Archivi tag: Eugenio Grandinetti

Città greche dell’Asia Minore

di Eugenio Grandinetti

“Noi adesso ce ne andiamo a poco a poco / verso il paese dov’è silenzio e gioia. / Forse, ben presto anch’io dovrò raccogliere / le mie spoglie mortali per il viaggio” scriveva nel 1924 Sergej Esenin in versi che mi tornano sempre in mente ogni volta che penso agli amici che se ne sono andati. Eugenio Grandinetti è uno di questi. Sto cercando di seguire la vicenda della prevista, ma purtroppo ritardata, pubblicazione di un’antologia delle sue poesie a cura di Luciano Aguzzi. Ho saputo che il 23 aprile scorso al Cenacolo Sant’Eustorgio di Milano sono state lette sue poesie per ricordarlo. E, grazie al paziente lavoro di Rosa De Meo, dispongo ora della trascrizione di alcuni testi manoscritti (per lo più bozze di poesie già edite) recuperati da Anna Maria, la sorella di Eugenio. Più avanti ne pubblicherò qualcuno. Oggi voglio ricordarne la figura ai lettori di Poliscritture con questa sua ampia poesia tutta immersa nel sogno di un’antica civiltà sepolta. [E. A.]

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“Se tu vorrai sapere…”

 TESTIMONIANZE PER FRANCO FORTINI  dicembre 1996 COLOGNO MONZESE

Ieri ho messo in ordine nel mio PC la cartella ‘Nei dintorni di Franco Fortini’ datando in ordine cronologico  appunti e interventi che ho accumulato dal 1978 ad oggi.  Li rileggerò e ripenserò  alle ragioni più o meno consapevoli di questa mia lunga  fedeltà alla  sua  figura e alla sua opera, malgrado il mutamento che hanno subìto nella percezione pubblica in questo lungo tempo trascorso dalla sua morte nel 1994. Per ora ripubblico  il contenuto di  un libretto cartaceo di 73 pagine oggi introvabile. Lo costruii assieme ad amici dell’Associazione Culturale Ipsilon di Cologno Monzese e riuscimmo a pubblicarlo nel 1996. Può essere scaricato e spulciato con calma usando il pulsante ‘Dowload  PDF’ ( a destra in alto). [E. A.] Continua la lettura di “Se tu vorrai sapere…”

Ripensare Cologno Monzese nel 2022 (3)

di Ennio Abate

Vorrei, ma non so se ci riuscirò, stampare una Antologia dei numeri della rivista «Laboratorio Samizdat». Per ora, a riprova del lavoro fatto, tra 1986 e 1990, con un bel gruppo di persone di Cologno Monzese ma anche di Milano (e di altre città), pubblico le copertine della rivista e un Indice veloce degli articoli e delle rubriche.

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Taccuino di un militante di AO. Quattro mesi del 1978

Domani 22 febbraio 2021 alle 17,30, collegandosi su Facebook ( qui) o su Yotube (qui), è possibile seguire la presentazione di “VOLEVAMO CAMBIARE IL MONDO. Storia di Avanguardia Operaia (1968-1977).

di Ennio Abate

Sono stato in Avanguardia Operaia dal 1968 al 1977, cioè fino alla sua scissione. Da allora, in tutti questi anni ho continuato a rimuginare e a scrivere su quella mia militanza politica e sulle vicende degli anni Settanta. Dei numerosi appunti (in forma di diario, di narratorio e di saggio) ho pubblicato finora pochi brani su Poliscritture ma ho sempre colto qualsiasi occasione per tornare su quella storia e confrontarmi con i miei ex compagni di AO. E’ accaduto in particolare nel 2016 sulla pagina FB “Via Vetere al 3”, dove per la prima volta  si affacciò l’idea di una Storia di AO. E quando uno di loro, Luca Visentini, ha pubblicato «Sognavamo cavalli selvaggi», una rielaborazione narrativa della sua esperienza in AO, che ho attentamente recensito (qui).

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Fratelli nello sguardo fermo

Lidia Gavinelli e Luigi Lanza

di Ennio Abate

 

                                                 a Gigi Lanza
  

 
 Rileggo oggi il tuo biglietto spinoziano 
 - humanas actiones non ridere non lugere
 neque detestari, sed intelligere (b.d’esp) -
 che in ottima grafia d’architetto mi lasciasti 
 in un libro del millenovecentonovantanove.
 

 Questo alla fine so: fummo fratelli amari. 
 Da medesime quiete tenebre 
 dalle adolescenze dolenti del dopoguerra
 giungemmo in affanno ad altri amori 
 che ci dilaniarono e ci svelarono.  

 Sempre
 tenemmo fermo lo sguardo sul nero mantello 
 di spaventevoli parole 
 che coprono le piaghe del mondo.
 
 E sempre, pur feriti, lo scuotemmo.

 
 
 (2011 - 2020)
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Lucido critico, inquieto, mai pacificato…

Un ricordo di Eugenio Grandinetti

di Toto Lucchesi

Ho conosciuto Eugenio agli inizi degli anni ’70: abbiamo insegnato nella stessa scuola, la Media Gemelli, nello stesso corso.
Il primo aspetto che mi colpì fu la sua profonda curiosità, il forte impegno nell’intrecciare poesia e micologia, linguistica e tecnica , entomologia e botanica, fino a qualche anno fa frequentava, unico allievo, all’Unitre di Milano un corso di erpetologia.

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«Metti un tizzone del Sud nelle nebbie di Milano…»

Un ricordo di Eugenio Grandinetti

di Ennio Abate

                                        puliti miti oscuri nostri gemelli
                                ancora vanno, operosi su incerti sentieri

                                                               (L'albero)
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Per Grandinetti

di Ennio Abate

Queste tre poesie hanno per tema il legame profondo con un amico meridionale, insegnante, poeta e compagno. Alludono a argomenti presenti nelle conversazioni con lui (e sua moglie Franca) in quegli anni. Stabiliscono analogie immaginarie con un autore (Galeazzo di Tarsia), da lui amato e studiato. Ruminano sui non detti delle conversazioni che avemmo allora. Scavano nelle tensioni sull’amicizia, che la malattia – ambigua sorellastra, non si sa se più della storia o della natura – produce nei corpi e nelle menti, incalzandoci con la paura dalla morte. La terza poesia è accompagnata dal dettaglio di un mio disegno, del 1990, a carboncino, dove mi era parso e ancora mi pare fossero venuti fuori i tratti del volto sofferente di Eugenio, avvolto in un nero psichico mortuario, che in quegli stessi anni, per altri motivi, pesava anche su di me (perciò il titolo). Per questa pubblicazione ho appena ritoccato in qualche punto i testi, tratti dal mio Diario. Seguirà un mio ricordo di Grandinetti in prosa, che forse chiarirà meglio il contesto quotidiano e storico in cui i versi nacquero. [E. A.]

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