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Lettura di «Ombre e vicende» di Eugenio Grandinetti

di Donato Salzarulo

                           Se incontro l’ombra che attrista il tuo viso, 
                            con questa torcia l’accerchio e confondo. 

Oltre che al poeta, desidero fare un omaggio al Grandinetti professore. Per l’occasione desidero ripetere ciò che lui ha fatto innumerevoli volte. Prendere una poesia e spiegarla, parafrasarla, commentarla. In questo caso sceglierne una sua fra le 3.500/4.000 (fonte Luciano Aguzzi) scritte in quaranta anni, mi è difficile. Anche perché onestamente non le conosco tutte. Sceglierò allora quella che Abate (un altro suo attento lettore) ha pubblicato sul sito di POLISCRITTURE nel giorno della sua scomparsa. Immagino che Abate l’abbia scelta perché abbia sentito in quei versi qualcosa di definitivo. Forse l’immagine di un ritratto. Forse l’immagine di parole, pensieri e sentimenti che riescono a comunicare, una volta per sempre, un’identità. La poesia ha per titolo “OMBRE E VICENDE” ed è tratta dalla raccolta “DISAMORARSI D’ESSERE”.

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Gli zampettii dei passeri

 di Eugenio Grandinetti

Questa poesia è stata recuperata da Luciano Aguzzi, che ringrazio.[E. A.]

 
Sto in questo inverno rigido a guardare
i fiocchi di neve che sparpaglia
un vento inconsapevole. Anche noi
la cui vita è cosa lieve e provvisoria
come acqua meteorica rappresa,
affidiamo a pensieri sparsi il flusso
dei nostri sogni,

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Ricordando Eugenio Grandinetti

di Giorgio Mannacio

Ho chiesto a varie persone che hanno conosciuto Eugenio Grandinetti un ricordo o una riflessione sulla sua figura o sulla sua poesia. Ecco il primo contributo arrivato. [E. A.]

1.

Ho conosciuto Eugenio Grandinetti, recentemente scomparso attraverso la rivista Poliscritture ma ci siamo visti solo un paio di volte, credo. Nacque tra di noi una simpatia fondata su elementi poco significativi: seppi che era calabrese (come me) e, successivamente, che era cugino di un mio collega di lavoro. Nel contesto della rivista che ho ricordato ebbi modo di leggere alcune sue poesie che suscitarono un certo dibattito intorno all’argomento nichilismo/pessimismo. Ad esso ho partecipato anch’io. Posto che non posso e non devo ostentare una amicizia in senso stretto ma certamente una comunanza di esperienze poetiche e una partecipazione ad una sorte che accomuna tutti noi uomini, ho creduto di ricordarlo intitolando al suo nome le osservazioni sul tema che quella sua esperienza ha suscitato in me.

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25 poesie da “Disamorarsi d’essere”

di Eugenio Grandinetti

 Eugenio Grandinetti ha pubblicato, raccolte in quattro sezioni (Equilibri di penombre, Zooteca, Storie,  Et cetera),  un altro  libro di sue poesie. Ne propongo qui, facendo una scelta del tutto personale, alcune che meglio dicono  alcuni tratti tipici della sua ricerca: uno sguardo minuzioso ma interiormente partecipe sugli animali, esseri in preda a sentimenti (fossero di paura, come nell’immagine della lucertola, o di aggressività feroce, come in quella del falco) che indirettamente sono stati o sono anche suoi; una tendenza ad immobilizzare  in una “statica interiore” non solo il movimento delle cose (si veda «Mulinelli»), ma della memoria («Degli altri è bene /si perda ogni memoria, che non resti/ cattiva maestra al mondo della storia /di cui fummo pure parte»)  e, dunque, della storia dimostratasi inesorabilmente insensata e senza più scopo («Gli eventi/ che potevano esserci non furono»; « storia/ continua, senza capitoli e senza epilogo») ; una a-modernità baudelairiana  ma  più secca e quasi scorbutica della sua visione della città metropolitana, ridotta a «muro davanti ad altri muri», a vita monotona,  a «un ripetersi», a «ingranaggio», nel quale   il singolo – guardato o non guardato dagli altri – resta bloccato in una irrimediabile incomunicabilità; un esistenzialismo  che ora,  di fronte alla sua e all’altrui vecchiaia (si veda in particolare «Senescenza», «Un vecchio» ma anche «La mela marcia»),  si è fatto spietato e nulla abbellisce.  E tuttavia  questi versi – pacati, disincantati, dal tono mai muscolare ma sempre basso e riflessivo, che parrebbero monotoni ma sono dolcissimi – «sono tarli che scavano, che lasciano / vuoti profondi». Perché alludono ad una assenza incolmabile. Come nella bellissima evocazione  delle figure del nonno e del padre ne «L’asino di Pietrantonio», tanto più imponenti e leggendarie, malgrado le  minime  «orme» ( o ombre?) che hanno potuto lasciare sulla terra e  nel suo animo.  [E. A.] Continua la lettura di 25 poesie da “Disamorarsi d’essere”

