Archivi tag: Ennio Abate

Elezioni europee. Nessuna vera pietra nello stagno

a cura di Ennio Abate


Qui sotto la mia opinione sulle europee e uno scambio di pareri con alcuni “amici fessbucchiani”. [E. A.]

Istintivamente non andrei neppure a votare o annullerei la scheda. Perché entrambe le prospettive più realistiche (tenuta degli europeisti, affermazione clamorosa dei sovranisti) o conserverebbero lo status quo o lo peggiorerebbero. Ma uno potrebbe sempre pensare che gli attuali europeisti sono il meno peggio rispetto ai leghisti e lepenisti etc. e dargli il voto.

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Già tra noi…

Storie di migranti raccolte da Jorida Dervishi

a cura di Ennio Abate

Pubblico stralci dell’introduzione e di alcune storie di vite migranti di “La mia storia è la tua storia”, un libro in via di stampa scritto e curato con passione dalla giovane Jorida Dervishi di origini albanesi e tutor universitaria a Milano. L’ ho letto in bozze e la mia riflessione, che ora fa da prefazione al libro, oltre a richiamare temi già toccati qui su Poliscritture, vuole essere anche un riconoscimento convinto del lavoro di integrazione fatto da tanti anni, attraverso i corsi d’italiano a favore dei migranti, dal “Centro di cultura popolare” di Pioltello, in particolare nella sede di Seggiano che ho sia pur saltuariamente frequentato. [E. A.]

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Pasolini, l’antifascismo, Casal Bruciato, tirapiedi al 100% o all’80%

a cura di Ennio Abate

Pubblico questo scambio su Facebook tra me e Gianfranco La Grassa perché mi pare un buon esempio di come una tradizione di sinistra anche critica, come quella di Pasolini, possa essere usata – per delusione, per disperazione, per volontà di oltranza astratta, per eccesso di realismo politico – non tanto contro la sinistra e a favore della destra ma contro ogni ipotesi (oggi purtroppo cancellata dal dibattito intellettuale e resa quasi impensabile) di spezzare il gioco tra dominatori comunque simili (“tirapiedi” di tipo A o di tipo B). Questa ovviamente è la mia opinione che sottopongo alla discussione. [E. A.]

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Da “Psicoscrittoio di un don giovanni pezzente”

Tabea Nineo, pastello, 1993

di Ennio Abate

Un frammento: Prima lettera a Donna Elvira

Cara Donna Elvira,

vorrei scriverti parole che rinvigoriscano  quel che  provo quando stiamo insieme, da soli e ci abbracciamo e tocchiamo, arginando gli assalti dei  nostri incubi e le immagini del passato che turbano questo presente .

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Stabat mater/Morte della casalinga oscura

Poeterie

Chi parla in questa poesia che scrissi nel 2007? Una madre del Sud. Si rivolge al figlio immigrato, che ha dovuto portarla a morire in mezzo ai «muri di nebbie» di una città del Nord invece che «sulla spiaggia/vicino al mare». E placa il senso di colpa di lui: vada «per vie più soleggiate» e la sua «ombra» di madre lo seguirà sempre.

La leggerò domani sera, mercoledì 17 aprile, presso la Pieve di San Giuliano – piazza San Matteo a Cologno Monzese – nell’ambito della iniziativa “Stabat Mater” organizzata dalla Officina delle Arti.[E. A.]

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1969-2019. Com’eravamo? Come siamo?

DIARIO/STOCOLOGNOM


Ieri bella serata alla “Casa in Movimento” con tanti ex compagni degli anni Settanta per guardare il filmato autoprodotto nel 1976 dall’allora Democrazia Proletaria di Cologno Monzese e restaurato dal gruppo “On the road again. Anni 70 a Cologno” (qui). Ma la memoria è una brutta bestia. Come sapeva bene Emily Dickinson, che scrisse: «Quando spolveri il sacro ripostiglio/ che chiamiamo “memoria”/scegli una scopa molto rispettosa/e fallo in gran silenzio./Sarà un lavoro pieno di sorprese -/ oltre all’identità/ potrebbe darsi/ che altri interlocutori si presentino -/ Di quel regno la polvere è silente -/ sfidarla non conviene -/ tu non puoi sopraffarla – invece lei/ può ammutolire te». E allora, proprio per invitare a lavorare seriamente in quel “regno polveroso”, ripropongo in forma di lettera aperta il succo del breve intervento critico che ho fatto in questa occasione. Rimando anche alla precedente riflessione sul tema della memoria del ’68 a Cologno (qui). Per finire, aggiungo il testo di un vecchio volantone del “Gruppo Operai e Studenti di Cologno” (datato 1971), che dovrebbe documentare il senso della mia critica (niente affatto “demolitrice”). Il volantone è suddiviso in punti per agevolarne la lettura on line. [E. A.]

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Il GOS (Gruppo Operai e Studenti di Cologno)

In occasione dell’incontro dedicato agli anni Settanta,  che si terrà il 12 aprile prossimo alla Casa in Movimento di Cologno, pubblico un breve testo del mio “narratorio” e alcune immagini di volantini ciclostilati in quegli anni e recuperati tra le mie carte. Sono, a rileggerli e a rivederli oggi, rozzi nella grafica e estremistici e approssimativi nel linguaggio , ma dicono tuttavia la passione e la voglia di cambiamento che si respirava non soltanto “on the road” ma anche nelle piccole fabbriche, nelle scuole (ricordarsi che allora c’erano i doppi turni) e nei quartieri della “città dormitorio”. [E. A.]

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Alla fine del Novecento

Riordinadiario 1994

di Ennio Abate

Cosa ci aspettiamo oggi dalla storia o dagli storici? 
Qualcosa in questo mio vecchio appunto del 1994 potrebbe servire (forse) ad avvicinarsi più *criticamente* al tema del libro “Neofascismi”, che Claudio Vercelli presenterà a Cologno il 5 aprile prossimo. [E.A.]

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Anche i fenicotteri (sporchi) emigrano

NARRATORIO/PROF SAMIZDAT (AGOSTO 1982)

di Ennio Abate

Sto lavorando al mio “narratorio” in prosa.  Ho chiare in mente le sue suddivisioni principali, che in qualche occasione ho già indicato (Salernitudine, Immigratorio, Samizdat, ecc.).  Mi è difficile, però, riordinare e sintetizzare i troppo  numerosi e spesso ripetitivi appunti che – non so se obbedendo a qualche strategia da “narratore interruptus” o in preda a  certe nevrosi  da scrittori clandestini e isolati – ho seminato, spesso dimenticandomene, qua e là in molti anni (almeno dagli Ottanta). In  quaderni, taccuini e foglietti volanti scritti a mano. In dattiloscritti  di decenni fa (fino a metà dei Novanta) mai più riletti.   E più di recente in file sul PC più facilmente consultabili. Ogni tanto trovo e rielaboro qualche testo come questo. Che appare a me stesso di non facile interpretazione e collocazione  nello schema-progetto che mi sono fatto.  [E. A.]

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Riflessioni sulle “poeterie” (4)

Tabea Nineo, Tenace, anni ’80

di Ennio Abate

1982

Febbraio

1.

Perché ho dovuto così a lungo nascondere la mia attività di scrittore e poeta e praticarla in clandestinità? Con molte rinunce, se non con una vera mortificazione del mio desiderio? Ho sentito questo desiderio come una malattia che volevo curarmi da solo? E mi sono letto poeti e critici come uno che si legge da solo trattati di medicina per capire di cosa soffre?

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