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Essere il peggio

di Gianfranco La Grassa (Franco Nova)

ESSERE IL PEGGIO DEL PEGGIO
 
I sentimenti, che tali non sono,
ridono di me e del  mio essere
uno spudorato mentitore.
Amo eppure nulla sento in me;
corro dalla solo presunta amata
e dalla mia contorta psiche
nascono timori assai pressanti
di non trovarne nemmeno una.
Ed infatti è proprio così e
mi siedo godendo d’essere solo.
Non ho ben capito chi sono
e se veramente io vivo o
si tratta di immaginazione.
Non mi piaccio per nulla
e vorrei essere cancellato
da ogni luogo abitato.
So che non è possibile
ma non ha importanza,
quelli che incontro per la via
sono puri arbusti ingombranti
 
 
TENIAMO VIVO IL NOSTRO EGO
 
Quanto sonno eppur non dormo
per l’incidente all’amata
che ha rischiato di morire
ed è ancora sotto anestesia.
Sorride e non sembra soffrire,
la colpa è stata tutta mia
e mi sento un uomo solo
che ha rischiato la tragedia.
Per rara fortuna anche
l’amputazione è stata evitata
ma la colpa mi ha reso
un automa senza più energia.
Dovrò riprendere la mia vita,
ma solo per darla tutta a lei?
Non so se ne sarò capace,
l’altruismo è stato d’animo
che dura uno schiocco di frusta.
Forse dovrò darmi alla ricerca
di sentimenti tutti nuovi;
la mia donna avrà il rispetto,
ma oltre ad essa quale altra?



Sognare, amare, vivere l’inesistente

di Gianfranco La Grassa (Franco Nova)

 SOGNATE, POI SARETE SVEGLIATI

Quanti desideri mai realizzati
nutrono i sognatori inattivi,
spingendosi oltre la realtà
che sempre si oppone decisa
ad ogni immaginaria prospettiva.
Mai essi si arrenderanno 
e inseguiranno l’impossibile;
la vita sarà un continuo sonno,
la serenità regnerà sovrana.
Il finale sarà però assai diverso
perché la Morte, perversa,
sconvolgerà le loro menti
con la verità del mai ottenuto.
I loro pensieri seguiranno
tutto ciò che fu creduto e
che apparirà in visione sconvolta,
tanto da portare le godute gioie
al dolore più sconvolgente,
che farà sparire nel buio
ogni ricordo del contento vissuto.


AMATE E ACCETTATE LE CONSEGUENZE

C’è un terreno qui vicino
e vi cresce l’erba dell’amore
senza gocce d’acqua né semina.
E’ l’abbraccio tra amanti
che fa fremere la terra,
resa umida dalla tenerezza
diffusa da cuori incuranti
dei danni provocati dai tremiti.
Non vi è più motivo alcuno
per condurre il pensiero a capire
quanto ormai sta accadendo
senza più controllo né direzione.
Non è più calcolabile la durata
del terremoto indotto dal semplice
sentire senza nulla più di questo.
Uno sconvolgimento poi avverrà
in senso contrario e tutto tornerà
come nulla fosse mai avvenuto.
Amate comunque e vivete il caos,
non si usa la ragione e il sentire
è parte essenziale dell’umano. 
Soffocatelo e subirete il peggio.


VIVIAMO L’INESISTENTE

Non vi è l’intensità del piacere,
solo attimi di bell’inganno
che confondono le menti
e rendono pungenti i desideri,
sperando che tutto continui così.
Insistiamo nell’inventarci
un mondo con la notte di luce
e il buio là nell’orizzonte.
L’amore si difende vivace
e trapela da ogni pertugio
come tuoni a ciel sereno.
Nessuno pensa alla vita piatta,
serena perché sa di vincere
e di rendere infine dolorosa
la fine di ogni esistenza umana.

senza nulla capire della morte

di Gianfranco La Grassa (Franco Nova)

L’INUTILITA’ DEI DESIDERI
 
Sempre avanti verso le nostre voglie,
eppure mai giungono a conclusione.
Camminano lenti e incerti i fantasmi
di vecchie conoscenze senza successo.
Le amicizie tremano e non ricambiano
temendo un prossimo fallimento
perché i colloqui densi di ricordi
scorrono verso un ben amaro finale.
I sentimenti sono tanto provati
in questi tempi dal passo sicuro e
si rapprendono in blocchi omogenei
cambiando l’abito delle nuove mode.
Dentro di noi è tutto in movimento
verso la fine mai prima pensata.
Non giungeremo agli obiettivi
sempre voluti e mai realizzati,
mentre intorno una fitta nebbia
sfuma i desideri tanto provati
da immergere il nostro animo
in un liquido denso di passioni
irrefrenabili ma mai soddisfatte.


MEGLIO DISTRARSI CON L’INUTILE
 
Senza rimorsi né pentimento
la temuta morte entra nel Nulla;
il cuore batte e ribatte sul
pensiero piegato al male.
Quanti ricordi del malato
implorante una benedizione
nel suo inutile credere ad
una morte ancora lontana.
La mia è in avvicinamento,
subdola mentre piega il lembo
della vita sopra ogni pensiero.
Quanto inutile quel tremare
dolente solo nella fantasia,
perché mentre si affila l’arma
la decisione sarà inaspettata.
Ci svegliamo paurosi la mattina,
la megera medita il giusto momento.
 