Dieci poesie da ” … e ci indossiamo stropicciati”

di Luigi Paraboschi

con gli APPUNTI DI LETTURA di Ennio Abate

 

Cerchi ancora la pietra d’angolo

Cerchi ancora la pietra d’angolo
uno scoglio sul quale edificare
ti lasci scarnificare da relitti
che pensavi sepolti nel cemento
in un punto profondo dell’oceano. Continua la lettura di Dieci poesie da ” … e ci indossiamo stropicciati”

Da «I luoghi i tempi le parole»

 

di Eugenio Grandinetti

Premessa

Potrei dare a questa raccolta il titolo “Ultime”, non perché essa comprenda le ultime poesie da me composte, ma perché è l’ultima che intendo pubblicare per adempiere a quello che io ritengo un mio dovere verso la società. Infatti io ritengo che tutti siamo debitori verso la società in cui viviamo perché il nostro modo di essere è determinato anche dai rapporti sociali in cui siamo implicati e quel che ognuno pensa o scrive non è solo opera sua ma è anche espressione dei desideri, dei comportamenti, delle aspirazioni e delle preoccupazioni della società in cui vive. Continua la lettura di Da «I luoghi i tempi le parole»

Dal sud dell’anima

 

di Eugenio Grandinetti

 

Di questa recente raccolta di altre poesie di Eugenio Grandinetti, uscita nel novembre 2016 presso Youcanprint Self-Publishingt, presento una piccola scelta fatta a caso, come sfogliando il libro prima di entrarci dentro. La breve premessa e i titoli delle sezioni (Similitudini, Antiche e nuove moralità, inquietudini) danno il senso del libretto: una interrogazione tenace che sa di non trovare alcuna meta ma insiste e tiene alta e ferma la voce della poesia di fronte al nulla. [E. A.]

Premessa

Da tutti i sud del mondo, dove regnano guerre, miseria ed ingiustizie, gli oppressi cercano di scappare, spinti dalla speranza di un futuro migliore: dovranno affrontare un viaggio povero di meraviglie e ricco di pericoli in cui dovranno patire fatiche, fame, violenze e spesso anche morte; li attende una meta spesso precaria dove troveranno a volte commiserazione ma più spesso diffidenza ed ostilità.
Da tutti i sud del mondo, siano essi luoghi geografici o luoghi della mente, partono su barche fragili desideri che a volte naufragano ma quando riescono ad approdare,si accorgono che la meta raggiunta è solo provvisoria e che da essa bisogna ripartire per non perdere la speranza di poter trovare alla fine la meta desiderata.

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Tre segnalazioni: Grandinetti, Pizzi, Simonitto

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Sono usciti tre libri:
Eugenio Grandinetti, Guglie d’ombra, Youcanprint, Tricase (LE), aprile 2016
Marina Pizzi, Cantico di stasi 2011-2015, Oèdipus Edizioni , Salerno/Milano, maggio 2016
Rita Simonitto, Vortici. Racconti, Besa editrice, 2016

Eugenio Grandinetti, Marina Pizzi e Rita Simonitto sono presenti in  vari modi su Poliscritture (basta scrivere i loro nomi in ‘cerca’ e si viene rimandati ai testi pubblicati). Sarebbe bello che, nei tempi necessari, escano delle “letture d’autore” su ciascuno dei  tre libri. [E. A.]

Pensieri su “Nel bosco ed oltre” di E. Grandinetti

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di Giorgio Mannacio

L’ultima plaquette di Eugenio Gradinetti si articola in tre sezioni (Le presenze del bosco; Dissonanze; Dissolvenze). La prima si presenta anche lessicalmente in sintonia col titolo stesso della raccolta, ma già l’avverbio “ ed oltre “ che lo accompagna sembra suggerire che bisogna uscire dal bosco e piegarsi, volenti o nolenti, a più liquidi fenomeni di trasformazione (Il testo Pan, a pag. 11, avverte : “Vivere è solo metamorfosi “). Continua la lettura di Pensieri su “Nel bosco ed oltre” di E. Grandinetti