Archivi tag: Ennio Abate

Su Trump, “mondialisti” e “residenti”

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di Luciano Aguzzi

Ferve dappertutto la discussione sull’enigma Trump. Difficile è orientarsi ed evitare prese di posizioni emotive ed estremizzate, tipo: “Addà venì Trump!” o ” Torna l’Ur-fascismo” di cui parlò Umberto Eco ( Cfr. qui). D’altra parte  nella situazione caotica d’oggi non c’è neppure la tranquillizzante possibilità del “giusto mezzo”. Perché, in effetti, tutte le categorie che ancora usiamo per pensare questa realtà in sommovimento sono come minimo ballerine e logorate.  Possiamo insistere però nella fatica di catturare e selezionare le notizie e le riflessioni che  potrebbero aiutare i nostri ragionamenti a capirne qualcosa in più. Pubblico perciò questo intervento di Luciano Aguzzi, che s’inserisce nello scambio (Cfr. Appendice) di opinioni tra me e lui avvenuto su “Poliscritture FB”  e spero che altre voci aggiungano  dati e riflessioni utili ad approfondire i problemi  qui accennati. [E. A.] Continua la lettura di Su Trump, “mondialisti” e “residenti”

Altri immigratori

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SCRAP-BOOK DAL WEB IN FORMA DI SAMIZDAT

di Ennio Abate
1.
costruiranno muri – per fermare i migranti – tra Ungheria e Serbia – sempre loro – i migranti – spendono miliardi d’euro – per fermare i migranti – i regolari sì – gli irregolari no – decide chi fa i muri – e fa pure i migranti – loro decidono sempre – puah! – loro che «tengono in moto – man mano – l’immenso apparato che produce – e ripartisce i beni – necessari alla vita» – e le frontiere vengono rafforzate – 500 milioni di europei sarebbero gli assediati – centomila migranti e richiedenti asilo gli assalitori – dicono – scrivono – che arrivano dal mare – arrivano dal mare – e li fotografano – arrivano sulle coste – quando non muoiono – come grossi pesci si arenano – quando non muoiono sembrano come noi – bambini stravolti e genitori disperati – come furono in passato i nostri antenati Continua la lettura di Altri immigratori

Celan e la poesia in tempi di lotta politica bloccata

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di Ennio Abate
La questione del rapporto tra poesia e realtà (o storia, o politica) riaffiora in modi più o meno carsici nelle nostre discussioni: in quella della redazione di “Poliscritture” che ha riguardato alcune poesie sulla guerra per il n. 12 della rivista (e che appena possibile pubblicheremo), nel mio saggio su La Poesia secondo Gianmario Lucini, in miei precedenti ( e numerosi, fin troppo per alcuni) commenti e post dai tempi del «Laboratorio Moltinpoesia»; e più indirettamente anche in alcuni commenti di Luciano Aguzzi.
Per approfondirla, faccio riferimento al post “Su Paul Celan” di Salzarulo  e ai successivi commenti e rileggo più attentamente il saggio di Zanzotto su Celan da me segnalato qui. Lo faccio – lo dico subito – mettendomi dal punto di vista  di un ipotetico io/noi politico.

«Perché quella di Celan è una via probabilmente impercorribile e inimitabile» ma di questi tempi ancora abbastanza affascinante? [1] Risponderei: perché la storia ci ha trascinato, sì, “altrove” rispetto ai tempi del nazismo che Celan dovette affrontare, ma questo nostro “altrove”, che stentiamo a comprendere, sembra avere una continuità (ma molto più complessa) con quei tempi. Continua la lettura di Celan e la poesia in tempi di lotta politica bloccata

“Domani” di Velio Abati: noterelle di lettura

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di Roberto Bugliani

Se non il quadro in sé, un acquerello dipinto da Paul Klee nel 1920 e titolato Angelus Novus, è nota la lettura allegorica fatta da Walter Benjamin di questo “angelo che sembra in atto d’allontanarsi da qualcosa su cui fissa lo sguardo. Ha gli occhi spalancati, la bocca aperta, le ali distese. L’angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Dove ci appare una catena di eventi, egli vede una sola catastrofe, che accumula senza tregua rovine su rovine e le rovescia ai suoi piedi. Egli vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e ricomporre l’infranto. Ma una tempesta spira dal paradiso, che si è impigliata nelle sue ali, ed è così forte che egli non può più chiuderle. Questa tempesta lo spinge irresistibilmente nel futuro, a cui volge le spalle, mentre il cumulo delle rovine sale davanti a lui al cielo. Ciò che chiamiamo il progresso è questa tempesta” (Sul concetto di storia, tesi IX, nella traduzione di Renato Solmi, Angelus Novus, Einaudi 1962, pp. 76-77). Continua la lettura di “Domani” di Velio Abati: noterelle di lettura

La Poesia secondo Gianmario Lucini

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Appunti su «Pensiero poetico e critica integrale dell’arte» (CFR 2013) 
per la serata del prossimo 14 ottobre 2016 a Rovellasca su Lucini. 
Scaletta del mio intervento.

 di Ennio Abate

1.