NON VEDIAMO LA REALTA’
 
Il crescendo dell’odioso gracidare,
senza presenza degli orridi animali,
è la vita che muta la sua prospettiva
e assume il suo vero essere.
Quante illusioni nella giovinezza
e quante ancora nel sopravvivere
mentre s’allarga il burrone nella
prospettiva della caduta finale.
Continuiamo ad essere speranzosi
senza accorgerci che l’animo
ha invertito la sua direzione
avviandosi alla bufera finale.
Siamo sempre allegri e fiduciosi
mentre in noi cupa incombe
la nera nube viepiù riottosa,
che mai sparisce pur non vista.
Ci apparirà improvvisa e noi
non lo crederemo se non quando
ci avvolgerà per intero soffocandoci.
Sempre così la nostra misera vita,
si mostra cinguettante e gioiosa
mentre prepara la nera prospettiva
di una fine priva d’ogni fiore, che
gli amici ci metteranno ancor vivi
senza nulla capire della morte.

Su chiusura di sipario

di Gianfranco La Grassa

RIVIVIAMO MA DIVERSAMENTE
 
Urlano gli ambulanti grezzi,
pur utili alla vita quotidiana,
attirando la serena attenzione
dei visitatori della bellezza cittadina.
Gli amanti della cultura e storia,
formatrici di nuove civiltà,
prendono una diversa via e
alimentano un ricordo millenario.
Molte vicende decide la sorte
in una mescolanza mutevole
che annulla ogni misera volontà.
Il nostro animo si ribella al destino,
ma questo detta la sua legge.
Siamo fragili e la vita ci spezza,
i frantumi si rimettono insieme
dandoci l’impressione di nuova vita.
Saremo sempre pronti a riceverla
soltanto se questa sarà serena,
non coinvolta in mille pene
come quelle finora patite.



IL SIPARIO SI CHIUDE
 
La fine mi sta aspettando e
spiando ogni mio movimento,
mentre la tormenta infuria
nell’animo ormai prosciugato.
I pensieri si dividono in gruppi
e giocano fra loro irridendomi,
pur se la mente tenta di scacciarli.
Fiori rossi nascono all’improvviso
e gettano i loro petali delicati
sulle teste pelate di passanti
che incespicano sui mattoni
dei miei pensieri vaganti in
un vuoto ricco di rumori.
Non vedo donne ma megere
scheletriche coperte di vesti neri;
urlano e ghignano sugli umani
tra loro formando densi gruppi
facili allo sterminio senza scelta.
Alte grida si levano dai vegliardi
accortisi degli scheletri vicini,
che fanno udire lo scricchiolio
della fine ormai alle porte.
Infine giunge l’eterno silenzio,
il cielo si oscura, nulla più si vede.

 
 
QUESTO SIAMO NOI
 
Il cielo è sereno stasera;
le stelle però non brillano,
sembrano stanche e annoiate
nel seguire le sorti della Terra,
solo un granello nell’Universo.
Ci sentiamo il centro del Tutto
e chissà quant’altra vita esiste
in lontananze irraggiungibili.
Viviamo senza chiederci perché
e crediamo di essere importanti
così da immaginare un Creatore.
Finirà un giorno l’Uomo e
forse anche il pianeta, il
sistema solare e ancor di più.
L’Universo non avrà un fremito
mentre l’individuo umano trema
e non sa e nemmeno potrebbe
vivere una pienezza rassicurante.
Questo siamo noi e presto
finisce l’esistenza d’ogni singolo.   

Su rinascite, storia bugiarda e viltà non più nociva

Armand SÉGUIN (1869-1904)



di Gianfranco La Grassa (Franco Nova)

RINASCEREMO GIA’ MORTI
 
Scorrono le lunghe nuvole
e vestono d’antico lignaggio
giovani e vecchi d’epoca che fu.
Le donne corrono nei laghi
e ne sfiorano solo la superficie,
coprono le onde una ad una
fingendo la presenza femminile.
Il Sole approva gongolante,
le stelle accusano d’antifemminismo,
l’insensatezza prevale superba.
Solo gli animali sono ragionevoli,
gli esseri umani balordi e sciocchi
preparano la loro meschina fine.
Nuovi animali dotati di cervello
stanno preparando la loro regia
che darà senso e durata al mondo.
Noi saremo schiavi e zimbello,
vecchi ricordi riaffiorano e
apriranno il nuovo futuro
dove rinasceranno i morti


 
SPESSO LA STORIA E’ BUGIA
 
Scorrono rivoli di sangue
come quando la tragedia c’è.
Questa rigetta sempre il rifiuto
e lo confina nei sussulti di paura.
Improvviso lo sbocco di rosso
investe la viltà e la mostra
per quello che è nell’Uomo;
e vengono avanti i coraggiosi
per quanto poco lo siano in verità.
I diabolici con spesse maschere
sembrano i reali miti del coraggio,
falsi e bugiardi pur se creduti
da masse nude di sapere.
Sembra una reale storia ma
in un attimo avanza l’inganno.
Passano anni e tornano gli eroi,
che non servono più a nulla
mentre oggi crepano gli umili
e portano in vetta i grand’uomini,
circondati da falsi imitatori
creduti dei gloriosi sopravvissuti.





VIVANO PURE MA INNOCUI
 
I nuovi fiumi scorrono memori
dell’inconsistenza dell’Uomo,
eppure rumorosa e prepotente
nel fingere che sia lui il mondo.
In effetti questi animali pesano
rovinosamente sulla Terra e
la trascinano fuori dall’Universo.
Nel vasto luogo non compreso
violenti s’odono scrosci d’acqua
mentre lontane sono le stelle,
consce della loro brillantezza
tesa a distruggerne ogni altra.
Il Cielo azzurro è neutrale
nel modo speciale di quei falsi
personaggi solo tesi all’inganno
per prevalere e distruggere
tutto il bello del nostro mondo.
Agiremo senza requie e pietà
per relegare tutti quei vili
in canali privi d’ogni sbocco.
Vivranno ma senza prospettive,
tutte dedite a noi soltanto.