Archivi tag: Franco Nova

Ordine e sonno

Enrico Baj, Uomo con grnde naso, 1974

di Franco Nova

Ieri sera, dopo tanti anni, tagliandomi i peluzzi dal naso, mi sono ferito dentro e per mezzora sono uscite goccioline di sangue. Ognuna che usciva, mi salutava e si scusava del fastidio procuratomi. Dopo pochi minuti di questa solfa ne avevo piene le balle e ho detto loro di lasciarmi in pace. Lo hanno fatto, dimostrandosi più gentili di me; ma hanno ricominciato i loro riti di scuse con il naso, il quale ha iniziato a gonfiarsi per l’irritazione. Continua la lettura di Ordine e sonno

I ricordi: belli ma così incerti

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di Franco Nova

Si ritirò nella sua stanzetta perché avvertiva una certa pesantezza che annunciava il sonno imminente. Tuttavia, non appena si fu sdraiato a letto, il sonno tardò ad arrivare. Continua la lettura di I ricordi: belli ma così incerti

L’inspiegabile

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di Franco Nova

Questo amarissimo apologo è giocato su una intelligente costruzione di un’atmosfera che dal fiabesco passa all’horror. Il narratore ci presenta prima un gran seduttore, un «uomo sempre sorridente», gentilissimo con bambini e donne, misterioso quasi come il pifferaio magico della famosa novella dei Grimm, per immergerci subito dopo in una sequela di truculenti fattacci, che avvengono sempre alla presenza del misterioso personaggio e sconvolgono la tranquilla vita di un paese. Egli si stacca persino dalla sua funzione di narratore, canonicamente esterno ai fatti, e va in mezzo alla gente per «instillare qualche dubbio su questo stranissimo personaggio». Nulla da fare. Il finale colloquio rivelatore tra lui e l’uomo che ride – i due veri protagonisti del racconto – conferma la pessimistica visione delle cose umane che l’evangelista Giovanni (III, 19) fissò nel motto usato da Leopardì come esergo per La Ginestra: «« Καὶ ἠγάπησαν οἱ ἂνθρωποι μᾶλλον τὸ σκότος ἢ τὸ φῶς. – E gli uomini vollero piuttosto le tenebre che la luce». [E.A.]

Un uomo sempre sorridente, e anzi afferrato spesso da convulsioni di riso, arrivò un giorno in paese. Fermava tutte le persone, faceva lunghi discorsi ridendo, ma nessuno capiva che cosa dicesse e nemmeno se fosse un connazionale o uno straniero. Continuava ad offrire caramelle ai bambini e rivolgeva loro concioni che essi sembravano quasi capire da tanto ridevano assieme a lui, divertendosi moltissimo. I genitori furono inizialmente preoccupati, ma non quando appurarono che il folle, perché tale era evidentemente, distribuiva caramelle ottime, di marche ben note e costose. Dove se le procurasse nessuno riuscì tuttavia a saperlo. Continua la lettura di L’inspiegabile

IL PINO E LA BETULLA (due meschini rappresentanti del mondo vivente)

pino e betulla

di Franco Nova

[Un’ironica allegoria filosofico-politica ricca di possibili riferimenti ai dilemmi della storia e dell’esistenza. Mi pare s’inserisca bene persino  in
quelli elettorali della discussione in corso su “”2034???” (qui). Largo alle interpretazioni più audaci o sottili. (E.A.)]

Il pino e la betulla si presero d’amore; non proprio fulmineo, ma a furia di vedersi non troppo lontani l’uno dall’altra. Il pino era abbastanza rigido e compassato; la betulla tenera e flessibile, buona e premurosa, ma un po’ frivola, leggera quanto basta per interessare un pino così serioso. Erano relativamente vicini; essendo però alberi solidamente fissi al suolo, i loro rami non riuscivano a toccarsi. Le loro radici sì, per cui le moine e carezze da “amorosi” si svolgevano sotterraneamente. Simili tenerezze rattenute, senza sfogo, durarono parecchi mesi; la loro unione sembrò rinsaldarsi comunque, malgrado le limitazioni del caso. Continua la lettura di IL PINO E LA BETULLA (due meschini rappresentanti del mondo vivente)

