Appunti di Ennio Abate
1.
Parto dalle mie impressioni dirette. Cosa vedo al primo impatto in questi quattro quadri di Mary Blindflowers?
Continua la lettura di 4 opere di Mary BlindflowersAppunti di Ennio Abate
1.
Parto dalle mie impressioni dirette. Cosa vedo al primo impatto in questi quattro quadri di Mary Blindflowers?
Continua la lettura di 4 opere di Mary Blindflowersdi Ennio Abate
Questi disegni, prodotti per lo più tra 1976 e 1978 – anni della interruzione della mia militanza politica e del “ritorno del represso”(Orlando), che nel mio caso ho chiamato “gioie dell’educazione cattolica” – corrono paralleli alle mie poeterie e al mio narratorio. E perciò, suddivisi in cinque sezioni, li introduco per ora con alcuni brani dalle une e dell’altro. [E. A.]
Continua la lettura di Sulle misere gioie di un’educazione cattolicadi Ennio Abate
In questi disegni che vanno dal 1978 al 1994 il rapporto materno/infantile (o, se si vuole e più semplicemente, madre-figlio o donna-bimbo) è espresso in figure femminili in pose da arcigna megera (1978) o da imbambolata (1979) o da maschera perfida (1988) o da caricatura comica (1990). Hanno masse corporee avvolgenti (1990) o addirittura stritolanti (1989, Donna che stringe un bimbo; 1990, Strettamente amato). Le figure infantili, invece, appaiono ridotte quasi a pupazzi tristi e inebetiti (1978, 1979), impacciati o immobilizzati (1989, 1990). Che a volte hanno tratti incattiviti e maligni (1989 e 1990). Solo nella figura del 1989 (Bimbo che sfugge all’abbraccio) un bimbo con gesto risoluto (le mani alzate come a dividere) si separa dall’ombra avvolgente e informe che ancora lo sovrasta. E soltanto nella figura del 1994 il rapporto si stempera in fiaba quasi da miniatura medioevale colorata. Il corpo materno o donnesco è sempre incombente e opprimente su quello del bimbo. Niente, dunque, di sereno né edulcorato in queste immagini. Piuttosto un sentimento di pena che in molte infanzie è ben più presente di quanto ci siamo abituati a immaginare e si trascina anche quando diventiamo adulti e colti. [E. A.]
Continua la lettura di Materno e infantile 16 figuredi Ennio Abate
Questi 36 disegni, che vanno dal 1976 al 1998, tutti di varie dimensioni ma qui ridotti a miniature regolari secondo i codici informatici che Word Press suggerisce per comporre una galleria d’immagini, hanno per tema i pochi animali che sono entrati nel mio immaginario (soprattutto infantile): cani, galline, uccelli (indeterminati). Tranne il volpino che ho disegnato a china nel 1976 mentre dormiva, le altre immagini sono spuntate (come sempre e come ho già scritto) da iniziali segni casuali. I titoli – ironici e psicologizzanti – alludono (ma per me) a stati d’animo anche personali del tutto irrilevanti però al momento in cui disegnavo. Le forme sono qui sempre chiuse. Ho usato l’inchiostro di china e i comuni pennarelli. [E. A.]
