione di “frammenti di storie” o di “esperienze private” in “una storia unica” secondo un “ordine” (o forma) che è quello imposto dai versi. Da qui il titolo, che – precisa – non corrisponde, di per sé, ad un “ordine di senso”. Eppure la bella foto di copertina riempita di foglie macerate sì ma di colori intensi su uno sfondo nero cupo – un riferimento alla canzone “Les feuilles mortes “ del 1946? – è più di un suggerimento. Con una metafora, che è anche un omaggio al mondo contadino della sua infanzia, Rita paragona le quattro sezioni del suo libro a “fasci di mannelle” e il lettore è invitato a scegliere singole spighe-poesie avendo riguardo per l’”insieme”.
Continua la lettura di Su “Per ordine di verso” di Rita SimonittoUn disegno, una poesia
Questo disegno (Figura con cesta di frutta, 1983 pennarello) lo feci mentre ero commissario d’italiano e storia agli esami di maturità. Mi pare a Legnano quando conobbi la Franca Ricci. Gli anni dovrebbero essere gli Ottanta. Tiro a indovinare 83-84. Devo averlo buttato giù su un foglietto di appunti e poi ritagliato. La figura è come sospesa sul piede destro. La mano sinistra giganteggia e fa tutt’uno con l’avambraccio. Fa capolino il volto che non si capisce bene se maschile o femminile e piccolo, sproporzionato, dunque, rispetto al corpo. La parte centrale ( gonna o schermo decorato) stacca nettamente il bianco della gamba e quello del petto e della mano. Lo stesso fa il nero tratteggiato della “cesta”, che potrebbe anche essere una sorta di cappellone messicano. Sopra ci sono forme tondeggianti. Potremmo pensare a della “frutta”, ma anche a dei “pani”. C’è qualcosa della grafica un po’ primitiva sudamericana. Importante e il gioco della linea che costruisce mano e avambraccio. Il senso è quello di un equilibrio instabile. [E. A]
[10 luglio 2012]
da Narratorio grafico di Tabea Nineo
Continua la lettura di Un disegno, una poesiaRicordare i morti per coronavirus di Cologno Monzese
Appello di Ennio Abate e Mauro Cambiaghi
e noi, che involge rinnovato strazio, ci separiamo infine – separarsi è la morte (Goethe)
Cologno Monzese, oltre ai normali decessi, ha perso negli ultimi mesi più 100 dei suoi abitanti a causa del coronavirus. E questo lutto collettivo è stato vissuto dai parenti di chi è morto in un preoccupante e inquietante silenzio della comunità cittadina.
Continua la lettura di Ricordare i morti per coronavirus di Cologno MonzeseColognom. Vicinanze e distanze
di Ennio Abate
Seconda risposta a Donato Salzarulo
«Chi ai nostri giorni voglia combattere la menzogna e l'ignoranza e scrivere la verità, deve superare almeno cinque difficoltà. Deve avere il coraggio di scrivere la verità, benché essa venga ovunque soffocata; l'accortezza di riconoscerla, benché venga ovunque travisata; l'arte di renderla maneggevole come un'arma; l'avvedutezza di saper scegliere coloro nelle cui mani essa diventa efficace; l'astuzia di divulgarla fra questi ultimi». (Bertolt Brecht, «Cinque difficoltà per chi scrive la verità»)
Caro Donato,
dopo il tuo intervento (qui) rilancio ancora:
A principesse Sichelgaite
da “A VOCAZZIONE”
di Ennio Abate
Lo so, abuso della pazienza degli italianofoni. E quelli che ancora oggi usano il dialetto salernitano-napoletano forse faticheranno a decifrare questo mio, di memoria e scritto. Eppure la soddisfazione di raccontare la storia della Principessa Sichelgaita come se quelli che parlavano in dialetto con me quando ero ragazzo potessero ascoltarmi me la prendo.[E. A.]
“Un vento gentile soffia su Cologno”, ma le scarpe sono “rotte” o no?
a cura di Ennio Abate
Miseria della politica e speranza di cambiamento in un città di periferia, dove abito dal 1964. Pubblico un mio intervento critico, una mail dell’amico Donato Salzarulo, la mia replica e, in Appendice, le reazioni di vari amici e amiche su una pagina FB locale, Cologno Outside. Mi attendo approfondimenti, ma vanno bene anche ulteriori polemiche [E. A.]
1
29 maggio alle ore 07:24Ennio Abate aPOLISCRITTURE COLOGNOM29 maggio alle ore 07:19
SAMIZDAT COLOGNOM
SPIACE DIRLO: A COLOGNO ABBIAMO LA STUPIDITA’ AL GOVERNO E UN’OPPOSIZIONE ABBAIANTE
Succede che il sindaco uscente leghista Rocchi si fa fotografare con tanto di gonfalone cittadino bene in vista insieme ad una giornalista locale, Jacqueline Allemant, sua servizievole fan. Lui ha la mascherina d’ordinanza anti Covid-19. Lei s’è messa una mascherina-museruola con su la scritta (famigerata per chi un po’ di storia italiana del Novecento l’abbia masticata) “Boia chi molla”. E la foto compare sui social colognesi. Succede anche che, non contenta di questo, la stessa Jacqueline Allemant pubblichi un altro selfie: lei e la vicesindaco di Cologno, Tesauro, entrambe con le mascherine-museruole e il “boia chi molla” bene in vista.
A vocazzione. Un frammento.
di Ennio Abate
E po’ Vulisse criave semp’e preoccupazion’i. Appen’e nat’e , ca ‘eren’e ancora tiempe e guerre, steve pe murì. Po, criscenn’e, ere state semp’e malatus’e. Venett’e fore ra guerre cu n’uocchie strabich’e, po ‘ncumingiarene st’i diarree continue, po’ ere semp’e accussì nervus’e e stizzus’e, ca na vot’e o purtarene addo nu specialiste a Napule ca ‘nge ordinaie certi bagne ‘rint’a vasche cu l’acqua quase bullent’e. Ca Nannìne, a mamme soie, sule na vote ce pruvaie a regn’e a vasch’e purtann’e, una dopp’a n’at’e, doie o tre bagnarole r’acqua scarfat’e ‘ncopp’e o furniell’e. Ca allore s’usaven’e ancora e carbunell’e. Ma o guaglion’e, appen’e mettett’e e pier’e rint’all’acque cavere, ‘ncuminciaie a alluccà accussì forte ca Nannine nun nge pruvaie mai chiù. E so tenett’e accussì. O guaglione ere veramente scazzareglius’e; e proprie pe chest’e nun’ se capive cumm’e maie se vuleve fa prevet’e.
Continua la lettura di A vocazzione. Un frammento.