Alla base della scrittura saggistica di  Gianmario Lucini troviamo un’insofferenza etica potente contro ogni concezione  che intenda la poesia come  attività specialistica, professionale,  autonoma o regolata esclusivamente da leggi interne al suo un campo. Continua la lettura di La Poesia secondo Gianmario Lucini

Sul lettore. Un dialogo a tre

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Riprendo volentieri dalla sezione “Mattinale” del  sito di Velio Abati questa discussione a tre fra gli amici Velio Abati, Donatello Santarone e Walter Lorenzoni non tanto perché trae spunto da una mia amara constatazione per gli  scarsi commenti a due recenti post “lunghi” di Poliscritture (“Sulle prode di “Domani”” dello stesso Abati e “Parole beate” di Sagredo) ma soprattutto perché essa s’intreccia con la discussione su “Per chi scrive Poliscritture?” e più indirettamente anche con quella su “Pornolandia.La morte della sessualità” e mette a fuoco un disagio diffuso tra quanti vedono con allarme e quasi sgomenti lo scarto crescente  tra modi sempre più divaricati di rapportarsi al “mondo” o alla “realtà”:  i nostri e quelli  delle generazioni più giovani.  I dialoganti accennano anche al problema che da decenni ci logora sul che fare o sul come reagire (e persino se sia ancora possibile reagire). Mi auguro che il senso di impotenza, certamente da riconoscere, non ci paralizzi e che qualcosa ci spinga sia a interrogarci con coraggio e rigore sulla storia da cui proveniamo sia, come suggerisce Abati, a 
«scrutare luci nella notte». [E. A.]

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Per chi scrive Poliscritture?

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Non è la prima volta che vari amici, a cui ho segnalato l’attività di POLISCRITTURE, visitato il sito, di fronte a certi articoli si sono lamentati della loro lunghezza o dello spazio concesso a “scritture troppo difficili” e che – dicono ironizzando – non si rivolgono certo al “popolo”. Non voglio fare orecchio da mercante e, pur sapendo che la questione è quasi irresolubile, la ripropongo nuovamente alla discussione, prendendo lo spunto da una una mail appena ricevuta  dall’amico Luigi Paraboschi.  Pur non concordando con alcune delle sue opinioni, la ritengo preziosa. Perché dice  con schiettezza cose che di solito si pensano e non si dicono. Gli ho chiesto perciò l’autorizzazione per  pubblicarla. Spero che ne nasca una, magari accesa, ma utile discussione. Tanto più che come redazione di POLISCRITTURE il prossimo 8 ottobre c’incontreremo a Firenze proprio per fare il punto sugli obiettivi della nostra rivista (cartacea e on line). Ecco qui sotto il testo della mail di Luigi. [E. A] Continua la lettura di Per chi scrive Poliscritture?

Parole beate

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di Antonio Sagredo

In Appendice:  7 note su “Parole beate” di Ennio Abate

Prologo o Epilogo ?

Per gli esiliati come me, ma non altri,
che non hanno mai scordato come
Io non sono, e che per questo mai
si possono smarrire in una novella storia. Continua la lettura di Parole beate

Sulla presentazione a Milano di “Come ci siamo allontanati”

Da sinistra: Gianni Turchetta, Paolo Giovannetti, Maurizio Gusso
Da sinistra: Gianni Turchetta, Paolo Giovannetti, Maurizio Gusso

di Ennio Abate

E allora ci siamo allontanati o no da Franco Fortini? E chi si è allontanato? E di quanto? E perché? Ed è fatto inevitabile, necessario, positivo, negativo? Queste alcune delle domande che mi facevo ieri (21 settembre 2016) prima e durante la presentazione di “Come ci siamo allontanati. Ragionamenti su Franco Fortini” (Arcipelago Editore di Luciano Duò: qui) alla Libreria popolare di Via Tadino a Milano. La serata bella – perché condotta cordialmente da Paolo Giovannetti, partecipata (un pubblico attento di persone amiche e ben motivate), con due problematiche e non ingessate relazioni di Maurizio Gusso e Gianni Turchetta – alcune risposte su cui meditare ha offerto e le riassumo a modo mio e per punti così: Continua la lettura di Sulla presentazione a Milano di “Come ci siamo allontanati”

Sulle prode di “Domani”

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di Velio Abati

Bisogna riportare l’attenzione critica su “Domani” di Velio Abati. Nel maggio 2014 ne parlai qui ed altri lo fecero sul blog dello stesso autore (qui). Ma il silenzio è caduto su quest’opera difficile, volutamente fuori moda rispetto alla narrativa italiana contemporanea  e sul suo autore, che non ha ceduto né ai pentimenti politici né a quelli letterari. A questo primo rendiconto sull’accoglienza ricevuta dal romanzo, scritto dallo stesso Abati,  seguiranno  alcuni interventi di lettori di “Domani” ai quali ho richiesto una rilettura meditata e critica dell’opera. L’immagine pittorica di Toti Scialoia che accompagna questo post mi è stata fornita dallo stesso Velio.  Ho preferito collocare i brani del romanzo, da lui citati nel resoconto, in una “Appendice” per permetterne una lettura autonoma  ma anche facilmente  riconducibile al suo bilancio. [E. A.] Continua la lettura di Sulle prode di “Domani”