Continua la lettura di Bestiario 37 figuredi Ennio Abate
Il titolo complessivo di questi disegni del 1976-’78, “Alberi e vegetali”, ma anche quelli particolari sono approssimativi. So di indicare così soprattutto una mia intenzione di stabilire un legame tra segni grafici e “cose” (viste o pensate). Di alcuni disegni (ad es. “Albero attraverso la finestra”, “Siepi a Scanzano”, “Attrezzi ed erbe”, “Piante secche in un vaso”) potrei dire dove e in quali occasioni ebbi la spinta a farli. Evocano (ma solo per me) la finestra al terzo piano di una casa che ho abitato; il paesaggio piatto con rare siepi attorno a una casa colonica a Scanzano; il terrazzo della casa dei miei genitori a Salerno, dove, in vasi di terracotta o vecchie bagnarole fuori uso riempite di terriccio, crescevano piante di pomodoro o di basilico e persino un piccolo nespolo. Negli altri, le forme sono state inventate al momento e non saprei trovare riferimenti tra esse e cose, luoghi e tempi da me vissuti. Sono venute fuori soltanto dai gesti casuali o semiconsapevoli della mia mano, che guidava la penna in legno col “pennino Cavallotti” d’acciaio (dello stesso tipo di quelli usati da ragazzo alle elementari nel dopoguerra o più tardi per disegnare a china)? Oppure da uno schema elementare, inconscio che comunque guida i movimenti della mano quando disegno? (Non voglio neppure parlare di idea o di forma e non mi addentro in questi problemi che so complessi). Oppure da immagini viste in libri illustrati o quadri o riproduzioni di ogni tipo sedimentatesi nel tempo? Guardando a distanza di tempo questi disegni, noto soprattutto un loro carattere “primitivo” e quanto siano forti i contrasti tra le forme bianche, compatte, plastiche e chiuse, quelle tratteggiate e quelle compattamente nere. [E. A.]
Continua la lettura di Alberi e vegetali 15 figuredi Ennio Abate
1.
Dove lo troviamo prof Samizdat? A bagnomaria nel quotidiano scolastico. Eccolo. Ha dettato i voti d’italiano e storia. Primo quadrimestre, eh. Restano da firmare i tabelloni e il registro azzurro. Ultimi avvertimenti di una voce – la coordinatrice di classe. Con la fregola addosso si accalcano per lo scarabocchio finale sui tabelloni e i registri. Battutine. Quali? Boh. Ultimi saluti distratti. Si scappa fuori. Perché il pomeriggio è di piombo. Dentro e fuori? Ci arriveremo, ci arriveremo. Lui pure scappa. Per i corridoi a quell’ora deserti e silenziosi.
Continua la lettura di Da “Prof Samizdat”di Ennio Abate
Appunti e interrogativi
Con Giorgio Mannacio ho fatto – anche in compagnia di altri poeti e scrittori dell’area milanese e sempre in concorde discordia – alcuni tratti di strada insieme (Monte Analogo, Laboratorio Moltinpoesia alla Palazzina Liberty di Milano tra 2006 e 2012). E continuiamo a farne altri con Poliscritture, a cui egli non ha smesso di collaborare. Anche per ribadire la mia attenzione alla sua ricerca, pubblico subito le mie impressioni di lettura dell’ultima sua raccolta poetica, alla cui sobria presentazione al Teatro Arsenale sabato 14 dicembre 2019 (qui) ho partecipato con piacere. Qua e là – a completamento o a correzione della mia interpretazione e comunque per passione del confronto – ho integrato (vedi Note) alcune utili osservazioni che nel frattempo Giorgio, su mia sollecitazione, mi ha inviato per e mail. [E. A.]
Continua la lettura di Su «Ogni vigilia è disarmata» di Giorgio Mannacioa cura di Ennio Abate
[da una replica del 13 dicembre 2018 a un’amica su FB] Gli scontri cavallereschi sono una favola o comunque momenti eccezionali. Quando il conflitto supera una certa soglia e mette in gioco i corpi oppure si carica di motivazioni politiche, religiose, ideologiche, non si sa mai dove può arrivare. Anche quando fosse gestito da grandi strateghi. Come dimostrano le due guerre mondiali. Perciò “Il rispetto …. dovuto a tutti a livello personale ed in particolare alle istituzioni” è un’istanza morale, che ha purtroppo una presa e un consenso molto labile nella realtà. Mi ha sempre impressionato, anche nei punti in cui non condivido suo pessimismo lucido e realistico, il “Saggio sulla violenza” di Wolfgang Sofsky ( Einaudi 1998). E ne voglio citare qui un passo che riflette sul mito della nascita della società:
Continua la lettura di 12 dicembre 1969. Piazza Fontanadi Ennio Abate
Continua la lettura di Su «Hybris» di Gianmario Lucini