La nebbia

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di Franco Nova

I vetri sembravano sporchi. X si avvicinò alla finestra e si accorse che era nebbia; un nebbione fitto fitto che non lasciava intravedere praticamente nulla, essendo anche calata la notte. X fu meravigliato perché in quella zona non si era quasi mai vista nebbia; e poi così spessa, proprio mai. Era infastidito. Non doveva uscire quella sera, aveva già progettato di darsi alla lettura sul comodo divano davanti alla TV, rigorosamente spenta. Adesso, però, i suoi programmi erano disturbati dal nebbione. Certo, era già deciso che sarebbe rimasto a casa; ma senza nebbia avrebbe avuto la piena consapevolezza che fuori c’era un paesaggio, c’erano edifici, auto che passavano, gente sul marciapiedi un po’ più in fondo. Continua la lettura di La nebbia

Salta grillo!

salta grillo

di Franco Nova

[Questo apologo satirico, con echi esopiani, ci presenta un grillo anticonformista che non vuole cedere alle sollecitazioni in apparenza a lui dirette di «una folla del tutto indeterminata e confusa di altri insetti». A spiegare l’equivoco in cui l’inesperto animaletto cade è mamma-grillo, che lo conferma in una salda visione animalo-centrica e misantropa. In filigrana pare di cogliere qui il tema del contrasto forse insolubile tra la società “di massa” o “all’americana” (di «idioti»?) e l’individuo anarchico «dal carattere ruvido e poco accomodante». Ma come mai costui, pur sapendo saltare e procedere a balzi, si fa condizionare dagli altri fino a imitarne la grottesca andatura? (E.A.)]

“Salta grillo”, gli gridava la folla, una folla del tutto indeterminata e confusa di altri insetti che nemmeno si riusciva a capire di che genere o specie fossero. Il grillo li guardava perplesso; lui non poteva muoversi che saltando, per quale motivo quegli sciocchi lo incitavano a mantenere un passo che era il suo proprio dalla nascita, quello che “Dio” aveva scelto per lui fin dall’apparizione dei grilli. Eppure il rumoreggiare della folla cresceva: “salta grillo”. Cominciò ad indignarsi e poiché era un grillo dal carattere ruvido e poco accomodante, si ripromise di non saltare proprio più. Mai più è forse dir troppo, ma insomma avrebbe cercato di astenersi dal salto per un bel po’ di tempo, almeno finché quegli scalmanati non avessero smesso di urlare come ossessi. Continua la lettura di Salta grillo!

Il (vecchio?) tarlo

tarlo 2

di Franco Nova

[Un tarlo nel vecchio armadio di una camera da letto suscita nel narratore ricordi di famiglia, propositi di eliminarlo e mano mano curiosità, confronti tra vita animale e umana, supposizioni, antipatie, analogie tra il tarlo-animale e il “tarlo” del pensiero. Fino all’assoluzione della «brava bestiola» e all’accettazione dei dilemmi dell’uomo che pensa.]

Non so più da quanto tempo m’accompagna il rumore di questo vecchio tarlo. Sarà poi vecchio?  Non lo so, il rumore è monotono e quasi lento, sembra quello di un anziano che continua a borbottare frasi senza senso. Alloggia nel vecchio armadio della mia camera da letto. L’armadio è proprio “stagionato”, apparteneva ai nonni, poi ai genitori. E’ nero, come gli altri mobili della camera; forse chi mi ha preceduto aveva un altro concetto della vita e della morte. Tuttavia, so bene che nonno e padre amavano la vita gaudente e se la sono ben spassata; probabilmente avevano deciso di deprimere le loro mogli per essere molto morigerati almeno in casa, tanto più che io dormivo nella spaziosa camera con terrazzo sui tramonti proprio presso la loro, e quindi non dovevo essere turbato nella mia sonnolenza fanciullesca. Non era così, ovviamente, erano i mariti a non dover essere disturbati da improprie richieste muliebri; avevano già avuto di che godere con donne durante il giorno o nei fine settimana. Continua la lettura di Il (vecchio?) tarlo