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“Il piede sulla luna” di Michele Arcangelo Firinu
di Ennio Abate
Caro Michele Arcangelo,
ho letto il tuo libro fino in fondo e con piacere. Provo simpatia per i tuoi versi. Mi richiamano esperienze d’infanzia simili del secondo dopoguerra: la madre mediterranea, la povertà (…e mi cucivi/enormi e tonde pezze al culo[1]), persino i geloni (…e son felice / perché non sappiamo più che cosa sono i geloni[2]). E poi una formazione cattolica rigettata, la militanza, le letture avide, la delusione politica. C’è in tutto il libro una grande sofferenza. Sei capace, però, di addolcirne poeticamente il peso attraverso un serrato dialogare. Lo provano le tante dediche ad amici o interlocutori ma anche una scrittura indirizzata ad una oralità calorosa tra il familiare e l’amicale.[3] Bella mi è parsa anche l’onestà con cui dichiari i limiti culturali della nostra generazione: “Questo vi lasceremo figli / mappe tesori / dei nostri sbagli”.[4] Continua la lettura di “Il piede sulla luna” di Michele Arcangelo Firinu
et les intellectuels stronzones du sessantuit
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“Come vivo le cose che stanno succedendo” di Claudio Vercelli
Composita solvantur . Letture e riflessioni sul conflitto Israele-palestinesi (2)
a cura di Ennio Abate
Segnalo dalla sua pagina FB questa onesta presa di posizione dello storico Claudio Vercelli:
COME VIVO LE COSE CHE STANNO SUCCEDENDO – Ci sono volte, nelle quali, uno avrebbe molte cose da dire ma sa che comunque non otterrà ascolto alcuno. Quello ragionevole e razionale, beninteso. Ciò che sto/stiamo vivendo, è una di queste situazioni, prossime al collassamento delle rispettive ragioni. Ho idee ma, da adesso, gli animi sono troppo esacerbati (e divisi) per potere anche solo raccogliere il senso logico di quanto sta avvenendo. Se mai sussiste, beninteso. Quindi, con esso, anche di quanto vado, nel mio piccolo, ragionando. Tutto viene altrimenti travolto. Posto che ciò che chiamiamo con il nome di “logica” (target, obiettivi finali, equilibrio e contrapposizione tra poteri asimmetrici e cos’altro), in molti conflitti deraglia verso il puro gusto della distruzione. Quella altrui. Non sono in grado di affrontare le maree montanti del ludibrio, dello sdegno, della fazionalizzazione che stanno per sommergerci. Da più parti. Un’umile presenza intellettuale, qual è quella mia, non può fare fronte, da sé, alle incontrovertibili certezze di chi invece attribuisce agli “altri” le inconfessabili intenzioni proprie. Ossia, quelle di distruzione. Poiché la melliflua cosa – ovvero quel garbuglio di interessi, identità, storia, memorie e quant’altro -che chiamiamo, da illo tempore, con il nome di conflitto “arabo-israelo-palestinese”, si colloca in questo ordine di considerazioni. Sussiste in quanto tale. Diversamente, sarebbe già stato risolto. In qualche modo. Non importa quale (se non per i diretti interessati, si intende). Ne sono quindi intellettualmente sopraffatto, per capirci. Non ho strumenti che non siano quelli del mero ascolto. Di certuni ma, francamente, anche degli altri. Poiché in un conflitto si è almeno in due parti. Come tali, contrapposte. Del pari, non sono nessuno per immedesimarmi nel dolore di chi non avrà mai nessun risarcimento. Continuerò comunque con il mio lavoro di analista, per nulla “al di sopra delle parti” (chi si presenta, ad ognuno di voi, in quanto tale, vi sta invece concretamente ingannando: non esiste la “fredda distanza” bensì l’immedesimazione che viene però contemperata dall’impegno di continuare ad essere “ntellettualmente onesti”). Lo sforzo, sempre più spesso, non sarà quello di essere al di fuori di sé stessi – condizione pressoché personalmente impossibile – ma di capire dove si collochi la linea di divisione tra umano e disumano. Coloro che nutrono certezze (ideologiche), alla ricerca quindi di facili riscontri per i loro retropensieri, sono già allineati. Quindi, pronti a fucilare nemici così come, soprattutto, “traditori”, quelli nel proprio campo. In ogni guerra che ci chiami in causa, d’altro canto, il principio di sopravvivenza sopravanza tutto il resto. Tuttavia la realtà dei fatti, se ancora conoscibile dietro la coltre di finzioni, infingimenti e quant’altro, è ben diversa cosa. Poiché contempla, e quindi offre, non una ragione assoluta bensì più motivazioni. Nessun relativismo, per parte mia. So “dove stare”. Ma ci sto con autonomo esercizio di comprensione. In fondo non sono nessuno, anche se non vorrei essere ricordato come un nulla.
Aggiungo il commento che ho lasciato sulla sua pagina:
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“Palestina e Israele: pensieri laterali” di Augusto Illuminati
Composita solvantur . Letture e riflessioni sul conflitto Israele- palestinesi (1)
a cura di Ennio Abate
Dal 7 ottobre 2023 – giorno del sanguinoso attacco di Hamas contro civili israeliani partito dalla Striscia di Gaza – sto seguendo notizie, commenti e riflessioni sulla nuova e – pare – inedita esplosione della crisi in Medio Oriente. In questa rubrica che riprende il titolo dell’ultima raccolta di poesie di Franco Fortini, dal quale – a partire da “I cani del Sinai ” (1967)- ebbi la spinta a interrogarmi con continuità sul conflitto tra israeliani e palestinesi, ritornerò, senza rispettare l’ordine cronologico, su alcuni degli articoli selezionati, facendone innanzitutto dei semplici e chiari suntini. Spero che aiutino me e i lettori di Poliscritture a mantenere ferma l’esigenza di ragionare e di scegliere con tenacia la verità, sfuggendo le trappole delle semplificazioni propagandistiche e della disperazione. [E. A.] Continua la lettura di “Palestina e Israele: pensieri laterali” di Augusto Illuminati
Su CLASSE E PARTITO di Alessandro Visalli
Giovedì 11 ottobre 2023. Alla presentazione del libro di Alessandro Visalli, astratto “amico su FB” ora conosciuto di persona al Ferrobedò, «uno spazio culturale polivalente nel pieno centro di Milano» scoperto in questa occasione. Qui in breve le impressioni che ho avuto dalla serata; e che correggerò o confermerò con più argomenti dopo la lettura completa del libro:
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…state rinunciando ad un atteggiamento più rigoroso di ricerca…
di Ennio Abate
Pubblico il commento appena lasciato sulla pagina FB di Lanfranco Caminiti a proposito del “documento sulla guerra in corso e le sorti dell’Europa”. Ho aggiunto in Appendice i riferimenti necessari per intendere la questione. Continua la lettura di …state rinunciando ad un atteggiamento più rigoroso di ricerca…
“Se tu vorrai sapere…”
TESTIMONIANZE PER FRANCO FORTINI dicembre 1996 COLOGNO MONZESE
Ieri ho messo in ordine nel mio PC la cartella ‘Nei dintorni di Franco Fortini’ datando in ordine cronologico appunti e interventi che ho accumulato dal 1978 ad oggi. Li rileggerò e ripenserò alle ragioni più o meno consapevoli di questa mia lunga fedeltà alla sua figura e alla sua opera, malgrado il mutamento che hanno subìto nella percezione pubblica in questo lungo tempo trascorso dalla sua morte nel 1994. Per ora ripubblico il contenuto di un libretto cartaceo di 73 pagine oggi introvabile. Lo costruii assieme ad amici dell’Associazione Culturale Ipsilon di Cologno Monzese e riuscimmo a pubblicarlo nel 1996. Può essere scaricato e spulciato con calma usando il pulsante ‘Dowload PDF’ ( a destra in alto). [E. A.] Continua la lettura di “Se tu vorrai sapere…”
Divenire Samizdat (3)
La polis che non c’è
Appunti per ripensare il discorso politico su Cologno
di Ennio Abate
Pubblico i 17 appunti con note già comparsi su POLISCRITTURE COLOGNOM da agosto ad oggi. Le immagini riprendono luoghi della città da me fotografati negli anni scorsi. [E. A.]
1. Diciamo spesso di voler partire dalla realtà di Cologno. Ma qual è la sua realtà? La recente uccisione della giovane Sofia Castelli (ma prima – e già dimenticato – c’è stata quella di Maria Begoña Gancedo) è una riprova che non la conosciamo davvero e a sufficienza. Nelle sue pieghe più profonde la vita sociale di Cologno (e in particolare la condizione dei giovani) resta, malgrado le buone intenzioni, un fatto abbastanza oscuro per chi fa politica.
2. Meglio non illudersi o illudere gli altri. E’ bene sapere che anche le analisi più scientifiche della Cologno reale da parte dei cittadini o degli amministratori – sempre auspicabili e necessarie – possono aiutare a risolvere (ma mai in automatico) i problemi (o una parte di essi) che ci assillano. E tali analisi saranno sempre mescolate, condizionate e spesso travisate dalle immagini di Cologno prodotte dalle storie e dalle memorie (personali e collettive), dalle diversità economiche, professionali, culturali che a volte ci uniscono e a volte ci contrappongono.
3. Quali sarebbero queste immagini di Cologno? Da quando (1964) vi abito ho sentito parlare di Cologno: come paese, città dormitorio (o d’immigrazione), periferia (rispetto alla metropoli Milano) e – più recentemente suggestionati forse dalla presenza di Mediaset del fu Signor B.) – di città della comunicazione (o di servizi). [ii]
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